Praga, gravissima provocazione anticomunista alla manifestazione del Primo Maggio

praga provocazioneRiceviamo da Claudio Buttazzo questo articolo sulla verognosa aggressione che ha subito a Praga il 1° maggio. Non possiamo che definire vergognoso l’accaduto e speriamo che il governo italiano sappia far sentire la propria voce

Articolo scritto per la rivista Italiana “Marx 21”

La scena segue l’abituale cliché delle provocazioni di regime ogni qual volta, a Praga, si svolga una manifestazione comunista. Ma questa volta c’è stato di più: la provocazione con l’aggiunta di un gravissimo atto di repressione “ad personam”.

Quest’anno la celebrazione del Primo Maggio, organizzata dal Partito comunista ceco-moravo (Kscm), si svolgeva in piazza Jiriho z Podebrad, nel centrale quartiere di Zizkov. A ridosso del palco, dove si alternano gli oratori e vari gruppi musicali, comincia, come sempre, a radunarsi un piccolo gruppo di provocatori, opportunamente protetti dalla polizia, con in mano bandiere Usa e Nato. Si tratta, perlopiù di sottoproletari reclutati, in cambio di qualche spicciolo, da un’apposita agenzia, il cui compito è proprio quello di fornire manodopera d’opera basso costo e carne da cannone da scatenare contro i comunisti. Ed è così che questa manovalanza d’accatto e qualche supporter delle guerre neoliberiste si mettono a disturbare con fischietti e schiamazzi lo svolgimento della manifestazione. Ad un certo punto riescono addirittura a staccare i fili dell’amplificazione, proprio mentre si canta l’Internazionale, che comunque i presenti continuano a cantare anche senza l’amplificazione, perché i comunisti non si fanno né chiudere la bocca né irilasciarm. Ma ecco l’episodio che fa scattare la repressione poliziesca, non contro chi la mette in atto, ma contro chi la subisce. Un ragazzotto, consapevole di godere della protezione della polizia, si avvicina ridacchiando e ingurgitando birra a un’anziana signora che stava proprio accanto a me. Con la sigaretta accesa fa scoppiare il palloncino col logo del Kscm che la signora reggeva in mano e lo faceva scoppiare proprio in faccia alla vecchietta spaventatissimo. Mi sono lanciato sul provocatore cercando di allontanarlo con due calci negli stinchi; al che lui mi ha lanciato addosso la bottiglia di birra. Il tutto tra i numerosi poliziotti presenti, che però non hanno alzato neppure un dito. La cosa sembrava finita lì. Ma era una falsa sensazione. La polizia, obbedendo con ogni evidenza ad un copione già predisposto prima della manifestazione, ha atteso che la celebrazione fosse finita. Ha atteso che la maggioranza dei presenti se ne andasse. Poi, quando ha visto che eravamo ormai rimanti in un piccolo gruppo, si è avvicinata pretendendo da me che li seguissi, senza darmi spiegazione di nulla. Di fronte al mio rifiuto, mi hanno aggredito con violenza e con una esibizione scenografica a godimento delle decine di fotografi e pennivendoli fatti opportunamente convergere sul luogo. Erano quasi tutti poliziotti in borghese, quindi polizia politica e servizi segreti. Mi hanno trascinato ostentatamente per centinaia di metri, sbattuto a terra, ammanettato con forza, caricato in un auto e portato nel commissariato di Praga 3. L’accusa era già stata scritta: avrei spruzzato spray urticante negli occhi del giovane provocatore. Per fortuna, l’accusa è caduta subito. Un fotoreporter indipendente e un po’ più onesto degli altri, il quale aveva ripreso la scena sin dall’inizio, ha potuto subito dimostrare la falsità dell’accusa. Sono stati costretti, dopo due ore, a rilasciarmi. La mattina seguente, di fronte alle spiegazioni chieste dal consolato italiano, non sapendo come giustificare il mio arresto, la polizia si è inventata un’ altra barzelletta: il mio arresto sarebbe avvenuto in conseguenza del fatto che mi trovassi in Repubblica Ceca illegalmente. Secondo la polizia, sarei una persona indesiderata e quindi non dovrei essere nel paese. Una cosa che non sta né in cielo né in terra. Ora sulla vicenda si stanno muovendo i compagni cechi. Anche l’ambasciata, poiché non le è stato mai notificato nulla da parte ceca che riguardasse un qualche provvedimento nei miei confronti, mi ha assicurato che andrà in fondo alla cosa. Altra questione è se poi lo farà davvero. Ma, per ora, diciamo che li prendiamo in parola. Ma è il caso di quanto successo si parli e si faccia sentire una protesta anche in Italia. Troppi sono ormai i casi di repressione e negazione dei diritti civili e politici ai comunisti in Repubblica Ceca, ma anche in altri paesi dell’Est. E non è più tollerabile, su questo, il silenzio, se non la complicità non solo delle istituzioni europee, ma di gran parte della stessa sedicente sinistra.

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Claudio Vito Buttazzo, giornalista e insegnante

fonte cz.sputniknews.com