Donbass e Catalogna: una doverosa precisazione

donbass sputnikdi Mauro Gemma

Girano in rete impropri paragoni tra la dichiarazione di indipendenza della Catalogna e la creazione delle repubbliche popolari nel Donbass.

E’ opportuno precisare che, al contrario di quanto è successo in Catalogna con la rivendicazione dell’indipendenza dalla Spagna, la richiesta iniziale delle regioni russofone dell’Est dell’Ucraina era quella dell’autonomia nell’ambito dello stato ucraino* (nato, questo, da una decisione, presa dai nazionalisti ucraini in combutta con Eltsin dopo il suo colpo di Stato, che ha violato la decisione espressa, a grande maggioranza, dal popolo della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina di rimanere nell’URSS, attraverso il referendum del marzo 1991) e, in particolare del rispetto della lingua, della cultura e dell’identità peculiare delle sue popolazioni, a grande maggioranza russe e russofone. E ciò avveniva in conseguenza delle prime misure approvate dal governo golpista che si proponevano di impedire persino l’uso della lingua russa.

E’ stato in seguito al rifiuto di accettare le richieste avanzate e allo scatenamento di una repressione armata senza precedenti (appoggiata da USA/UE/NATO) contro il popolo antifascista della Novorossija che è stato avviato il processo che ha portato alla proclamazione delle repubbliche popolari attraverso un referendum. E ancora oggi, lo stesso Partito Comunista di Ucraina si sta battendo con coraggio contro l’isteria nazionalista della giunta golpista di Kiev per ottenere un assetto federale dello stato, rispettoso di tutte le autonomie, le culture e le identità, con l’attribuzione al russo dello status di lingua ufficiale. Forse è troppo tardi per giungere a una simile soluzione della questione, ma questa rimane la posizione ufficiale dei compagni comunisti ucraini.

Inoltre, c’è anche da rilevare che la stessa Federazione Russa continua a considerare l’Est dell’Ucraina parte del paese confinante e non ha mai avanzato alcuna richiesta di annessione (al contrario di quanto è avvenuto in Crimea, una regione storicamente russa che solo negli anni 50 dello scorso secolo venne consegnata da Krusciov alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, pur nell’ambito dell’URSS, che con un referendum è tornata alla Russia).

Ragion per cui, si può pensarla come si vuole dell’indipendenza della Catalogna, anche scambiando lucciole per lanterne e pensando che siamo di fronte alla creazione del Venezuela bolivariano in Europa occidentale. Ma per cortesia, non si metta di mezzo il Donbass. O almeno, prima di parlarne, se proprio non si vuole studiare, almeno ci si informi.

* “Nella notte del 22 febbraio 2014 decine di patrioti del Donbass sono intervenuti in difesa del monumento a Vladimir Lenin, simbolo dei lavoratori di Donetsk, e non hanno consentito ai fascisti ucraini di portare a compimento la demolizione della statua. Insieme ai difensori del monumento c’erano anche i comunisti, che per primi avevano organizzato e allestito una tendopoli. Vicino al monumento decine di migliaia di persone hanno organizzato manifestazioni di condanna del colpo di stato a Kiev. I partecipanti all’azione hanno avanzato alle autorità la richiesta di svolgere un referendum sulla struttura federale dell’Ucraina, che permettesse di garantire un corso di politica estera basato sulla collaborazione con i paesi della CSI, e in primo luogo con la Federazione Russa. Ma Kiev e la dirigenza della regione di Donetsk non hanno voluto ascoltare la richiesta del popolo” (dalle tesi programmatiche del Partito Comunista della Repubblica Popolare di Donetsk)