Buone notizie dalla Corea

di Albano Nunes

da “Avante!”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Marx21.it

Ci sono motivi di speranza nella penisola coreana. Il dialogo che per iniziativa della RPDC si è aperto tra il Nord e il Sud, attualmente con un governo che non asseconda la deriva bellicista di Trump, è un fatto politico di grande rilevanza internazionale. Il semplice fatto che delegazioni dei due paesi si siano incontrate contro l’opinione degli Stati Uniti e abbiano deciso di proseguire i colloqui su questioni che vanno ben al di là delle Olimpiadi Invernali, rappresenta una sconfitta per l’imperialismo statunitense che, con criminale arroganza e disprezzo per la sorte del popolo coreano e per la sicurezza internazionale, fa di tutto per impedire la riunificazione della Corea, alimentando deliberatamente un pericolosissimo focolaio di tensione e di guerra.

Ci sono motivi di speranza, ma non dobbiamo perdere di vista una situazione che deriva da una guerra di aggressione degli Stati Uniti a cui questi hanno sempre rifiutato di porre fine, non solo negando la firma di un accordo di pace, ma installando in Corea del Sud poderose forze militari, dotate anche di armi nucleari, e promuovendo regolarmente gigantesche manovre aeronavali per provocare la RPDC.

I precedenti colloqui e gli auspicati accordi di distensione e cooperazione, sempre sabotati dall’imperialismo e dalla reazione sud-coreana, mostrano che le forze di progresso e di pace devono essere preparate a un processo tumultuoso e a violente campagne di disinformazione. L’imperialismo e la reazione internazionale non lasceranno cadere la presa.

Ciò che è in gioco nella strategia di egemonia mondiale degli USA, di cui Trump è un interprete pericolosamente avventuroso, non ha nulla a che fare con il vero problema della proliferazione nucleare e va ben oltre ciò che avviene nella Penisola Coreana. La guerra del 1950/53, l’imposizione di una dittatura a Seoul e l’occupazione militare statunitense del sud del paese, sono frutto della dottrina del “contenimento del comunismo” indirizzata contro l’URSS e la Repubblica Popolare Cinese, fondata nel 1949.

Oggi, il contenuto politico aggressivo è lo stesso: giganteschi affari con le armi, militarizzazione imperialista del Pacifico, appoggio al militarismo giapponese, confronto con il crescente ruolo economico e politico della Cina sul piano regionale e mondiale.

E’ quindi necessario mantenere una forte vigilanza critica in relazione allo sviluppo della situazione nella Penisola Coreana e non dimenticare che, a prescindere dalle insopportabili “tirate” della retorica bellicista, la responsabilità per la pericolosa tensione nella regione è dell’imperialismo statunitense che rifiuta di dare garanzie di sicurezza e minaccia permanentemente la RPDC.

Ma c’è una lezione ancora più grande da trarre in questo momento. Pur con un rapporto di forze internazionale che, con la sconfitta del campo socialista, continua a rimanere sfavorevole per le forze del progresso sociale e della pace, è possibile resistere alle politiche più reazionarie del sistema capitalista dominante e infliggergli ritirate e sconfitte di grande importanza. E’ certo che, come in America Latina, l’imperialismo dispone ancora di potenti mezzi, economici, politici e militari per recuperare posizioni perdute. Ma la resistenza e la lotta dei lavoratori e dei popoli, con il rafforzamento dei partiti comunisti e del fronte antimperialista, alla fine trionferà.