Coronavirus: dalle urne funerarie di Wuhan alla mancanza di trasparenza sui dati. Smontate le principali fake news contro la Cina

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C’è un virus che ha ormai contagiato gran parte delle redazioni del circuito informativo mainstream. Non si tratta dell’ormai famigerato Covid-19. Si tratta bensì del virus delle fake news. Un virus che nei confronti della Cina è andato ad acquistare virulenza man mano che il gigante asiatico è riuscito a sconfiggere l’epidemia di Covid-19, mostrando così al mondo intero come il socialismo sia di gran lunga superiore al capitalismo neoliberista capace solo di devastare i sistemi sanitari occidentali. Col risultato che i paesi cosiddetti avanzati si sono trovati letteralmente travolti dal coronavirus. 

Contro la Cina hanno scritto e detto, i soliti noti che ormai ben conosciamo e che non citiamo per non regalargli immeritata pubblicità, che ha barato sui numeri come mostrerebbero le consegne delle urne funerarie nella città di Wuhan e cercato di nascondere l’epidemia al mondo. 

Queste accuse rispondono al vero? Andiamo a controllare.

Le immagini di lunghe code e pile di urne nelle case funebri di Wuhan – scrive Global Times – hanno dato a politici e media stranieri nuove munizioni per attaccare la trasparenza della Cina sui dati del coronavirus.

Alcuni media occidentali, come Newsweek, hanno fatto una stima audace ma dubbia, usando l’immagine di una lunga fila, alcune dichiarazioni dei residenti locali e urne distribuite per affermare che Wuhan avesse un bilancio di 26.000 vittime.

La città è rimasta sigillata per due mesi, quindi anche le pompe funebri. Oltre alle morti causate dal virus sono da registrare anche le morti non causate dal virus in una metropoli da 9 milioni di abitanti. Come spiegato da Zheng Shuqian, un dipendente di uno dei centri sanitari della comunità di Wuhan, che ha anche accompagnato i residenti a raccogliere le urne. Un totale di 47.900 persone sono morte a Wuhan nel 2018, il che significa che circa 4.000 persone sono morte mensilmente in media, secondo i dati dell’ufficio di statistica di Wuhan.

I dati ufficiali mostrano che 2.535 persone a Wuhan sono morte a causa del virus, portando il tasso di moralità della città al 4,6 per cento.

Martedì, la Cina ha anche ordinato l’inclusione dei casi di coronavirus senza sintomi nella cifra delle statistiche nazionali. Ma il numero è relativamente piccolo. Secondo la National Health Commission (NHC), un totale di 1.541 pazienti asintomatici sono stati messi sotto osservazione in Cina a partire da lunedì.

Il quotidiano South China Morning Post, ha affermato di aver ottenuto un documento riservato dove viene detto che la Cina ha omesso di riferire tutti i suoi casi confermati di COVID-19, circa un terzo, ossia più di 40.000 infezioni.

L’NHC ha dichiarato martedì che le autorità hanno iniziato a censire i pazienti asitomatici già dal 28 gennaio. Ai pazienti asintomatici e ai loro stretti contatti è stato richiesto di mettersi in quarantena di 14 giorni, il che ha confuta le affermazioni secondo cui la Cina non è riuscita a regolare o aveva “coperto “questo gruppo di pazienti.

Martedì gli esperti medici hanno anche dichiarato al Global Times che era ragionevole per la Cina escludere in precedenza i pazienti asintomatici, perché se uno non ha sintomi non ha bisogno di essere curato.

Wang Guangfa, direttore del dipartimento di medicina respiratoria e di terapia intensiva presso il Primo Ospedale dell’Università di Pechino, ha sottolineato che la Cina ha testato e riportato più soggetti rispetto ad alcuni paesi occidentali, tra cui persone con sintomi lievi e contatti stretti.

All’inizio dell’epidemia, la Cina ha trascurato di controllare sospetti contagiati e stretti contatti a causa della mancanza di conoscenza del virus e dell’assenza di kit di test il governo è stato presto avvisato dalla gravità del virus e ha corso contro il tempo per radunare quelli che dovevano essere messi in isolamento, e ha classificato le misure di quarantena di tutti i pazienti COVID-19, casi sospetti e contatti stretti. 

Il virologo belga Guido Vanham, ex capo della virologia presso l’Istituto di medicina tropicale dell’Università di Anversa, ritiene che la Cina abbia svolto un lavoro migliore rispetto alla maggior parte dei paesi in Europa e negli Stati Uniti. È possibile che all’inizio ci siano state alcune esitazioni a Wuhan e Hubei, ma questa era una situazione completamente nuova. È molto meno comprensibile che la maggior parte dei paesi europei e degli Stati Uniti, dopo aver visto ciò che era accaduto in Cina, non abbiano anticipato in precedenza e abbiano esitato così a lungo a prendere le misure appropriate, che sono in esecuzione proprio ora.

I paesi potrebbero non aver creato un sistema per identificare i pazienti con OCIVD-19, ma hanno una base diagnostica molto simile, tra cui sintomi clinici, CT e risultati dei test nucleici, ha affermato l’epidemiologo capo del Centro cinese per le malattie e il controllo Zeng Guang, rilevando che è sbagliato accusare la Cina di adottare diversi criteri diagnostici solo per ridurre il numero di infezioni del paese.

I media britannici hanno affermato che il primo ministro Boris Johnson è stato avvertito da alcuni consulenti scientifici che le statistiche dichiarate ufficialmente dalla Cina sul numero di casi di infezione da coronavirus potrebbero essere “sottostimate da un fattore di 15 a 40 volte”, ma tali rapporti non specificavano chi fossero i consulenti o come sono arrivati ??alle loro conclusioni.

L’accusa però è totalmente infondata. 

A tali accuse infondate non potevano non unirsi i politici USA. Il presidente Trump ha espresso i suoi dubbi sul numero di casi COVID-19 segnalati dalla Cina. “Non sappiamo quali sono i numeri in Cina”, ha detto il presidente quando gli è stato chiesto da un giornalista se fosse sorpreso che gli Stati Uniti abbiano superato la Cina nel numero dei casi.

Unendosi a Trump, il senatore Marco Rubio – uno dei falchi in servizio permamente contro i paesi progressisti e socialisti in America Latina – ha scritto su Twitter che si tratta di “un cattivo giornalismo” riferire che gli Stati Uniti hanno più casi di coronavirus rispetto alla Cina, in quanto “[noi] non abbiamo IDEA quanti casi la Cina abbia realmente, ma senza dubbio sono significativamente più di quanto ammettano”. 

Molti politici in Occidente sono avvelenati da questa “mentalità malsana” che rende difficile per loro accettare il fatto che l’epidemia si stata neutralizzata in Cina così in fretta, ha detto il professor Zhang Yiwu dell’Università di Pechino.

Zhang ha affermato che la mentalità origina dalla loro supposta “supremazia occidentale” ed è stata amplificata dal netto contrasto tra la rapida vittoria graduale della Cina sul virus nei confronti dei loro strazianti sforzi di prevenzione del virus.

“In precedenza avevano criticato le misure di blocco della Cina e la sua costruzione di ospedali improvvisati, che in seguito si sono rivelati l’unica soluzione efficace ed è stato come uno schiaffo in faccia. Quindi hanno spostato il loro attacco alla Cina sulla trasparenza dei dati”.

Gli osservatori hanno notato che è inutile incolparsi l’un l’altro in un momento così speciale, poiché tutti sono esposti al danno del virus. “È tempo che i paesi si uniscano per combattere insieme il virus”, ha esortato Zhang.