Il caos controllato degli Usa, dallo Stato Islamico all’Ucraina

di Demostenes Floros | da Limes

Il trend al ribasso dei prezzi del petrolio prosegue oramai da 3 mesi; l’oro nero è ai minimi da più di due anni. In particolare, a settembre, la qualità Brent è calata da 103.1 dollari al barile ($/b) a 94.6$/b, mentre il costo del Wti è diminuito da 94.6$/b a 91.4$/b.

Tale andamento rispecchia la solidità dell’offerta e una crescita della domanda per il 2014 meno robusta di quanto precedentemente stimato.

In maniera del tutto inusuale il segretario dell’Opec, il libico Abdallah El Badri, ha “previsto” il 16 settembre un taglio della produzione di 500 mila barili al giorno (b/d). Il ministro iraniano del Petrolio, Bijan Zanganeh, ha affermato che “i membri dell’Opec dovrebbero cercare di moderare la produzione per evitare ulteriore instabilità”. Di diverso avviso i rappresentanti di Arabia Saudita e altri Stati del Golfo.

Sembra che l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio sia attraversata da visioni divergenti rispetto a come influenzare il mercato internazionale del greggio, il quale – apparentemente – continua a non incorporare le attuali tensioni geopolitiche. Di fatto, tali divergenze esprimono ed influenzeranno lo scontro in atto tra Stati Uniti d’America e Federazione Russa.

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