Intervista a Francesco Galofaro

china flag wall ss 1920Edizioni MarxVentuno ha appena pubblicato la traduzione italiana del libro Socialismo con caratteristiche cinesi: perché funziona, a cura del professor Zhang Boying, vice presidente della Tianjin Society Scientific Community Federation. In questa occasione, abbiamo intervistato Francesco Galofaro, Ph.D., ricercatore in Semiotica all’Università di Torino.

Dottor Galofaro, qual è la Sua reazione alla pubblicazione del libro di Zhang Boying?

È un libro insolito nel panorama editoriale italiano. La ricerca teorica marxista non è pubblicata in Italia, con poche eccezioni. E’ più facile trovare in libreria i classici e qualche introduzione di carattere storico. Per quanto riguarda gli studiosi cinesi, sono generalmente non tradotti, ad eccezione di Xi Jinping.

Quale potrebbe essere l’impatto principale del libro sul dibattito politico italiano?

Il dibattito italiano sulla Cina è spesso polarizzato su posizioni rigide e ideologiche. A seconda delle esigenze politiche del momento, la Cina è considerata un paese capitalista da coloro che sostengono che il comunismo è definitivamente morto, oppure una pericolosa dittatura comunista che viola i diritti umani, quando è necessario rafforzare i legami con gli Stati Uniti. Questo libro contribuirà a chiarire le nostre idee sulla Cina: gli studiosi cinesi migliorano la teoria marxista e la usano per costruire lo stato socialista.

Vista dall’Italia, la Cina è un paese molto distante. C’è una pertinenza scientifica del marxismo cinese nella cultura italiana?

In una recente conferenza che ho tenuto a Pechino, ho presentato le diverse posizioni di tre partiti comunisti italiani sulla Cina. Spesso la Cina è considerata in una prospettiva geopolitica, che si concentra su Globalizzazione e Belt and Road Initiative; le analisi si concentrano sul rapporto tra proprietà pubblica e privata; non considerano mai se la leadership e gli intellettuali cinesi usino ancora il marxismo come quadro concettuale per interpretare e cambiare la realtà economica e sociale. Questo libro può suggerire una prospettiva diversa sulla realtà cinese, dimostrando che il socialismo con caratteristiche cinesi è un socialismo a pieno titolo.

Qual è la differenza principale tra la ricerca occidentale e cinese sul marxismo, secondo Lei?

Nei paesi occidentali, il marxismo è stato principalmente utilizzato per criticare lo Stato capitalista; in Cina, il marxismo è stato interpretato per sviluppare lo stato socialista, sia in una prospettiva sociale che filosofica. Allo stesso tempo, gli studiosi cinesi hanno considerato i limiti e il fallimento del modello dell’URSS, cercando di farsi strada, come affermato nel terzo capitolo dal Dr. Zhang Da. I ricercatori cinesi hanno la rara opportunità di tradurre la ricerca teorica in applicazione sociale immediata: sono impressionato dai passaggi dei libri sul socialismo ecologico, visti gli incredibili progressi compiuti dalla Cina negli ultimi cinque anni in materia di protezione ambientale, riduzione dell’inquinamento, riforestazione, mirati al benessere della popolazione e alla salute del pianeta.

La ricerca marxista è ancora viva in Italia?

Il contributo italiano al marxismo e alla cultura mondiale nel 20° secolo è stato davvero importante. Da Antonio Gramsci a Domenico Losurdo, la ricerca marxista italiana è stata ricca e originale. Nella mia disciplina, semiotica, posso citare le opere di Ferruccio Rossi-Landi e Augusto Ponzio. Il dialogo con il marxismo ha arricchito le opere dei più importanti intellettuali italiani, come Umberto Eco, fino agli anni ’80. Quindi, l’URSS cadde e i capitalisti vinsero la guerra di classe. Le case editrici italiane cessarono di pubblicare nuovi libri sul marxismo e gli intellettuali italiani divennero radical-chic. Questo libro ci parla di un mondo diverso, in cui il proletariato ha vinto la lotta e lavora duramente per costruire un futuro socialista e una nuova era. Rappresenta un’opportunità per le giovani generazioni di studiosi marxisti italiani.