Lo shale gas degli Usa si inchina all’accordo tra Russia e Cina

di Demostenes Floros | da temi.repubblica.it

A maggio, il prezzo del Brent è aumentato dai 108.05 dollari al barile [$/b] ai 109.55$/b (massimo 110.53$/b il giorno 23) mentre il Wti è cresciuto dai 99.19$/b ai 102.9$/b, con un picco a 104.37 il 27 maggio, sulla scia delle guerre civili in Ucraina e Libia.

Abitualmente, un aumento del costo del petrolio porta a un deprezzamento del dollaro (mantenendo così inalterati i profitti). Questa volta però il biglietto verde si è apprezzato, chiudendo a 1,3607€/$ (dopo aver toccato addirittura quota 1,3953 in data 8 maggio), probabilmente scontando le prossime scelte di politica monetaria espansiva da parte della Bce, attese per il 5 giugno.

Cina e Federazione Russa hanno firmato un accordo trentennale per la fornitura di 38 miliardi di metri cubi di gas naturale, che nel tempo aumenteranno fino a 68 miliardi di m³, per una stima di oltre 1 trilione di m³ per l’intero periodo. Il contratto take or pay vale circa 400 miliardi di dollari – quanto il pil della Svezia – e sarà valido a partire dal 2018. Il prezzo non è stato reso noto ma dovrebbe aggirarsi attorno ai 350-380 $/m³, quindi poco meno di quanto attualmente pagato dagli Stati europei.

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