Leghisti in salsa catalana?

catalognaRiceviamo e pubblichiamo

da aginform.org

Accoppiare i leghisti agli indipendentisti catalani può sembrare una bestemmia, ma quello che conta non è la forma, nè l’ideologia, ma la sostanza della questione.

Bisogna in altri termini inquadrare il movimento per l’indipendenza della Catalogna nel contesto delle questioni che agitano l’Europa e capirne la natura, aldilà di quelle che sono le apparenze ideologiche.

Partiamo dunque dalla sostanza. In Europa da tempo si agitano movimenti indipendentisti che hanno avuto come protagonisti principali il Blocco fiammingo in Belgio, la Lega in Italia e ora la Catalogna in Spagna che si è vista condannare i propri rappresentanti a pesanti pene detentive. C’è differenza tra queste situazioni? Sicuramente sì sul piano della rappresentazione politica, dal momento che il Blocco fiammingo e la Lega italiana sono formazioni di destra, mentre il movimento indipendentista catalano ha un orientamento prevalentemente di sinistra. Nei primi due casi però il processo verso l’indipendenza si è bloccato. In Belgio si è arrivati a un compromesso tra fiamminghi e francofoni su come gestire il paese; in Italia la Lega ha fatto una conversione verso il sovranismo e la differenziazione regionale, mentre in Catalogna si è alzato il tiro scegliendo di indire un referendum per l’indipendenza.

Domandiamoci il perchè di questa accelerazione della marcia verso l’indipendenza. Alla base c’è sicuramente un fattore storico che non risale solo alla vicenda dinastica che ha portato alla supremazia della Castiglia sulla Catalogna, ma anche al fatto che esiste, in Spagna una differenziazione linguistica e culturale tra diverse componenti dello stato. La differenziazione ha portato anche, nel corso della storia dello stato spagnolo a conflitti armati, come nel caso dei Paesi Baschi con l’ETA e, in periodi precedenti, durante la guerra contro i franchisti, a conflitti armati contro lo stato repubblicano.

La fine del franchismo ha lasciato una situazione di centralizzazione istituzionale che non ha certo favorito una ricomposizione delle contraddizioni tra le varie componenti dello stato spagnolo. Ma invece di porre questa questione, gli indipendentisti hanno riproposto la via dell’uscita della Catalogna dallo stato spagnolo e questo ovviamente non poteva che suscitare una risposta dura da parte del governo centrale.

Repressione contro la libertà? Oppure alla base del conflitto c’è qualcosa che somiglia alle fughe in avanti di altre zone dell’Europa che vogliono liberarsi dai loro legami statuali perchè ritengono che le condizioni materiali in periodo di crisi non consentono di portarsi dietro le regioni più arretrate? La Catalogna è la regione spagnola più avanzata della Spagna e dunque l’insofferenza per chi sta più indietro porta a rivendicare l’indipendenza. In fondo anche Bossi ci ha provato con l’invenzione della Padania, che altro non era che affermazione della supremazia del ricco Nord sul resto d’Italia.

Per sciogliere gli equivoci sulla natura del moto secessionista catalano basta tenere a mente che uno dei suoi leader più autorevoli, l’ex presidente Puigdemont, si è rifugiato a Bruxelles chiedendo proprio all’UE protezione e il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione. Questo fa capire la direzione di marcia di un movimento che suscita l’entusiasmo dei ‘libertari’ di casa nostra e va letto invece in altro modo.

Aginform

21 ottobre 2019