Vice ministro assassinato in Bolivia: Evo Morales denuncia la cospirazione

evo morales tv assassinioRedazione di Resistência

Traduzione di Marx21.it

Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha dichiarato che l’assassinio del vice ministro dell’Interno, Rodolfo Illanes, per mano dei cooperativisti minerari, rappresenta una cospirazione politica contro la nazione sudamericana. Gli assassini hanno sequestrato, torturato e ucciso Illanes il 25 agosto, nella località di Panduro a 186 chilometri da La Paz, mentre il vice ministro stava cercando di intavolare un dialogo.

“Siamo di fronte a un complotto permanente”, ha avvertito Morales in una conferenza stampa organizzata nel Palazzo del Governo.

I punti della discordia

I principali punti della discordia dei proprietari delle cooperative che hanno assassinato il vice ministro, riguardano la difesa da parte del governo boliviano della Costituzione del paese, che proibisce la vendita dello sfruttamento delle miniere al capitale privato, mentre i cooperativisti chiedono che questo punto sia revocato e di poter negoziare le proprie concessioni anche con le multinazionali. Un altro fattore di divisione è la legge proposta dal governo che permetterà che i lavoratori delle cooperative creino sindacati.

“Noi lottiamo per le risorse naturali, ed esse appartengono al popolo boliviano; si tratta di una provocazione e il popolo non cederà, noi non consegneremo le nostre ricchezze a imprese straniere”, ha assicurato Morales.

“Speriamo – ha detto – che gli autori materiali e intellettuali dell’assassinio del vice ministro dell’Interno siano assicurati alla giustizia, lo speriamo contro coloro che difendono la privatizzazione”.

“Vogliono usare il trucco delle cooperative, forma di associazione esentata dal regime impositivo, per attrarre le imprese transnazionali e consegnare a queste le risorse minerarie che appartengono al popolo”, ha dichiarato Evo.

“Esigono anche altri privilegi per le cooperative minerarie come l’azzeramento delle imposte per l’importazione di macchinari e attrezzature, una sovvenzione statale sul consumo di elettricità, eliminare gli obblighi ambientali ed espandere le proprie aree di lavoro per potere sottoscrivere contratti di associazione con imprese straniere”, ha denunciato il presidente.

I mezzi di comunicazione alimentano l’odio

Evo Morales ha accusato alcuni strumenti di stampa di aggiungersi alla corrente di menzogne manifestatasi fin dall’inizio della vicenda “che ha portato il lutto alla famiglia boliviana”. Questi organi informativi contribuiscono a sconvolgere il paese, ha affermato il primo presidente indigeno della nazione andino-amazzonica. Morales ha definito come falsi dirigenti gli impresari minerari che si spacciano come leader del settore e che hanno ingannato gli autentici rappresentanti delle cooperative minerarie.

Flagellato

Sono stati anche diffusi i risultati preliminari dell’autopsia di Rodolfo Illanes. Secondo il procuratore di La Paz, Edwin Blanco, il vice ministro ha sofferto traumi cerebrale e toracico oltre ad avere le costole fratturate. “è stata una scena durissima che rivela una vera e propria flagellazione”, ha affermato il procuratore.

I lavoratori condannano l’assassinio

Il leader della Federazione Sindacale dei Lavoratori Minerari della Bolivia (FSTMB), Orlando Gutiérrez, ha condannato l’assassinio.

“A nome della FSTMB condanniamo chi attenta alla vita di un essere umano. E’ tanto più deplorevole questa barbarie, se pensiamo il compagno Illanes, coraggiosamente, era venuto proprio per risolvere il conflitto, cercando di intavolare il dialogo con il settore”, ha ribadito Gutiérrez in una trasmissione di Bolivia TV.

Il dirigente sindacale ha parlato dello scontro provocato dalla direzione della Federazione delle Cooperative Minerarie della Bolivia (Fencomin) che ha invitato al blocco delle strade e all’uso della dinamite, azioni che in settimana hanno causato la morte di due lavoratori del settore.

Avevamo già avvertito che invece di sollecitare la pacificazione, (la Fencomin) si è lanciata in discorsi incendiari. Questo comportamento suscita la condanna del popolo boliviano, ha detto Gutiérrez.

Allo stesso modo, ha definito deplorevoli comportamenti che “non hanno più un significato rivendicativo e attentano direttamente alla democrazia”.

“Tutto ciò è fuori controllo. Molti dirigenti di settori sindacali a livello nazionale rifiutano questa situazione. E’ necessario difendere la stabilità del paese, invece di provocare ulteriori convulsioni, che colpiscono solo i lavoratori del settore cooperativo”, ha affermato.

All’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Rivoluzionari dell’America Latina e dei Caraibi (http://www.resistencia.cc/partidos-comunistas-e-progressistas-fortalecem-unidade-na-luta-anti-imperialista/) i rappresentanti del Partito Comunista della Bolivia hanno denunciato il “barbaro assassinio” come parte dell’offensiva conservatrice che tenta di destabilizzare il governo di Evo Morales.