Un colpo di Stato nella UE?

di Susan George

 

eu gsp_greeceI lavoratori dell’Unione Europea chiedono salari e condizioni migliori, pensioni più generose, ferie più lunghe, permessi in caso di necessità. La Ue risponde che tali richieste vanno fermamente controllate e respinte. E va bene, occorre dare conto alla Ue di avere tutte le risposte. Il modello neoliberale sarà presto irreversibile e vecchi e nuovi arrivati dovranno tacere le loro pretese.

Con una brillante manovra, la Commissione ha approvato un pacchetto di misure, tra cui la creazione di un “sestetto” molto austero che concederà alla Commissione un’influenza senza precedenti rispetto alle questioni degli stati membri.

Il 28 settembre del 2011, il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione: una presa di potere che mina la possibilità dei paesi di fissare e gestire i propri bilanci e debiti sovrani. A partire da oggi, il Parlamento e il Consiglio – e la Commissione che deve monitorare il rispetto degli impegni – potranno obbligare i governi ad attuare le raccomandazioni del Trattato di Maastricht, conosciuto anche come Patto di Stabilità e Crescita, poco rispettato negli ultimi tempi. Fino ad oggi il Patto è sembrato una sorta di reliquia. Ma ora, grazie al “sestetto”, non sarà tollerato nessun deficit superiore al 3% né un debito nazionale che sia oltre il 60% del Pil. Quello di cui hanno bisogno i paesi (e che non si sbaglino!) è una disciplina severa.

Dal 2012, i parlamentari europei e il Consiglio esamineranno puntigliosamente i bilanci dei paesi, prima ancora che siano conosciuti dai parlamentari nazionali. Se i paesi non riducono velocemente i loro debiti o si rifiutano di accettare i “suggerimenti” di Bruxelles, si imporranno una serie di misure. Per esempio dovranno depositare o addirittura perderanno il diritto allo 0,01-0,02 fino allo 0.05% del Pil; tutto dipende da come viene giudicata la colpa. Nel caso della Francia, con un Pil di circa 1.900 bilioni di euro, la Commissione potrebbe pretendere un deposito o una multa di circa 20 o 40 bilioni di euro; o di cento bilioni se verrà applicata la sanzione dello 0,05% del Pil.

Con i soliti, efficienti metodi, le misure del “sestetto” sono state approvate senza neanche un mormorio; c’è stato pochissimo dibattito e ovviamente nessuna partecipazione dei cittadini.

La maggioranza degli europei non ne sa niente, e meno ancora sa di un’aggressione così selvaggia al governo dei paesi. Grazie a queste misure, il potere della dottrina neoliberale si imporrà in tutta Europa, soprattutto nella zona euro, man mano che i deputati eletti – privati del diritto di elaborare i propri bilanci – saranno sostituiti da persone nominate. Nessuno oggi mette in discussione il “sestetto” e c’è da giurare che sarà difficile, se non impossibile, revocarlo. Tutto è tranquillo sul fronte Ue.

Contemporaneamente la Commissione incoraggia gli Stati membri ad andare avanti nelle politiche neoliberali attraverso una serie di direttive che assicurano giornate e vite di lavoro più lunghe e l’allineamento dei salari e del welfare al più basso livello. I tempi di realizzazione potranno essere più o meno brevi, ma non c’è dubbio che il “sestetto” ce la farà. A fiancheggiarlo c’è anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea che in quattro sentenze ha obbligato i lavoratori ad accettare salari più bassi, anche quando lavorano in paesi con leggi che li proteggono, come la Svezia e la Finlandia.

Se c’è una cosa che va ammirata è l’abilità e la discrezione con cui la Commissione fa le cose, evitando di contrariare inutilmente i cittadini degli Stati membri o i parlamenti nazionali. L’apparente complessità tecnica delle misure contribuisce a mantenere il silenzio, anche se in realtà si tratta di misure abbastanza semplici (tutte con l’impronta tedesca).

Nel futuro aumenteranno le vittorie del neoliberismo con il conseguente fallimento delle economie europee, vale a dire del 90% della popolazione. Il restante 10% starà bene. Non ha da preoccuparsi. Sul Financial Times, descrivendo la situazione europea, Martin Wolf ha parafrasato Tacito: “Creano un deserto e lo chiamano stabilità”.