La Cina e la fine della potenza americana

portaerei oceanodi Christopher Black | da newcoldwar.org

Traduzione di Marco Pondrelli

Le potenze imperialiste hanno una lunga storia di colonialismo in Cina, di riduzione del suo popolo a mendicante nella propria terra. Gli inglesi, i francesi, i tedeschi, gli americani, i giapponesi, sono tutti colpevoli di crimini contro la Cina che non possono essere dimenticati. Sconfitte nel 1949 le potenze coloniali non hanno mai abbandonato le loro ambizioni di ridurre nuovamente la Cina a colonia e sono, ancora una volta, attivamente impegnate nel tentativo di minare la Cina come nazione sovrana, calunniarla, sabotarne l’economia, minacciarla con la forza armata, spezzarla in pezzi facilmente controllabili, come vorrebbero fare con la Russia.

La gamma degli attacchi è ampia. I canadesi, su ordine degli Stati Uniti, hanno sostanzialmente rapito e tengono ancora in ostaggio Meng Wanzhou, direttrice finanziaria della società tecnologica Huawei. Allo stesso tempo gli Stati Uniti hanno usato l’arresto come monito per altri stati che commerciavano con l’Iran. Sono aumentate le provocazioni militari al largo delle coste cinesi, con gli Stati Uniti e i suoi stati vassalli che inviano navi militari, di volta in volta, attraverso lo stretto di Taiwan, sostenendo di far rispettare la “libertà di navigazione”, ma in realtà dichiarando che Taiwan, una provincia della Cina, è il loro protettorato.

Hanno permesso al premier di Taiwan, Tsai Ing-wen, di incontrare funzionari di alto livello negli Stati Uniti, in violazione della dichiarata politica USA di uno-Stato, riconoscendole il ruolo di capo di una nazione indipendente invece che di governatore di una provincia cinese e hanno venduto al regime di Taiwan miliardi di dollari di attrezzature militari nonostante le proteste cinesi. Gli Stati Uniti hanno anche sostenuto che Taiwan ha dato al loro incrociatore missilistico guidato, Antietam, il permesso di navigare attraverso lo Stretto, autorità che Taiwan non ha e ciò ha aggravato ulteriormente la situazione.

Esercitazioni militari su larga scala che coinvolgono tutti i rami dell’Esercito di Liberazione del Popolo, terrestri, aree, navali, missilistiche e strategiche sono iniziate domenica 28 luglio. Sono durate quasi una settimana e sono iniziate il giorno dopo che i caccia bombardieri stealth J20 della Cina sono stati spostati sulla costa orientale. Essi hanno lo scopo di trasmettere il messaggio agli Stati Uniti e a Taiwan che la Cina non tollererà più alcuna interferenza ed è pronta a intraprendere azioni militari per risolvere il problema una volta per tutte, per raggiungere la riunificazione finale del paese con la sconfitta dei resti del regime reazionario che fuggì dalla terraferma nel 1949. Il governo cinese ha chiuso vaste zone dei mari costieri al traffico marittimo e aereo per svolgere le esercitazioni. Il Global Times ha citato una fonte “interna” affermando,

“Più i secessionisti taiwanesi creano problemi e più cresce il sostegno straniero che i secessionisti taiwanesi ricevono, prima arriverà il giorno in cui la Cina si riunificherà”.

Il ministero della difesa cinese ha lanciato un avvertimento il 25 luglio, lo stesso giorno in cui l’Antietam ha attraversato lo Stretto e una settimana dopo che un cacciatorpediniere canadese e una nave appoggio canadese hanno fatto lo stesso, e subito dopo il completamento delle esercitazioni congiunte sino-russo, qualsiasi passo verso la secessione di Taiwan potrebbe portare alla guerra. Le esercitazioni in corso hanno chiaramente lo scopo di inviare il messaggio che la Cina è pronta per lo scenario peggiore in difesa della sua sovranità e dell’integrità territoriale.

Mercoledì 24 luglio, la Cina ha avvertito che potrebbe usare la forza contro chiunque intervenga contro i suoi sforzi per riunificare Taiwan. Wu Qian, portavoce del ministero della difesa, durante un briefing sul nuovo libro bianco della difesa nazionale, ha dichiarato che

“Se qualcuno osa separare Taiwan dalla Cina, l’esercito cinese combatterà certamente, difendendo risolutamente l’unità sovrana e l’integrità territoriale del paese”.

Ma vale la pena di citare il libro stesso:

“Risolvere la questione di Taiwan e raggiungere la completa riunificazione del paese è nell’interesse fondamentale della nazione cinese ed è essenziale per realizzare il rinnovamento nazionale. La Cina aderisce ai principi della “riunificazione pacifica” e “un paese, due sistemi”, promuove lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto e promuove la riunificazione pacifica del paese. Nel frattempo, la Cina si oppone risolutamente a qualsiasi tentativo o azione di dividere il paese e a qualsiasi interferenza straniera. La Cina deve essere e sarà riunita. La Cina ha la ferma determinazione e la capacità di salvaguardare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale, e non permetterà mai la secessione di qualsiasi parte del suo territorio da parte di nessuno, di qualsiasi organizzazione o partito politico con qualsiasi mezzo e in qualsiasi momento. Non promettiamo di rinunciare all’uso della forza e ci riserviamo la possibilità di prendere tutte le misure necessarie. Questo non è affatto rivolto ai nostri compatrioti di Taiwan ma all’interferenza delle forze esterne, al numero molto limitato di separatisti “indipendentisti di Taiwan” e alle loro attività. Il PLA sconfiggerà risolutamente chiunque tenti di separare Taiwan dalla Cina e di salvaguardare a tutti i costi l’unità nazionale.“

E

“Anche se un paese può diventare forte la bellicosità porterà alla sua rovina. La nazione cinese ha sempre amato la pace. Fin dall’inizio dei tempi moderni il popolo cinese ha sofferto di aggressioni e guerre, ha imparato il valore della pace e l’urgente bisogno di sviluppo. Pertanto, la Cina non infliggerà mai tali sofferenze a nessun altro paese. Dalla sua fondazione 70 anni fa la Repubblica Popolare Cinese (RPC) non ha mai iniziato alcuna guerra o conflitto. Dall’introduzione delle riforme e dell’apertura la Cina si è impegnata a promuovere la pace nel mondo e ha volontariamente ridimensionato l’esercito di oltre 4 milioni di soldati. La Cina è cresciuta passando da un paese povero e debole per diventare la seconda economia mondiale, non ha ricevuto elemosine da altri, né si è impegnata in espansione militare o saccheggi coloniali. Invece si è sviluppata attraverso il duro lavoro del suo popolo e i suoi sforzi per mantenere la pace. La Cina ha fatto ogni sforzo per creare condizioni favorevoli al suo sviluppo attraverso il mantenimento della pace nel mondo e ha ugualmente cercato di promuovere la pace nel mondo attraverso il proprio sviluppo. La Cina spera sinceramente che tutti i paesi scelgano la via dello sviluppo pacifico e prevengano insieme conflitti e guerre”.

E

“Il sistema socialista della Cina, la decisione strategica di seguire la via dello sviluppo pacifico, la politica estera indipendente di pace e le migliori tradizioni culturali, considerando la pace e l’armonia come elementi fondamentali, determinano che la Cina perseguirà una politica nazionale di natura difensiva”.

Poi arriva il principio centrale della nuova strategia di difesa cinese,

“La linea guida strategica militare per una nuova era aderisce ai principi della difesa, dell’autodifesa e della risposta al primo colpo e adotta una difesa attiva. Si attiene alla posizione secondo cui “non attaccheremo se non siamo attaccati, ma sicuramente contrattaccheremo se attaccati”.

E

“La Cina è sempre impegnata in una politica nucleare che non prevede il primo uso di armi nucleari in nessun momento e in nessuna circostanza, e che non utilizza o minaccia di utilizzare armi nucleari contro Stati non dotati di armi nucleari o zone prive di armi nucleari. La Cina sostiene il divieto assoluto e la distruzione completa e completa delle armi nucleari. La Cina non partecipa ad alcuna corsa agli armamenti nucleari con nessun altro paese e mantiene le sue capacità nucleari al livello minimo richiesto per la sicurezza nazionale. La Cina persegue una strategia nucleare di autodifesa il cui obiettivo è quello di mantenere la sicurezza strategica nazionale scoraggiando altri paesi dall’usare o minacciare di usare armi nucleari contro la Cina”.

e conclude,

“La pace è un’aspirazione per tutti i popoli e lo sviluppo è un tema eterno dell’umanità. Di fronte alle sfide della sicurezza globale che stanno diventando sempre più intricate e alle scelte che devono essere fatte a questo crocevia dello sviluppo umano, la Cina crede fermamente che l’egemonia e l’espansione sono destinate al fallimento e la sicurezza e la prosperità devono essere condivise. La Cina continuerà ad impegnarsi per uno sviluppo pacifico e a lavorare con le persone di tutti i paesi per salvaguardare la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo comune”.

Tuttavia, le potenze imperialiste occidentali continuano a fare il contrario. La pressione sulla Cina continua a Hong Kong, con la quinta colonna sostenuta dagli Stati Uniti e dagli inglesi che scendono in strada, attaccando edifici governativi, polizia, simboli del governo cinese, tutto ciò che possono fare per creare caos, minare l’ordine, mettere in imbarazzo la Cina e agire da provocatori per cercare di diffondere ulteriormente il caos in Cina. Il 30 luglio i tirapiedi occidentali di Hong Kong sono riusciti a paralizzare il sistema della metropolitana, bloccando le porte e molestando i passeggeri, tutti applauditi e sostenuti dai leader e dai media occidentali che allo stesso tempo sostengono le tattiche repressive della polizia di Macron contro i manifestanti che non esercitano la violenza e il vandalismo che vediamo a Hong Kong.

Prima ho scritto a proposito dei legami politici e finanziari tra alcuni leader dei rivoltosi e i governi, agenzie e funzionari di alto livello degli Stati Uniti e del Regno Unito, compresi gli incontri di alcuni di loro con Mike Pompeo e Paul Wolfowitz. Ma il loro orientamento è evidente quando portano la bandiera britannica o la vecchia bandiera coloniale britannica di Hong Kong. Sono i soliti opportunisti e traditori disponibili in ogni paese al giusto prezzo. Ma sono una seria minaccia e il governo centrale cinese e il governo di Hong Kong hanno fatto una serie di dichiarazioni per avvertire la quinta colonna che la loro pazienza è al limite e che agiranno in risposta alla minaccia che essi rappresentano.

Le potenze occidentali, con le loro azioni aggressive e i loro agenti attivi in sostegno alla quinta colonna violano la lettera e lo spirito della Carta delle Nazioni Unite e il principio consolidato del diritto internazionale di non ingerenza negli affari di un altro Stato. Sostenere partiti politici che cercano di rovesciare un governo e l’insurrezione da parte loro è una grave violazione del diritto internazionale, eppure l’arroganza americana ha raggiunto livelli che le consentono di farlo dove vuole, mentre i suoi stati vassalli, dalla NATO all’Australia al Giappone, seguono la strada americana della rovina collettiva nella speranza di catturare alcune briciole che cadono dalla barba dello zio Sam.

La gente ragionevole si chiede cosa si può fare rispetto alle politiche aggressive della leadership statunitense. Russia e Cina parlano di contenimento della minaccia, rinnovano gli appelli alla diplomazia pacifica, sostengono il dialogo con l’Iran, per ridurre l’imminente pericolo di guerra nel Golfo Persico, con il Venezuela e rispetto a tutte le nazioni attaccate o minacciate dagli Stati Uniti. Ma i Trump e gli Obama, i Bush e i Clinton, rispondono con tutta l’arroganza e gareggiano a chi tra loro è il più bellicoso, il più pronto ad andare in guerra per “far tornare grande l’America”, il più capace di “sostenere la diffusione della democrazia”, cioè il loro dominio sul mondo.

Una delle lezioni che la storia insegna è che le leadership che si gonfiano con la propria vanità, il proprio egoismo e la propria onnipotenza, considerando il proprio popolo come una pedina, portano alla rovina se stessi e la propria nazione. Napoleone pensava di avere il mondo in pungo fino a quando le armi russe, l’inverno russo e lo zar, con intelligenza, lo sconfissero, una sconfitta che portò le truppe britanniche a umiliare i francesi ripristinando la monarchia borbonica nel 1815. Hitler pensava di poter conquistare anche lui il mondo, ma ancora una volta, come Napoleone, la sua ambizione fu sconfitta dalla Russia sovietica, la sua nazione distrutta, il suo corpo ridotto a un mucchio di cenere.

Quando la conclusione del potere americano avrà luogo, nessuno lo può prevedere. Ma possiamo prevedere che sarà sanguinoso per gli americani ricordare le loro vittorie e scusare per le loro sconfitte. Hanno una fede morbosa nella guerra come mezzo della politica, una credenza ingenua nella loro superiorità e un disprezzo per le altre nazioni che è il corollario di tale superiorità. Quindi la logica della situazione ci porta a prevedere una catastrofe, salvo qualche miracolo di diplomazia o un cambiamento miracoloso e fondamentale nella natura della società americana, ma poi, io non credo nei miracoli.

Christopher Black è un avvocato penalista internazionale con sede a Toronto. È noto per numerosi casi di crimini di guerra di alto profilo e ha recentemente pubblicato il suo romanzo “Beneath the Clouds“. Scrive saggi di diritto internazionale, politica ed eventi mondiali, in particolare per la rivista online “New Eastern Outlook“.