L’Europa si sta liberando dagli Stati Uniti?

europa usa cernieradi Fabio Massimo Parenti

Pubblicato sul Global Times il 2 settembre 2018

“L’Europa non può più contare sugli Stati Uniti per la sua sicurezza”, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron nel suo ultimo intervento a Parigi. Non è una novità, le parole di Macron riecheggiano la dichiarazione del cancelliere tedesco Angela Merkel a maggio. Francia e Germania sono sulla stessa pagina? A giugno, vi è stata una proposta di otto paesi europei, oltre al Regno Unito, per la creazione di una “Forza europea d’intervento”. Tuttavia, queste mosse sono spesso considerate incoerenti con l’avanzamento della cooperazione strutturata permanente (PESCO) e le politiche della NATO in Europa.

 Non è un caso, pertanto, che l’Italia e altri membri dell’UE hanno espresso scetticismo, mentre gli Stati Uniti non possono vedere una simile iniziativa in modo positivo. Inoltre, dovremmo tenere presente che la convergenza tra Francia e Germania in materia di sicurezza corrisponde a differenze nelle politiche economiche.

Suggerisco tre diverse prospettive sulle questioni di sicurezza: europea, statunitense e globale.

Prima prospettiva. Le nazioni più potenti d’Europa, Francia e Germania, con una tradizione imperialista, stanno suggerendo a più riprese la creazione di una maggiore indipendenza strategica europea dagli Stati Uniti. Questo obiettivo è il risultato delle nuove politiche del presidente americano Donald Trump, che mostra una tendenza ad abdicare dalle proprie responsabilità internazionali. È noto infatti che l’amministrazione Trump sta riducendo gli impegni degli Stati Uniti in materia di cooperazione climatica e multilateralismo. Peraltro, la decisione di Trump di ritirarsi dall’accordo nucleare iraniano e di imporre un nuovo pacchetto di sanzioni alle imprese europee che intrattengono rapporti commerciali con l’Iran ha portato a una resistenza europea concertata. L’irritazione europea con gli Stati Uniti è stata palesata da Germania e Francia in molte occasioni ufficiali. Tuttavia, questi due paesi sono ancora intrappolati nella retorica e non stanno attirando l’approvazione di altri paesi dell’UE.

Altre nazioni europee, il gruppo di Visegrad, l’Italia e altri paesi sono pronti a respingere le normative economiche e migratorie dell’UE, e sono particolarmente scettici nei confronti della Germania e della Francia, che, a causa delle loro diverse tradizioni geostrategiche, sembrano voler sviluppare una propria agenda strategica per controllare e dominare l’Europa e le attuali dinamiche di riposizionamento in un nuovo mondo multipolare.

Potremmo certamente vedere positivamente la dichiarazione di Macron per un’Europa indipendente e l’apertura alla Russia e alla Turchia per gestire la crisi siriana, marginalizzando l’idea di rimuovere il presidente siriano Bashar al-Assad. Tuttavia, le ambizioni di Macron di mettere la Francia in prima linea nel processo di riforma europeo non possono essere accettate passivamente da molti in Europa. Per diverse ragioni, come per esempio le tendenze imperialistiche francesi manifestatesi in Libia e nella guerra in Siria, attraverso l’illegittima interferenza contro paesi sovrani. Inoltre, c’è un nuovo vento in Europa, che non è solo populista, ma anche popolare, contro un establishment europeo fallito; e Macron ne fa parte. A mio parere, l’immagine di Macron come leader dei progressisti europei per arginare la crescita delle spinte nazionalistiche imploderà presto.

Seconda prospettiva: tradizionalmente, gli Stati Uniti hanno dominato la NATO ed asservito lo spazio europeo asservito per i propri interessi strategici. Washington non può accettare, anche se sarebbe saggio, un’Europa strategicamente indipendente nell’era di Trump. Anche se l’idea di rafforzare le relazioni Europa-Russia può sembrare più vicina all’approccio di Trump, di maggiore apertura alla Russia, essa è però vista come un pericolo dall’apparato militare-industriale della NATO.

Macron ha detto: “La storia di questi popoli [Russia e Turchia] è stata fatta con l’Europa, dobbiamo accettare che ci sarà una grande Europa, anche più grande dell’Unione europea”. Questa affermazione può essere interpretata come uno sforzo a sviluppare nuove relazioni cooperative e aprire maggiormente al multilateralismo. Tuttavia, ancora una volta ciò è considerato dannoso per i piani geostrategici statunitensi volti a contenere il consolidamento della SCO.

La terza prospettiva afferma che, secondo un’analisi globale e strutturale, le dinamiche sopra menzionate sono contraddittorie e caotiche. Questo è ciò che considero un risultato inevitabile di una più ampia trasformazione strutturale a livello globale. Penso che sia emerso un mondo multipolare ed è qui per restare; soprattutto grazie all’approccio diplomatico, culturale ed economico avanzato mostrato dai BRICS e da altre organizzazioni dei paesi emergenti, chiaramente insoddisfatti del vecchio ordine internazionale guidato dall’Occidente.

Sicuramente, gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero parlare direttamente di una necessaria riforma delle relazioni strategiche, al di fuori della struttura della NATO e in base alle affermazioni europee su una rinnovata indipendenza strategica. Ad esempio, gli Stati Uniti dovrebbero accettare e sostenere un approccio cooperativo nelle relazioni Europa-Russia, le potenze occidentali dovrebbero rinunciare all’interventismo militare e l’Europa dovrebbe elaborare e attuare piani di sviluppo economico e politico, basati sulla reciprocità e la cooperazione con il Medio Oriente, l’Africa e le varie regioni asiatiche. Quando i cittadini europei vivono in condizioni economiche avverse, l’Europa dovrebbe concentrarsi su priorità diverse da “sicurezza” e “difesa”.

Per questi motivi, prevedo il proseguimento di movimenti contraddittori all’interno dello spazio Nord-Atlantico e l’emergere, nei prossimi 30 anni, di un ordine mondiale post-NATO.

L’autore è professore associato di studi internazionali presso l’Istituto Internazionale Lorenzo de ‘Medici, a Firenze, membro del think tank CCERRI, Zhengzhou, e membro di EURISPES, Laboratorio BRICS, Roma. Il suo ultimo libro è Geofinance and Geopolitics, Egea. [email protected]