Guerra commerciale USA-Cina: accordo o tregua?

china overtake us economy.sidi Xulio Rios, Direttore dell’Osservatorio della Politica Cinese

da https://politica-china.org

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

La Cina e gli Stati Uniti hanno raggiunto una “intesa” per attuare la “fase uno” di un accordo destinato a porre fine alla guerra commerciale scatenata più di un anno e mezzo fa. I nove capitoli del documento riguardano aspetti che hanno costituito una parte sostanziale della controversia: dalla proprietà intellettuale al trasferimento di tecnologia e all’esportazione di prodotti agricoli.

Nell’immediato, la cosa più importante è che questo accordo avvia la sospensione dell’aumento delle tariffe, pur mantenendo i tassi del 25 percento su circa 250 miliardi di importazioni dell’industria cinese. La Cina si è impegnata ad acquistare altri 200 miliardi di dollari di esportazioni statunitensi per due anni, inclusi 6 miliardi aggiuntivi all’anno di esportazioni agricole statunitensi. In cambio, gli Stati Uniti non imporranno più tariffe doganali alla Cina e ridurranno leggermente le tariffe imposte a settembre. L’inizio della “seconda fase” dipenderà da come funzionerà questo primo accordo parziale. Nel frattempo, Pechino ha già protestato contro l’annuncio di nuove regole sulle restrizioni alle esportazioni di alta tecnologia verso la Cina che rafforzeranno quelle già in vigore.


Questo tipo di armistizio non implica un accordo che risolva le controversie sollevate. Le due parti sono pienamente consapevoli dei suoi limiti. Il problema principale non viene sollevato, vale a dire la modifica del modello economico cinese basato sull’egemonia del settore statale, l’attivo intervento pubblico nelle politiche industriali e un mercato governato dal Partito Comunista, un modello che non solo non si indebolisce, ma viene sempre più rafforzato per trovarsi, tra l’altro, nelle migliori condizioni proprio per affrontare la guerra commerciale. Né possiamo aspettarci cambiamenti drastici, ma solo aggiustamenti, nell’apertura del mercato interno cinese in aree strategicamente rilevanti. In breve, la Cina conserverà il suo modello strutturale e questa – non il deficit commerciale – è la questione chiave che sta di fronte a entrambe le potenze. E continuerà ad esserlo finché entrambe le parti non saranno pienamente consapevoli delle rispettive linee rosse e accetteranno di convivere con esse. Altrimenti, come è prevedibile, l’attuale tregua svanirà con il risultato che ciò potrebbe costituire in larga parte il tema centrale della campagna elettorale statunitense.

In ogni caso questa tregua è positiva per entrambe le parti. Gli Stati Uniti hanno di fronte un anno decisivo e l’aumento degli acquisti agricoli da parte dei cinesi andrà a beneficio delle aspettative di Donald Trump negli stati in cui ha un significativo serbatoio di voti. La Cina, d’altra parte, ha bisogno di una pausa per il rallentamento della sua economia. Ma al di là della propaganda, entrambe le parti sono scettiche perché sanno che c’è ancora molto da fare, specialmente finché persisteranno le dinamiche globali segnate dal confronto. Gli Stati Uniti continueranno a tenere l’occhio puntato su questioni delicate, leggi Hong Kong, Taiwan o Xinjiang, una circostanza che irrita notevolmente le autorità cinesi.

Un editorialista del Global Times ha affermato che la Cina dovrebbe “prepararsi per una battaglia duratura con gli Stati Uniti”. Ed entrambi lo sanno.