Accadrà in Venezuela ciò che Chávez aveva denunciato per la Libia?

chavez gheddafidi Misión Verdad | da misionverdad.com

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Prima e durante l’aggressione internazionale che l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) scatenarono contro la Libia, il Presidente Hugo Chávez aveva in varie occasioni avvertito sulle peculiarità di quel processo.

In uno dei suoi interventi
 aveva commentato la sorpresa di Muammar al-Gheddafi per il tradimento dei leaders che sostenevano di essere suoi amici, concentrando la sua riflessione sulla voracità di petrolio negli Stati Uniti (il 5% della popolazione che consuma il 20% della produzione mondiale ) come sulla dittatura del dollaro.


Congelamento dei fondi e manifestanti pacifici

Aveva anche accennato al presunto congelamento dei “conti di Gheddafi”, osservando che si trattava in realtà del saccheggio dei conti della Libia, che si avvicinavano a 200 miliardi di dollari, l’equivalente di 4 anni di produzione di petrolio nel paese. Oltre al combustibile fossile, le finanze, l’economia e le risorse naturali della Libia hanno sempre allettato gli Stati Uniti e i loro alleati.

Chávez si era interrogato sul destino delle riserve internazionali libiche affermando che la motivazione alla base della distruzione di quel paese era il tentativo del capitalismo di rimediare al suo pieno collasso. L’esigenza era così evidente che i fondi libici furono “congelati” nelle casse di attori finanziari come Goldman Sachs, Société Générale SA, Carlyle Group, JP Morgan Chase, Och-Ziff Capital Management Group e Lehman Brothers Holdings, quasi tutti responsabili della bolla finanziaria del 2008.

In un’altra occasione
, già malato, il leader della Rivoluzione Bolivariana aveva riflettuto sul ruolo dell’industria mondiale dei media prima della guerra scatenata in quello stesso paese, in cui è stata condotta un’operazione mediatica volta a trasformare i gruppi terroristici armati in “ribelli” o “manifestanti”. Aveva anche fatto riferimento al modo in cui i gruppi che esercitavano il ruolo destabilizzante erano stati supportati da un ciclo informativo autoalimentato dai mass media insieme alle ONG per i diritti umani, allo scopo di costruire la narrazione di uno “stato fallito”.


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I cosiddetti “pacifici manifestanti civili” divennero una scusa per l’intervento militare; erano armati e, quando questo fu più che evidente, iniziarono a presentarsi come “forze ribelli”. È anche nota la campagna mediatica che venne scatenata contro Gheddafi, definito un assassino per aver affrontato le azioni di quei gruppi di mercenari che avevano sequestrato interi territori e frammentato il paese.

Prima di queste precisazioni, Chavez aveva dichiarato che non rispondeva al vero la storia di chi lo aveva accusato di aver ordinato l’uccisione di manifestanti nell’aprile 2002 durante il colpo di stato guidato da Washington, e, in una rete presidenziale, aveva chiesto: “Chi condanna Stati Uniti per più di 1 milione di morti innocenti in Iraq, in Afghanistan, nel mondo intero? “.

Obiettivo: Africa

Oltre a evidenziare l’interesse per le riserve di petrolio e acqua, il leader della Rivoluzione Bolivariana aveva affermato che l’interesse geopolitico per la distruzione della Libia aveva a che fare con il suo impegno per “l’unità dell’Africa”, attraverso il sostegno ai paesi più poveri di quel continente. Sebbene l’appropriazione della ricchezza finanziaria e materiale della Libia fosse l’obiettivo immediato della guerra della NATO nel 2011, l’obiettivo più ampio della guerra criminale veniva perseguito con la lotta per controllare il resto del continente africano e le sue enormi ricchezze.

Fondamentale e strategico era fermare il progetto e le ambizioni di Gheddafi di unificare il continente africano sotto la guida della Libia, il cui sviluppo e progetto politico costituivano un ostacolo alla ricolonizzazione del continente africano. Solo nel caso dell’acqua: potenti multinazionali, tra cui quelle americane e francesi, hanno cercato di privatizzare l’acqua dolce e controllare il sistema acquifero della pietra arenaria della Nubia che sosterrebbe lo sviluppo di paesi vicini come il Ciad, l’Egitto e il Sudan.

Per attuare il suo piano, Washington prima incoraggiò un conflitto usando i paesi intorno alla Libia per cercare un casus belli per l’azione militare, mentre si occupava delle esigenze logistiche dei gruppi di opposizione controllati dalla CIA che avevano lanciato una campagna di sabotaggio contro l’economia, le infrastrutture e il governo.

Nel frattempo i settori del governo, della sicurezza e dell’intelligence della Libia venivano infiltrati, e si manifestavano gli obiettivi imperialisti di Washington, Londra, Parigi e Roma esistenti fin dalla seconda guerra mondiale, per cercare di dividere la Libia in tre territori coloniali.

D’altro canto, in questo contesto è importante ricordare che Chavez e Gheddafi erano stati gli architetti del Vertice Sud America-Africa (ASA), il cui primo incontro si era tenuto sull’isola di Margarita nel 2010, un anno prima del invasione della Libia.

Diplomazia dello stato profondo: menzogna e tradimento

Oggi è noto che le vittime di quegli eventi sono state presentate come gli aggressori nel conflitto mentre le forze del Consiglio di transizione, gonfiate da mercenari e combattenti stranieri, torturavano, violentavano e uccidevano i civili e coloro che ostacolavano la loro avanzata aiutata dai bombardamenti della NATO e dei paesi del Golfo.

I giornalisti fungevano da informatori sugli obiettivi e i posti di blocco, mentre le organizzazioni “per i diritti umani” facevano parte di una rete che giustificava l’aggressione diffondendo menzogne sui mercenari, i supposti attacchi degli aerei militari libici contro i civili e i massacri di civili commessi dal “regime” “di Gheddafi, come si è visto con la montatura di un attentato nella Piazza Verde di Tripoli, la capitale libica, costruita dalla rete del Qatar Al Jazeera.

Questa rete di menzogne che fu presentata al Consiglio per i diritti umani presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra e poi consegnata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a New York, servì da base per la guerra contro la Libia. Queste menzogne furono accettate senza alcuna indagine avviata dalle Nazioni Unite o da qualsiasi altra organizzazione internazionale. Qualsiasi richiesta libica di squadre investigative internazionali venne ignorata.

Da quel momento in poi la NATO ha usato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per lanciare la sua guerra di aggressione contro la Libia con il pretesto di proteggere i civili e far rispettare una zona di interdizione al volo nel paese arabo. Sebbene non sia stato ufficialmente accettata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la dottrina della “Responsabilità di proteggere” (R2P) è diventata il nuovo paradigma per gli interventi militari della NATO. Gli attori del cosiddetto Stato Profondo (Deep State) come Elliott Abrams e il Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC), si sono uniti ad altri “neocons” per trasformare la Libia in un protettorato africano debole e diviso.

Va rilevato che, alcuni anni prima della sua persecuzione e e del suo assassinio, Gheddafi aveva favorito un riavvicinamento della Libia agli Stati Uniti e all’Unione Europea, e quindi sembrava impensabile che Washington e qualcuno dei suoi alleati si stessero preparando a rovesciare il governo libico quando i legami commerciali tra Libia e Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Francia, Spagna e Turchia (allora un alleato occidentale) avevano registrato uno sviluppo dal 2003.

Gli analisti parlano del ruolo centrale del leader libico nel ridurre la migrazione attraverso il Mediterraneo che aveva causato così tanti morti, dal 2012, di africani all’inseguimento del “sogno europeo”. In questo senso, il lavoro di Gheddafi era andato incontro alle richieste sulla migrazione dell’Unione Europea.

Ciò che Chavez ha visto accadere

Nel momento in cui assisteva a simili aggressioni contro il Venezuela, il Comandante Chávez aveva evidenziato molti degli eventi che si sono verificati sia negli ultimi anni che nei giorni più recenti. Egli sottolineava in ogni momento il ruolo del Venezuela nell’unione dell’America Latina e dei Caraibi negli spazi di convergenza programmatica come l’ALBA-TCP, o in altri in cui la confluenza di stati è più ampia, come Unasur e Celac.

In questo contesto, Chavez aveva affermato in un Consiglio dei ministri che la formazione di un Consiglio di transizione in Libia, riconosciuto dagli Stati Uniti e dai paesi europei, distruggeva le basi del diritto internazionale. “Questo è molto pericoloso, come ho detto ad altri presidenti, perché domani potrebbe toccare a uno di noi”, aveva sottolineato il Comandante in quel momento.

Oggi quel presagio sembra il più reale possibile, e risponde a un modello di intervento, progettato come in Libia, per distruggere un perno dell’integrazione regionale come il Venezuela. E’ necessario come con Gheddafi, che il Chavismo cada, così che gli Stati Uniti possano consolidare il proprio tentativo di ricolonizzare il continente.

Vanno, d’altra parte, responsabilmente sottolineate le differenze che esistono tra i due contesti e l’equilibrio sfavorevole per gli Stati Uniti sul terreno geopolitico globale. Ciò non rende questa minaccia meno credibile, ma rende più lontana la possibilità di realizzare questo tipo di piani in Venezuela.