Intervista al ministro degli Affari Esteri del Venezuela

Jorge Arreazaa cura di “Avante”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Marx21.it

In un’intervista concessa al settimanale Avante!, il ministro degli Affari Esteri Venezuelano, Jorge Arreaza, attribuisce al boicottaggio e alle sanzioni imperialiste le difficoltà del paese, ribadisce quanto sia stata falsificata la situazione economica, sociale e politica mettedo in evidenza gli obiettivi di questa campagna, e valorizza il ruolo della solidarietà degli “amici e fratelli” della Rivoluzione Bolivariana.

“La vostra solidarietà è inestimabile”


Ci può descrivere la situazione economica e sociale in Venezuela e come in essa si rifletta il boicottaggio imposto dagli Stati Uniti e dall’oligarchia locale?

La guerra economica si è intensificata dopo la morte del comandante Hugo Chávez. Più recentemente, il calo del prezzo del petrolio ci ha colpito in modo particolare, in considerazione della dipendenza che abbiamo da queste entrate. La riduzione del prezzo non è stata opera della “mano invisibile del mercato”, ma è stata imposta dagli Stati Uniti, attraverso un eccesso di offerta, per colpire paesi come la Russia, il Venezuela e l’Iran.

Il boicottaggio statunitense ha ricevuto un nuovo impulso con il decreto firmato dall’allora presidente Barack Obama, nel marzo 2015, in cui venivamo accusati di rappresentare “una minaccia straordinaria alla sicurezza degli Stati Uniti”. Donald Trump ha ulteriormente inasprito le sanzioni.

Da allora, il sistema bancario internazionale rifiuta le transazioni e il credito al Venezuela. Dobbiamo affrontare difficoltà estreme per effettuare acquisti nel mercato internazionale e quando riusciamo a farlo paghiamo prezzi ben al di sopra della media per i beni e i servizi di cui abbiamo bisogno. Vendiamo il nostro petrolio, ma il denaro che ci è dovuto per tale operazione commerciale corrente rimane bloccato.

Per agirare il boicottaggio e le sanzioni, abbiamo stipulato accordi con la Russia, la Cina e l’India. Vendiamo loro petrolio e compriamo beni e servizi.

Come è facile dedurre, tutto ciò rappresenta un condizionamento quando si tratta di fissare i prezzi di ciò che stiamo importando, con ripercussioni sulla nostra economia.

Le misure per aggirare la guerra economica dell’imperialismo non producono effetti immediati. Tuttavia, la situazione generale dell’approvvigionamento in Venezuela è oggi molto migliore rispetto a due, tre anni fa. Ci sono problemi economici derivanti dal boicottaggio, dalle sanzioni statunitensi, ma non esiste assolutamente una crisi umanitaria. Affermarlo è falso.

La diffusione dell’idea che il Venezuela è immerso in una crisi umanitaria mira a giustificare un intervento militare. Il principio della non ingerenza negli affari interni di un paese sovrano è uno dei pilastri del diritto internazionale. Formalmente, questo principio può essere solo superato in caso di emergenza umanitaria. E’ ciò che l’imperialismo pretende: diffondere l’idea di un’inesistente crisi umanitaria per giustificare l’intervento in Venezuela con carri armati, bombardandoci con missili.

Teme che con l’avvicinarsi delle elezioni provinciali, municipali e presidenziali in Venezuela assisteremo ancora ad esplosioni di violenza golpista?

La sconfitta politica della destra nelle elezioni per l’Assemblea Costituente, l’anno scorso, è stata così travolgente che essa non è ancora in grado di riprendersi. Sono divisi, soprattutto perchè una parte dell’opposizione parteciperà alle prossime elezioni, mentre un’altra no.

Coloro che non partecipano all’attuale processo elettorale si muovono in riunioni con Rajoy, Macron, con l’Unione Europea e chiedono sempre più sanzioni contro il proprio popolo. Una follia! Rappresentano un settore violento, ben finanziato, ma una minoranza.

In questo suo giro internazionale ha indirizzato diversi inviti a paesi e organizzazioni perché partecipino come osservatori alle prossime elezioni in Venezuela. Si vuole in tal modo contrastare l’idea che il Venezuela non è un paese democratico, come viene insinuato?

Eminenti personalità ed entità internazionali definiscono il sistema elettorale venezuelano come quasi perfetto. Tuttavia, nel dialogo con l’opposizione realizzato nella Repubblica Dominicana, si è stabilito che inviteremo per le elezioni una delegazione delle Nazioni Unite, guidata dal suo Segretario generale António Guterres.

Nel frattempo, abbiamo invitato la rappresentante dell’UE per la politica estera e altri titolari ed ex titolari di alte cariche. Per noi, più osservatori arrivano, meglio è. Una cosa è certa: in Venezuela non succederà come in Honduras, dove il candidato sconfitto assume l’incarico sulla base di una provata frode. Debitamente avallata da Washington, è naturale.

Perchè ci sono partiti che si sono esclusi dalla competizione elettorale?

E’ una domanda a cui solo loro possono rispondere. Non hanno partecipato al suffragio per l’Assemblea Costituente. Hanno scommesso sulla violenza e sono stati sconfitti. Hanno partecipato alle elezioni per i governi di 24 stati, ma la Rivoluzione Bolivariana ha ottenuto la maggioranza in 20. Sono stati sconfitti.

Nel dialogo che ha avuto luogo nella Repubblica Dominicana, davanti al capo di Stato Danilo Medina, l’ex primo ministro della Spagna, Rodríguez Zapatero, e rappresentanti di paesi che non sono certo sostenitori della Rivoluzione Bolivariana, i rappresentanti dell’opposizione si sono impegnati a rispettare le elezioni e i loro risultati. Al momento della firma del documento, hanno chiesto un altro mese al presidente Nicolás Maduro. Egli ha accettato. Alla fine di questo periodo, si sono rimangiati quanto detto, rifiutandosi di sottoscrivere il testo.

Non tutti si sono comportati allo stesso modo. Henri Falcón, un importante leader dell’opposizione, è candidato alla presidenza e ha percorso tutto il paese senza alcun impedimento, in completa libertà di movimento e di espressione. Per quanto riguarda coloro che non partecipano, credo che abbiano ricevuto ordini dall’impero di proseguire con la litania della “crisi umanitaria” e della “narco-dittatura”.

Quali sono le prospettive delle forze bolivariane per le prossime elezioni?

Nonostante i problemi economici, osserviamo una grande consapevolezza tra i venezuelani. Molti di coloro che hanno espresso un voto di protesta nelle elezioni per l’Assemblea Nazionale sono rimasti scioccati dal fatto che l’opposizione, abusando della maggioranza in parlamento, abbia tentato di montare un colpo di Stato istituzionale invece di contribuire alla risoluzione dei problemi.

In Venezuela risiede una grande comunità portoghese e di discendenti da portoghesi. Che cosa si può dire di loro?

Di tutte le comunità europee, la portoghese è quella che meglio si è integrata in Venezuela. Ci sono portoghesi in tutti i quartieri. Senza dimenticare la loro origine, si sono fusi con i venezuelani. Sono lavoratori e imprenditori, sono presenti in tutti gli strati sociali e nella battaglia per il superamento della crisi a fianco della maggioranza del popolo venezuelano.

Ha incontrato una delegazione del PCP guidata dal Segretario generale e ha seguito una riunione promossa dal movimento della pace. Come giudica la solidarietà con il Venezuela e il suo popolo?

E’ indispensabile e tanto più straordinaria in quanto si esprime nel mezzo di una intensa offensiva politico-ideologica, che comprende una campagna mediatica di menzogne e travisamenti in merito alla situazione concreta. Un paese che ha le più grandi riserve mondiali di petrolio e che si trova a pochi chilometri dalla maggiore potenza imperialista, come è il caso del Venezuela, può solo resistere contando sui propri amici e fratelli. La vostra solidarietà è inestimabile.