Riyad – Teheran: tra confronto settario e contesa geopolitica

di Federico La Mattina
da imesipalermo.blogspot.it

In Medio Oriente si infiamma lo scontro settario: musulmani sciiti di tutto il mondo islamico scendono in piazza per protestare contro l’esecuzione dell’imam sciita Nimr al-Nimr in Arabia Saudita. Il regno saudita ha lanciato un chiaro segnale agli alleati occidentali (Usa in primis): la partita iraniano-saudita nel Golfo è la priorità geopolitica per Riyad e non c’è accordo sul nucleare iraniano che tenga. La strada per la rimozione delle sanzioni contro l’Iran è ancora aperta così come aperti sono i conflitti che vedono coinvolte le due potenze regionali: i conflitti siriano e yemenita. In Siria da una parte sono coinvolti i pasdaran iraniani e gli Hezbollah libanesi in difesa del governo siriano e dall’altra i ribelli sunniti proxies dell’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita negli ultimi anni – insieme alle altre monarchie del Golfo – ha infatti scagliato miliziani jihadisti contro la Siria di Assad (alleata di Teheran), sbocco nel Mediterraneo per gli iraniani. Casa Saud mal tollera l’asse che unisce Siria, Iran, Hezbollah e il governo sciita irakeno: in Siria è stata però costretta a fare un passo indietro a causa dell’intervento russo.

L’Arabia Saudita non è tuttavia disposta a cedere di un millimetro quando gioca ‘in casa’, dove rischia di essere scalfita la legittimità stessa del regno familiare-dinastico. In Bahrein (paese a maggioranza sciita) ha silenziato la ‘primavera’ del 2011 e non ha tollerato la presa del potere dei ribelli Houthi in Yemen nel 2015, conducendo una pesante operazione militare che ha provocato fino ad ora migliaia di morti (si parla di un Vietnam saudita); già imbronciata per l’accordo sul nucleare iraniano, in Yemen ha preteso il silenzio di Washington. L’imam sciita Nimr al-Nimr (popolare tra la minoranza sciita del paese) rappresentava una voce dissonante, considerato potenzialmente destabilizzante per l’immutabile regno saudita. La condanna non va comunque letta soltanto attraverso la lente dello scontro settario (che ha contribuito ad infiammare) ma soprattutto in chiave geopolitica: un chiaro messaggio sia per gli alleati atlantici che per i nemici persiani.

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