Eurozona, l’80% del surplus commerciale è tedesco

da www.economiaepolitica.it

In Europa, sul fronte macroeconomico, la notizia di questi giorni è che le esportazioni vanno a gonfie vele. In effetti, gli ultimi dati forniti dalla Bce non lasciano spazio ad alcun dubbio: nel secondo trimestre di quest’anno, il saldo delle partite correnti nell’eurozona si è chiuso in attivo per 67,1 miliardi di euro, doppiando, quasi, la cifra registrata nei primi 3 mesi del 2015 (35,9 miliardi di euro). Bene, verrebbe da dire. E invece no, niente applausi. Intanto perché a questi numeri non corrisponde un miglioramento sostanziale della situazione sociale nei Paesi membri e, complessivamente, nell’intera area, né, per stare agli obiettivi della politica monetaria di Eurotower, un aumento apprezzabile dell’inflazione e, quindi, della domanda interna.

Prendiamo il dato sulla disoccupazione. Il tasso destagionalizzato a settembre si è attestato al 10,8 per cento (giovanile al 22,1 per cento), in calo dell’1,8 per cento rispetto a settembre dell’anno scorso, ma ancora lontano dai livelli pre-crisi ( 8,3 per cento nel 2011) e, soprattutto, con differenze ancora molto marcate tra i vari Paesi (e tra centro e periferia). Ma non è tutto. La performance del conto delle partite correnti nell’eurozona è dovuta, in netta prevalenza, all’avanzo della bilancia commerciale, passato da 61,2 a 86,4 miliardi dal primo al secondo trimestre di quest’anno, ed al surplus dei servizi, pari a 19,4 miliardi di euro, benché in diminuzione dai 21,4 dei primi tre mesi dell’anno. 

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