La Russia non crede alle sanzioni

russia sanzioni mappadi Hedelberto López Blanch, giornalista, scrittore e ricercatore cubano, specialista in politica internazionale

“Rebelion”

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

La Repubblica russa ha lasciato attoniti i paesi occidentali perché, nonostante le prolungate sanzioni imposte a Mosca dal 2014, la sua economia si è aperta e negli ultimi anni si è persino rafforzata.

Il Presidente Vladimir Putin ha recentemente affermato che questi sono stati anni difficili sia per il paese sia per coloro che volevano garantire uno sviluppo stabile per superare le difficoltà che sono sorte dall’economia mondiale, e nonostante ciò il governo ha fatto tutto il possibile ed anche di più.

L’economia russa è meno vulnerabile a qualsiasi tipo di shock ed influenza esterna e le basi macroeconomiche create negli ultimi anni saranno una buona base per lo sviluppo futuro dell’economia, dal momento che gli investimenti stranieri sono raddoppiati nel 2017 per raggiungere i 19.400 milioni di euro, il livello più alto negli ultimi quattro anni, ha aggiunto Putin.

Il quotidiano Izvestia ha indicato che per la prima volta nella storia contemporanea del paese c’è stato un generale calo dei prezzi, ad agosto i beni e i servizi sono calati di prezzo dello 0,5% e, a settembre, dello 0,1% per la restrizione della politica monetaria e creditizia. Altri fattori che hanno contribuito sono stati i buoni raccolti ed il tasso di cambio stabile della valuta russa. In generale, l’inflazione è scesa a livelli inferiori al 4% in 84 delle 85 regioni del paese.

La produzione di alimenti agricoli è aumentata di oltre 5 miliardi di dollari da quando le importazioni dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea si sono ristrette dal 2014, le esportazioni agricole sono aumentate considerevolmente e hanno raggiunto 17 milioni di tonnellate per diventare le prime a livello mondiale.

Per la Russia i riaggiustamenti adottati hanno permesso di sviluppare il suo potenziale, il suo talento e le hanno permesso di crescere non solo nella produzione agricola, ma anche in settori quali le apparecchiature radio, l’aviazione, l’aerospaziale, i prodotti farmaceutici, la costruzione di macchinari pesanti e l’agricoltura.

L’industria, dopo diversi anni di recessione o di lenta ripresa, è cresciuta più velocemente del previsto nel 2017 raggiungendo l’1,2%, il doppio del 2016.

L’industria meccanica è stata la principale del settore, da gennaio a novembre ha realizzato un incremento del 50% divenendo locomotore della crescita dell’economia russa, grazie all’aumento della domanda mineraria, incrementando la produzione di idrocarburi e combustibili a causa dell’aumento dei prezzi di questi prodotti.

La produzione dei carri merci è aumentata del 60,9%, mentre il programma di rinnovamento della flotta ferroviaria ha accelerato la produzione dei carrozze passeggeri al 65,4%.

In questo periodo, secondo i dati ufficiali di Gazprom, le esportazioni di gas sono aumentate dell’8,7% attestandosi a 175 miliardi di metri cubi, mentre la produzione è aumentata del 14,6% raggiungendo 426 miliardi di metri cubi, trainata dall’aumento della domanda in Germania e Austria.

Le imprese tessili hanno goduto di un forte vantaggio competitivo sul mercato interno grazie alla diminuzione delle importazioni e al calo del tasso di cambio del rublo nel 2016, che ha portato ad un aumento del 7,6 %.

Il commercio al dettaglio si è gradualmente ripreso dalla recessione dopo la fine dell’anno con aumenti del 2%.

Tra tutti i comparti dell’economia la performance migliore è stata quella del settore finanziario, che ha registrato un incremento del 5,1%. Inoltre è stato importante il risanamento su larga scala effettuato dalla Banca centrale russa su tre grandi enti del paese: Binbank, Otkritie e Promsviazbank.

Dal 2016 la Russia ha iniziato a ridurre la dipendenza della sua valuta dall’oro nero adottando una regola di bilancio che include l’acquisto di valuta estera a fronte del reddito aggiuntivo accumulato quando il prezzo del petrolio supera i 40 dollari al barile. Se due anni fa la correlazione tra il rublo ed il petrolio ha raggiunto l’80 per cento ora la dipendenza è scesa al 30 per cento.

Inoltre il governo prevede di introdurre sul mercato interno nel 2018 obbligazioni in yuan per un valore di 1 miliardo di dollari per gli investitori cinesi.

Il ministro delle Finanze Anton Sivanov ha spiegato che, mentre Mosca non ha bisogno di emettere obbligazioni in yuan, il suo uso sul mercato russo servirà come strumento alternativo per il prestito nazionale nel caso gli investitori stranieri si spaventino per l’inasprimento della sanzioni.

Le illegali misure economico-finanziarie sono costate a Mosca circa 55 miliardi di dollari di perdite, provocando con la loro introduzione la fuga di capitali, abbassando il volume degli investimenti ed impedendo alle banche di accedere a prestiti stranieri (tutte questioni che sono state superate) mentre l’Occidente ha subito 100 miliardi di dollari di danni a causa delle contro sanzioni imposte dalla Russia.

Il quotidiano britannico The Financial Times ha riconosciuto lo slancio economico che ha raggiunto questa nazione, nonostante l’aberrante posizione occidentale, essendo stata in grado di stimolare lo sviluppo delle sue imprese.

Entro il 2018 si prevede che con la corretta politica applicata dai suoi leader l’economia e l’industria del paese potrebbero raggiungere una crescita fino al 4,5%.

Tutto questo conferma che il gigante eurasiatico è stato in grado di adattarsi alle sanzioni dell’Occidente, superando le dinamiche negative e muovendosi verso un percorso di crescita.