I “Trumps”

merkel gentiloni trumpdi Ângelo Alves, Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese | da avante.pt

Traduzione di Marx21.it

Come aveva previsto il Partito Comunista Portoghese, le misure adottate dal grande capitale e dalle principali potenze imperialiste per cercare di affrontare – dal loro punto di vista di classe – la crisi economica del capitalismo, l’approfondimento delle contraddizioni del sistema e il profondo e complesso processo di riaggregazione delle forze sul piano mondiale, hanno rappresentato essi stessi i semi di nuove crisi.

E’ in questo contesto che occorre analizzare alcuni dei più recenti sviluppi sul piano politico e geostrategico. Alcuni di questi non sono nuovi. E’ il caso dell’accentuazione della componente militarista e della guerra delle principali potenze imperialiste; della linea di crescente confronto con le potenze emergenti; e dei processi di concentrazione del potere economico e politico e dell’attacco alla sovranità degli stati. Contemporaneamente, la crisi e la stessa offensiva imperialista aggravano rivalità e controversie sia tra settori del grande capitale (che si esprimono sul piano nazionale e internazionale) che tra le potenze e i poli imperialisti.

Le rivalità in seno alle classi dominanti e alle grandi potenze al loro servizio sono intrinseche alla natura del sistema capitalista, e sempre sono esistite nel quadro del binomio concertazione/rivalità inter-imperialista. Tuttavia, nell’attuale contesto, la variabile delle rivalità acquista una dimensione ed espressione più accentuate. E’ alla luce di tale realtà che occorre leggere i recenti avvenimenti negli USA e in Europa e le loro ripercussioni sulla riaggregazione delle forze in corso sul piano mondiale.

Già avevamo espresso l’opinione che l’elezione di Donald Trump è essa stessa una manifestazione, e  una risposta di carattere profondamente reazionario, di queste crescenti contraddizioni, rivalità e controversie. Tuttavia, e senza minimizzare giuste preoccupazioni, è necessario avanzare tre osservazioni sul “soprassalto” anti-Trump nell’Unione Europea.

La prima è che i dirigenti che nell’Unione Europea che alzano la voce contro la disumana politica di Trump in relazione ai rifugiati e agli immigrati sono gli stessi che poco o nulla dicono sulla possibilità della Germania di deportare 100.000 rifugiati (RTP/10 febbraio), sull’annuncio dell’Ungheria di avere l’intenzione di rinchiudere i rifugiati in campi di container alla frontiera (Expresso/10 febbraio), e anche sul fatto che sarebbero morti 10 rifugiati e migranti al giorno nel Mediterraneo nei due primi mesi dell’anno (TVI 24/12 febbraio).

La seconda è che l’indignazione “umanista” contro Trump e la sua politica estera contrasta con i silenzi di piombo e le complicità dell’Unione Europea, e dei suoi governi, di fronte agli innumerevoli crimini che quotidianamente accadono, come quelli contro il popolo della Palestina e la criminale guerra di aggressione nello Yemen, tanto per fare un esempio.

La terza è che, come ha ben dimostrato la discussione sul futuro dell’UE nel Parlamento Europeo, ciò che muove i suoi sostenitori ad accennare a “pericoli esterni” (tra i quali è compreso Trump) non è un qualsiasi sussulto di consapevolezza sulla vecchia alleanza imperialista transatlantica. E’ piuttosto l’intenzione, nel quadro della disputa e della rivalità, di affermare ancora di più l’Unione Europea come una “potente entità economica e politica”, una Unione Europea più militarizzata e con una deriva securitaria più accentuata che va ben oltre il rafforzamento dei suoi strumenti di dominio economico, in particolare l’euro. Queste dichiarazioni non sono state fatte dall’estrema destra, sono state fatte da deputati del Partito Socialista Europeo. E sono esattamente queste fughe in avanti, queste pulsioni imperialiste che sono all’origine di Trump e di tanti altri “Trumps” di questo mondo.