Il tradimento del Kashmir e un avvertimento per gli altri stati

kashmir soldatidi Brinda Karat

da ndtv.com

In tutta l’India la gente sta esprimendo le proprie opinioni sulle azioni del governo sul Kashmir. Per le strade di Delhi le bandiere rosse dei partiti di sinistra guidano le proteste contro l’azione del governo. Dall’altra parte della strada le bandiere allo zafferano del Sangh Parivar sono tenute da manifestanti che sostengono Modi. In tutta l’India abbiamo il diritto di discutere del Kashmir, una cacofonia di voci che risuona negli studi televisivi; le uniche persone che non hanno tale diritto sono gli abitanti del Kashmir.

La loro casa è spezzata e divisa, c’è stata un’acquisizione forzata dei loro diritti, i leader sono stati arrestati, tutte le comunicazioni con il mondo esterno sono state deliberatamente interrotte, non gli è ancora permesso di parlare. Come vi sentireste in una situazione del genere? Frustrati, traditi, arrabbiati, impotenti, impauriti, indignati: quali di queste, o tutte queste, emozioni avrebbero attraversato la vostra mente, il vostro cuore, il vostro corpo?

La notte del 4 febbraio si vociferava che fosse in arrivo qualcosa di grave. Verso mezzanotte, ho parlato con il CPI(M) MLA Yousuf Tarigami [1] che ha detto di essere stato informato che era agli arresti domiciliari e che anche molti leader politici erano nella stessa situazione. Dopo di che non c’è più stato modo di contattarlo in quanto tutte le comunicazioni con lo Stato sono state interrotte dal centro.

L’articolo 370 conferisce a Jammu e Kashmir il proprio diritto costituzionale e decisionale per tutte le questioni che non riguardano la difesa, le comunicazioni e gli affari esteri.

Le voci dal Kashmir sono state messe a tacere, attraverso l’uso del coprifuoco, l’invio di oltre 40.000 uomini armati inviati dall’esterno dello stato, l’esposizione di baionette e armi da fuoco, l’imposizione del Sec 144 [2]. Non è possibile integrare il popolo del Kashmir con l’India, è l’obiettivo proclamato dalle leggi promulgate dal governo Modi, con la forza e la coercizione. Questa non è integrazione – questa è occupazione.

Blog e messaggi di coloro che si trovavano in Kashmir, e che poi se ne sono andati, danno informazioni sommarie sull’impatto dell’enorme presenza di personale armato in Jammu e Kashmir. La vita normale è sospesa. I lavoratori giornalieri hanno perso i loro mezzi di sussistenza. In un caso segnalato, un uomo di 22 anni è morto prima di poter raggiungere l’ospedale perché le forze di sicurezza sono soggette a rigorose istruzioni per non consentire alcun movimento senza pass per il coprifuoco – e i pass per il coprifuoco non sono disponibili.

Vogliamo che il Kashmir diventi come la Palestina sotto l’occupazione israeliana, o la Saigon degli anni ’60 sotto il controllo degli Stati Uniti? Pensate alle conseguenze di ciò che il governo BJP-RSS ha compiuto nel suo sforzo per realizzare la sua ristretta agenda politica.

Oltre 40.000 uomini sono stati inviati in Jammu e Kashmir nelle scorse settimane, una preparazione meticolosa del governo in vista della sua mossa sull’articolo 370.

Si tratta di un vero e proprio attacco ai principi del federalismo e dei diritti democratici minimi. Hanno smantellato uno Stato senza alcun riferimento al popolo di quello Stato. Si tratta di un fatto senza precedenti. Quando Jharkhand e Bihar sono stati divisi, quando l’Uttarakhand è stato scavato nell’Uttar Pradesh, quando l’Andhra Pradesh e Telengana sono stati divisi, è stato dopo anni di dialogo, lotta e dibattito tra opinioni diverse. Ancora oggi, la gente di Andhra è risentita per la divisione. Ma è stato un processo lungo. L’India è un’unione di Stati con pari diritti. Se una questione riguarda lo Stato, deve essere discussa dall’assemblea statale e dai suoi rappresentanti eletti. Se uno qualsiasi dei confini dello Stato deve essere modificato, come avviene quando uno Stato è diviso, c’è una procedura costituzionale che deve essere seguita. Ma nulla di tutto questo è stato applicato al Jammu e Kashmir.

I cittadini di questo Stato sono cittadini di seconda classe e possono vedersi strappare i propri diritti e vedere il loro Stato diviso? Perché il popolo del Ladakh dovrebbe essere privato dei propri rappresentanti? Ora sono ridotti a un comune gestito dal centro. Se ciò può accadere qui, nessuno Stato può avere garanzie.

Si sta inoltre creando molta confusione deliberata in merito all’articolo 370. Quando l’India divenne indipendente il 15 agosto 1947, il Kashmir non faceva parte dell’India, era uno stato principesco sotto il Maharaja Hari Singh. Questo era un esempio di un Maharaja indù che regnava su uno stato a maggioranza musulmana. Mentre il Raja non ha voluto unirsi all’India ed è rimasto indipendente, la popolazione, pricipalmente musulmana, guidata dal congresso nazionale sotto Sheikh Abdullah, entrò a far parte dell’India. La questione è stata decisa in modo drammatico quando il Pakistan ha inviato razziatori sostenuti dal loro esercito per attaccare e prendere il Kashmir e ha quasi raggiunto Srinagar. E’ stata la popolazione musulmana della valle del Kashmir a combatterli. Le forze dell’esercito indiano furono solo in seguito trasportate per via aerea a Srinagar. Fu dopo la sconfitta dei razziatori che il Maharaja firmò l’instrument of accession L’accordo prevedeva l’autonomia dello Stato garantita dall’articolo 370. E’ questa garanzia che ora è stata tradita.

Per il capo del congresso nazionale Omar Abdullah, per Mehbooba Mufti leader del partito democratico popolare e per il presidente Sajjad Lone del congresso del popolo del Kashmir e Jammu sono stati disposti gli arresti domiciliari. 

Il Kashmir non è l’unico stato ad avere uno status o diritti specifici. Gli Adivasi hanno diritti costituzionali sulle loro terre e foreste secondo gli elenchi V e VI della costituzione indiana. Nessuno può acquistare terreni di proprietà degli Adivasi in queste aree. L’articolo 371 contiene diverse disposizioni speciali per i diversi Stati. In Himachal Pradesh, un non-domiciliato non può acquistare terreni nello stato. In diverse forme ci sono diritti speciali per i domicili in Sikkim, Arunachal Pradesh, Nagaland, Mizoram, Meghalaya. A Manipur, c’è la questione dei permessi di viaggio all’interno dello stato. Ci sono ragioni storiche che giustificano queste disposizioni. Eppure, ancora oggi, c’è risentimento tra le diverse sezioni che credono che le loro culture, la loro lingua e i loro modi di vita non siano protetti, sono preoccupati di essere schiacciati da un’ideologia omogeneizzante come quella rappresentata dal Sangh Parivar.

È un luogo comune che l’unità dell’India sia legata alla protezione della diversità indiana, ma oggi deve essere ribadita. Una volta imposta una forma unitaria di governance, questo quadro di un’India federale, un’unione di Stati con i propri diritti, si indebolisce.

Come parte di un completo blackout delle comunicazioni, i servizi telefonici e le connessioni internet rimangono sospesi.

L’articolo 370 era un impegno solenne dello Stato indiano nei confronti del popolo del Kashmir. Nel corso degli anni le disposizioni in materia di autonomia sono state massicciamente diluite ed eliminate attraverso oltre 44 emendamenti da parte dei governi che si sono succeduti, compresi quelli guidati dal Congresso. E’ questa una diluizione dell’articolo 370 e la sovversione dei processi democratici che hanno portato ad un aumento del malcontento e del risentimento tra la popolazione del Kashmir, che è stato poi cinicamente utilizzato dal Pakistan per i propri scopi nefasti. La storia dimostra che non è stato l’articolo 370, ma la sua diluizione e distruzione, responsabile dell’attuale alienazione dei cittadini del Kashmir.

Le azioni del governo hanno comportato un’altra grave perdita per l’India. Il governo centrale ha dimostrato al mondo che non può tollerare una provincia dominata dai musulmani, dimostrando così in un momento diverso e in modo diverso la sua fedeltà alla “teoria delle due nazioni” e dando un colpo contro l’India secolare. È stato Vajpayee-j [3] a dire che la sua politica per il Kashmir si basa sui tre pilastri “insaniyat, jamooriyat e Kashmiriyat [4]”. Tragicamente oggi, tutti e tre i pilastri giacciono distrutti, martellati da coloro che rivendicano la sua eredità.

Brinda Karat è membro del Politburo del CPI(M) ed ex membro del Rajya Sabha.

NOTE

[1] Segretario del comitato di Stato del Partito Comunista di India, Jammu e Kashmir
[2] Sezione 144 del codice di Procedura Penale che limita fortemente le libertà personali
[3] Atal Bihari Vajpayee è stato un politico indiano. Fu Primo ministro dell’India nel 1996 e poi di nuovo dal 13 ottobre 1998 al 19 maggio 2004.
[4] Umanesimo, democrazia e mantenimento l’eredità del popolo del Kashmir