Pensare il futuro oggi, in Africa

di Carlos Lopes Pereira | da www.avante.pt

donna cestoTraduzione a cura di Marx21.it

Mentre in Portogallo appare uno spettro – quello dell’ingovernabilità di fronte alla crescente resistenza popolare alle politiche di sfruttamento dei lavoratori e di perdita della sovranità nazionale, imposte dal grande capitale e dai suoi governi per volere della Germania e del FMI – arrivano novità dai paesi africani di lingua ufficiale portoghese.

In Angola è iniziata una nuova fase, dopo le elezioni del 31 agosto. I partiti hanno occupato i loro seggi nel parlamento dominato dal MPLA, il presidente della Repubblica rieletto, José Eduardo dos Santos, si è insediato e, coadiuvato dal nuovo vicepresidente, Manuel Vicente, ha formato un governo di continuità e rinnovamento.

I dirigenti angolani vogliono proseguire nel consolidamento della pace e della coesione nazionale, nella costruzione della crescita economica e dello sviluppo. Il governo del MPLA ha stabilito quali obiettivi mantenere la stabilità politica, approfondire la democrazia, promuovere più giustizia sociale, “aumentare la ricchezza nazionale, fare in modo che l’Angola cresca di più e distribuisca meglio”.

In Mozambico, il 4 ottobre si sono commemorati due decenni di pace: nel 1992, a Roma, il passato presidente Joaquim Chissano e il leader della Renamo, Afonso Dhlakama posero fine a 16 anni di una guerra che aveva causato un milione di morti. Una guerra crudele mossa dalla Renamo, con l’appoggio del Sudafrica razzista, contro il Mozambico indipendente.

Ora, nel paese si vive l’euforia del gas, del carbone, delle risorse minerarie, delle opere pubbliche dei grandi affari che coinvolge, da un lato, investitori stranieri e, dall’altro, settori della borghesia nazionale emergente.

Il Frelimo al potere ha riunito giorni fa, a Pemba, il 10° Congresso, dove è uscito rafforzato il suo leader e presidente della Repubblica, Armando Guebuza. Il prossimo anno ci saranno le elezioni amministrative e, nel 2014, le presidenziali, che porranno il problema della scelta del candidato del partito, dal momento che Guebuza finirà il secondo mandato e non potrà ricandidarsi.

Il Congresso del Frelimo non ha dato indicazioni su chi sarà l’eletto né tanto meno è stato unanime su altre questioni attuali della società mozambicana. Dirigenti storici come Marcelino dos Santos (che aveva partecipato al Congresso del Frelimo, 50 anni fa, in Tanzania), Jorge Rebelo e Graça Machel hanno dato voce alle preoccupazioni popolari – la necessità di rafforzare l’unità nazionale, “di avvicinare il partito al popolo”, di combattere comportamenti “riprovevoli” e, soprattutto, di lottare contro le disuguaglianze sociali generate da un processo di sviluppo i cui benefici tardano ad arrivare a tutti.

Dalla Guinea Bissau, le novità vengono da New York. Rappresentanti del governo costituzionale – rovesciato dal colpo di Stato militare del 12 aprile – appoggiati dalla Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese (CPLP), hanno cercato di prendere la parola alla 67° Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ma non sono riusciti a ottenerla, silurati dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO), dove pontificano Nigeria, Senegal, Costa d’Avorio e Burkina Faso, che appoggiano i golpisti e le autorità imposte a Bissau.

A Capo Verde, il PAICV ha organizzato una conferenza nazionale per “Pensare il futuro, oggi”.

Al governo dal 2001 e con un mandato rinnovato fino al 2016, il partito guidato da José Maria Neves ha tratto un bilancio positivo del percorso di Capo Verde: “Il paese non è uguale a quello che avevamo 37 anni fa, e neppure 20 anni fa o anche 10. Molte cose sono cambiate in meglio. Quasi tutto è cambiato in meglio. E in tutti i grandi cambiamenti che hanno fatto avanzare Capo Verde, il PAICV ha lasciato un segno indelebile. La leadership del PAICV ha rappresentato un fattore di cambiamento e un vettore di qualità di questo Capo Verde sempre più in via di sviluppo”.

Nel promettere stabilità fino alla fine del mandato, il presidente del partito e primo ministro non ha dato certezze in merito alle questioni interne di partito. Ma il PAICV – che ha convocato il congresso per il 2013, preceduto da elezioni dirette per la leadership – continuerà a governare il paese, cercando di “accelerare l’agenda di trasformazione di Capo Verde”.