Per un’astensione militante e combattiva!

di Jean-Pierre Page* per Marx21.it

Traduzione di Lorenzo Battisti

L’elezione presidenziale segna una svolta nella vita politica francese. Una nuova pagina si è aperta, non resta che scriverla!

Viviamo una situazione paradossale, mai come oggi la crisi del capitalismo mondializzato è stata sinonimo di regressione, di ineguaglianza, di minaccia, di violenze in tutti i campi. Il bilancio dei governi di destra come di “sinistra” è da questo punto di vista sconvolgente. Il fallimento dell’Euro e dell’Unione Europea è sfociato in un disastro sociale! E infine le minacce di nuove guerre sono alle nostre porte.

Ora, nessuno può pensare che un miglioramento sia in vista! D’altra parte tutti sono d’accordo nel dire che la situazione peggiorerà ancora, i conflitti si moltiplicheranno! Ecco perché non c’è nulla da attendersi dai programmi di Macron o della Le Pen. Non produrranno che sangue e lacrime attraverso un autoritarismo sempre più brutale. Questo si farà al prezzo delle libertà di ciascuno, di ciascuna e di tutti. Hollande e il Partito Socialista vi hanno contribuito. Hanno preparato il letto al fascismo rampante che infesta tutta la società!

Il paradosso è che nello stesso tempo, l’esigenza di un vero cambiamento si esprime di nuovo con forza. La sua traduzione sociale si è manifestata in primavera nella collera dal 2016 in poi, la sua traduzione politica si è espressa tra l’altro con il risultato ottenuto dal candidato della “France Insoumise”. Con tutti i limiti del programma di Jean-Luc Mélenchon vi è stata in questa occasione una volontà di rottura, l’espressione di una resistenza al vecchio ordine delle cose, una ribellione.

È significativo che questa dinamica abbia mobilitato decine di migliaia di giovani, di operai, di impiegati che per la prima volta hanno fatto la scelta di votare, cosa che non avevano fatto spesso da molti anni. Questo porta speranza.

Questo sentimento si esprimerà d’ora in poi con forza nella gioventù, tra i lavoratori in lotta, attraverso i movimenti di emancipazione.

In questa situazione è quindi normale che il popolo sia alla ricerca di vie d’uscita, di alternative. Che ciò avvenga a volte nella confusione, non cambia il fatto che questa sia una realtà visibile, palpabile. Bisogna esserne contenti. Bisogna incoraggiarla. Bisogna sperimentare con audacia in tutti i campi che interessano la vita della gente.

Per alcuni questi cambiamenti di stato d’animo sono un’evoluzione inattesa. Lascia disarmati o li paralizza, tuttavia la coscienza cresce riguardo alle malefatte di questo sistema che non funziona più! Per altri è una minaccia che si deve assolutamente contenere e soffocare, perché questa minaccerebbe il sistema stesso. Evidentemente non è finita la contraddizione capitale/lavoro.

È quindi falso fingere, come fanno i media servili e i politici, che la questione delle elezioni presidenziali si riduca d’ora in poi tra democrazia liberale o avventura fascistizzante, tra mondialismo e sciovinismo, tra tolleranza e intolleranza. Infatti i due candidati non vogliono in alcun modo rimettere in discussione il sistema esistente e ancora meno criticare le sue tare o le sue alleanze. Per loro il capitalismo resta l’orizzonte insuperabile, la ricerca del profitto attraverso la dominazione e lo sfruttamento resta il dogma intangibile, l’abdicazione della nostra sovranità e della nostra indipendenza è diventata un punto di non ritorno.

Ecco perché il solo e unico obiettivo che deve guidarci in questa elezione non è chi tra Macron e Le Pen sarà eletto, ma di come contribuire ad abbattere un sistema inumano e criminale sottomesso all’appetito gargantesco dei ricchi e dei potenti di cui i due accoliti sono i rappresentanti.

Per quale ragione in queste condizioni ci si debba abbandonare al panico, o lasciarsi impressionare dalla pressione mediatica e agli appelli al sostegno all’uno o all’altro. In fondo non sono altro che compari, un duetto che ha in comune di mantenere il proprio giro d’affari attraverso una falsa opposizione.

La farsa dell’affare Whirpool (che vuole chiudere il sito produttivo francese per delocalizzare NdT) e la cacciata incrociata dei candidati ha raggiunto, da questo punto di vista, il massimo della caricatura. Ha rimandato i due compari alla società dello spettacolo da cui entrambi sono usciti. Hanno lasciato i lavoratori in lotta la dov’erano. Oggi come ieri questi non possono contare che su sé stessi e sulla solidarietà di classe che deve circondarli.

Partecipare a questa falsa democrazia che cerca di obbligare il popolo a scegliere tra delle false soluzioni è una mistificazione! Diciamo cosa è: è una truffa, per non dire che è una farsa.

Quando la responsabilità sarebbe quella di illuminare, è penoso e patetico vedere dentro la “sinistra” i dirigenti del Pcf diventare artigiani di questa mascherata attraverso il loro “appello” che ha reiterato a votare Macron.

D’altra parte bisogna ricordare che non hanno affatto brillato nel loro impegno per permettere di creare le condizioni di un vittoria. Si sono addirittura impegnati, come diceva Tomasi di Lampedusa, affinché “le cose cambino perché nulla cambi”. La loro sottomissione, la loro passività è parte di questo stallo nel quale si cerca di indurre il popolo e incastrarlo, e impedirgli il diritto al vero cambiamento. Bisogna trarne le conseguenze. Il Pcf è diventato un ostacolo al cambiamento radicale della società.

La Francia non è minacciata da Le Pen! D’altra parte è evidente: il perseguimento e l’aggravamento delle politiche ultra liberali di Macron vanno logicamente e naturalmente ad alimentare il magazzino del Front National. Le stesse cause producono sempre gli stessi effetti.

Perché al fondo sono proprio quelli di sinistra come di destra che oggi sostengono Macron sapendo che organizzerà e dovrà organizzare l’arretramento sociale, la deindustrializzazione economica a beneficio della finanza, l’abbandono di quello che resta della nostra sovranità per difendere meglio gli interessi mondializzati del capitale, perseguire lo smantellamento delle conquiste sociali compreso quello che crea la particolarità francese. Nel campo della cultura non ci sarà più l’eccezione francese poiché secondo Macron l’arte e la creazione francese non esistono.

Guardiamo le cose lucidamente e senza infingimenti. Per quale ragione e in nome di chi si dovrebbe avvallare questo imprevisto del voto in favore di Macron come una necessità inevitabile? Nulla ci obbliga!

Il miglior modo di agire, in maniera positiva ed efficace non è quella di rifugiarsi nei raduni stupidi o nell’attendismo, ma di prolungare il proprio voto con l’obiettivo di perseguire la costruzione di un movimento ancora più largo. Come? Ma attraverso l’astensione massiva e militante il 7 Maggio.

Bisogna delegittimare in modo combattivo questi due candidati di cui uno è presentato come già eletto e che d’altra parte si comporta come tale. Bisogna dare più forza ancora al voto bianco e nullo che il 23 Aprile è stato molto superiore al risultato del candidato arrivato in testa. Cioè Macron.

Se il sistema bipartisan che la Francia ha conosciuto è vissuto sotto la forma sua propria, gli stessi interessi che esso rappresentava perdurano. È sempre la confraternita dei privilegiati del patrimonio, la corporazione dei ricchi che difendono l’associazione capitale/lavoro che guida il gioco.

Basta consultare la lista dei sottoscrittori di Macron: padroni milardari, dirigenti del MEDEF (la Confindustria francese NdT), politici corrotti e falliti come i dirigenti del Ps, della destra e pure del Pcf, dirigenti della CFDT (il secondo sindacato francese NdT), cani da guardia intellettuali mediatizzati, sostenitori dell’ultima ora, e fino ai rappresentanti della santa alleanza del liberalismo mondializzato di Bruxelles e di Washington passando per Berlino.

Quanto al Front Nationl come si possono chiudere gli occhi su quelli che sono i dirigenti, su quello che caratterizza la sua storia, attraverso la violenza, l’anticomunismo viscerale, il razzismo, la xenofobia, il bigottismo, la collaborazione e la sua nostalgia dell’impero coloniale. Un fiume di sangue ci separa.

Non si è mai vista tanta gente difendere l’interesse nazionale, la sovranità, l’indipendenza del nostro paese? Li abbiamo visti combattere contro il fascismo, l’occupazione straniera, le guerre imperialiste? Mai!

In queste condizione Macron e Le Pen, o Macron o Le Pen, è la stessa cosa. È il vicolo cieco nel quale cercano di infilare il popolo per fermarlo e per impedirgli la scelta critica di un’altra politica.

Bisogna partire in contropiede contro questo complotto, questo colpo di stato politico-mediatico perpetrato con i miliardi della finanza internazionale.

L’astensione massima, il voto nullo, possono costituire un cambiamento qualitativo, contribuire a ridare fiducia e speranza nello spirito e all’idea stessa di resistenza al Capitale.

L’astensione può rappresentare la dimostrazione che il nostro popolo resta mobilitato, che conserva l’iniziativa e la propria libera scelta, che niente lo obbliga ad arretrare dai propri obiettivi. Il voto appartiene a ciascuno e a ciascuna di noi.

Saprà non essere quello in favore di un supposto uomo della provvidenza che per giunta si attende che gli si lasci le mani libere per fare quello che vuole! Cioè governare per decreto, uberizzare la società, mettere in concorrenza i lavoratori tra loro, riportare le pensioni a 67 anni, smantellare il settore pubblico e sopprimere centinaia di migliaia di posti di lavoro pubblici, allinearsi alle direttive di Bruxelles o di Washington.

Macron esige un’adesione a questo programma reazionario! Siamo coerenti e diamogli fin da ora un antipasto di quelle che saranno le nostre resistenze.

Uno spazio si è aperto, si tratta ora di darsi i mezzi per occuparlo pienamente e con audacia. La situazione non è più la stessa, la questione del potere si pone d’ora in avanti in termini radicalmente inediti e chiama a un grande spirito d’iniziativa, un’altra maniera di fare politica rifuggendo dalle abitudini, dalle idee date, dal conservatorismo e dalla confusione. Certo non bisogna idealizzare, ma non vedere che esistono nuovi rapporti di forza, quindi delle condizioni più favorevoli per costruire un vero progetto di cambiamento sarebbe prendersi un grave responsabilità. Bisogna incoraggiare, sostenere lo spirito e la fiducia nella forza materiale della battaglia delle idee.

Come nelle lotte dove l’azione permette di ottenere dei successi talvolta modesti e a volte delle vittorie, questo risultato mostrerà che è possibile invertire il corso delle cose, di unire, di aprire una prospettiva.

Se niente è conquistato in maniera definitiva, d’altra parte nulla è mai perduto. Quello che è stato seminato, l’esperienza che è stata fatta come sempre nelle grandi battaglie sociali, costituisce un incoraggiamento a continuare su questa via di una lotta radicale che attacca le cause e la logica predatrice del sistema capitalistico.

Per dirlo chiaramente, si tratta di dotarsi di un programma e di una pratica sociale tali da indebolire le posizioni del capitale. Si tratta di darsi i mezzi per un grande dibattito tanto sulla strategia che sui contorni di una società capace di mettere l’insieme delle risorse produttive al servizio dei bisogni legittimi, delle aspirazioni dei lavoratori e delle loro famiglie.

Questo significa un’astensione massiccia il 7 Maggio per aprire la strada a nuove resistenze e per vincere. Questa è la scelta che faccio!

* Ex Responsabile Internazionale della Cgt, Presidente del Collettivo comunista Polex

di Jean Pierre Page, in Marx21.it

Le prossime elezioni presidenziali francesi si svolgeranno in un contesto inedito
Che succede nelle Filippine