Giacché: “Dopo la Bce i problemi strutturali rimangono. E il nodo resta la crescita”

di Fabio Sebastiani | da www.controlacrisi.org

vladimiro-giacchè-300x225Qual è il tuo giudizio sulla fase aperta dai due passaggi di Bce e Corte costituzionale tedesca?

L’elemento più importante è sicuramente la decisione della Bce di procedere all’acquisto illimitato dei titoli di Stato dei paesi in difficoltà, come è stato detto, sia pure sterilizzando,diciamo così, le conseguenze per quanto riguarda l’inflazione. Un po’ contraddittorio questo passaggio, ma lo capiremo più avanti. Queta decisione ha alleggerito la situazione di Italia e Spagna. Non è stato raggiunto però l’obiettivo dei duecento punti come detto da Bankitalia. Vedremo in futuro se ci sarà un effetto perché Draghi per il momento si è limitato a fare delle dichiarazioni. Il fondo salva stati era soggetto alla decisione della Corte tedesca. E anche questo tassello è andato a posto, sia pur con qualche clausola di salvaguardia legata all’impegno in termini di risorse da parte della Germania e sollevando il dubbio che la decisione della Bce costituisca comunque una comunitarizzazione del debito. Questo è un elemento di preoccupazione perché lascerebbe pensare alla possibilità di futuri ricorsi.

Questi provvedimenti risolvono i problemi?

I problemi non sono risolti ma si è solo alleggerita la situazione. Il che fa bene a imprese e Stato. Le imprese, infatti, hanno scontato un costo della raccolta del capitale sfavorevole che incide direttamente sulle condizioni di competitività.

Sì ma dentro questa dinamica giocano un ruolo determinante pure le banche…

Certo, le banche sono in difficoltà. Quello che è stato deciso va nella direzione positiva ma non è sufficiente. Il problema delle banche è di livello europeo. La Francia, per esempio, sta per salvare una banca a causa delle obbligazioni non pagate. Anche la situazione delle banche tedesche non è delle migliori. Infatti la Germania vuole limitare la supervisione alle sole banche sistemiche. Ma questo argomento sul controllo delle sole banche sistemiche non può essere sostenuto più di tanto perché le banche tedesche non sistemiche hanno molti problemi soprattutto le casse di risparmio regionali legate al potere politico della Cdu. La verità da quanto dicono gli esperti da dieci anni è che in Germania non c’è concentrazione bancaria e quindi siamo in presenza di banche inefficienti. Le banche italiane hanno un problema con i titoli di Stato che si riflette sui bilanci. In generale la redditività bancaria è insoddisfacente. Il punto, anche osservato dal punto di vista bancario, è che e non riparte l’economia è ben difficile che il problema della trappola del debito possa essere risolto. Le sofferenze bancarie stanno aumentando perché falliscono le aziende.

Questo elemento fa difficoltà ad emergere oltre le semplici parole…

Il punto fondamentale è che abbiamo problemi strutturali in Europa: due in particolare, a cominciare dalla balcanizzazione del sistema finanziario europeo. Germania e Francia stanno ritirando i loro soldi dai paesi deboli. Se questo processo non viene interrotto si crea un problema serio per lo stesso euro. Il secondo è rappresentato dalla tendenza alla divergenza tra le economie eueorpee. Se qualcuna cresce e molte vanno indetro si creano le premesse per la rottura della gestione comune dell’economia. E’ evidente che se pratico dei provedimenti depressivi non se ne esce. Quindi, da puna parte si crede di dare un contributo alla salvezza dell’euro mentre dall’altra la situazione si aggrava. L’economia ristagna ed è aumentato il debito pubblico. Quindi siamo in piena fase di avvitamento. Siamo in una situazione in cui la crescita è molto lontana da quella che servirebbe per ridurre ordinatamente il debito. Le manovre lacrime e sangue sono una cosa assolutamente folle.

La speculazione non si arresta certo abbassando la febbre allo spread…

Proviamo ad immaginare chi opera sui mercati. Per quanto riguada i titoli di debito funziona che se io ritengo che un paese non abbia solvibilità cercherò di vendere i suoi titoli di Stato. Il problema è qui. Quello che si deve fare è restituire la fiducia ai mercati. Le misure che sono state ad oggi adottate hanno migliorato la fiducia? No. La risposta è molto semplice e non si può discutere.

Non si può discutere con i numeri alla mano…

Quello che riscontriamo dall’andamento dello spread, ovvero dalla analisi della componente straniera, che è il dato da tenere sotto controllo, che gli acquisti di titoli di Stato sono sempre di meno. Ad aprile 2012 soltanto il 36,5% era in mano agli stranieri, mentre un anno prima era più del 50%. Se in questo 36,5 non includi la Bce la percentuale sarebbe del 30%. Per cui l’esodo è continuato. L’andamento dei prezzi ci dice che negli ultimi giorni la tendenzza non si è invertita. In realtà la percezione che si ha è che dentro un problema più generale che riguarda l’euro molti operatori hanno considerato che le manovre in atto sono controproducenti. La verità è che l’avevano detto pure prima.

I capitali speculativi alla ricerca di profitti di fronte alla strada sbarrata dalla Bce sembra si vogliano dedicare alle materie prime. Questo potrebbe provocare qualche nuova crisi?

Evidentemente le materie prime sono uno dei canali di sbocco. In verità credo che sia molto importante una dinamica di altro tipo ovvero il prezzo è in relazione alla domanda. La siccità ha comportato una minore produzione di granoturco. E qusto ha fatto sorgere il problema se dare da mangiare agli esseri umani o alle automobili con l’etanolo. Evidentemente qui ci sono almeno due discorsi fondamentali: ovvero intervenire sul surriscaldamento e la sostenibilità oppure su un modello di sviluppo che sta creando letteralmente la fame in alcune regioni del mondo.