Costa d’Avorio. Il golpe francese oscurato dal mainstream

di Daniele Cardetta | da tribunodelpopolo.com

costadavorioNemmeno un anno fa in Costa d’Avorio andava in scena una guerra civile devastante tra le opposte fazioni di Ouattara e Gbagbo che ha provocato migliaia di morti tra i civili ed è terminata con la vittoria di Ouattara ottenuta grazie all’intervento militare francese. I media hanno preferito tacere su quanto successo, forse perchè le Nazioni Unite vi hanno esercitato un ruolo ambiguo e per certi versi inquietante…

Dei conflitti dell’Africa probabilmente all’Occidente malato interessa poco o nulla, figuriamoci a un conflitto vecchio ormai quasi di un anno, ma che ha lasciato segni indelebili nel tessuto sociale della Costa d’Avorio. Stiamo parlando di un Paese che è il primo produttore al mondo di cacao, ma dove il 90% della popolazione non sa nemmeno che sapore abbia il cioccolato perchè costa troppo e quello che si vede nei supermercati è importato e costa cifre proibitive.

 Stiamo parlando di un Paese che ha enormi giacimenti petroliferi sotto l’oceano, e forse proprio per questo la sua “indipendenza” e la sua “sovranità” non è una cosa scontata. Ne sa qualcosa Laurent Gbagbo che il 31 ottobre 2010 era il candidato del Fronte Popolare Ivoriano e che uscì’ vincitore dalle urne su Ouattara con il 38% contro il 32%. Al successivo ballottaggio però, avvenuto il 28 novembre, Ouattara ha annunciato la sua vittoria con il 54,10% dei voti. Gbagbo a quel punto ha contestato il risultato accusando Ouattara di aver organizzato dei veri e propri brogli, e ha deciso di non lasciare la presidenza nonostante le forti pressioni internazionali, Francia in primis. Proprio l’intervento attivo francese avrebbe poi piegato la resistenza dei sostenitori di Gbagbo che si sono arresi l’11 aprile 2011, consegnando la presidenza del paese a Ouattara, e quindi a Parigi. Ouattara infatti era il cavallo vincente scelto da Sarkozy per preservare gli interessi francesi nella regione, e la Francia non ha esitato a partecipare in prima persona alla guerra pur di affossare Gbagbo, che al contrario aveva tutta l’intenzione di liberalizzare il mercato interno rompendo la tradizione del neo-colonialismo francese sulla Costa d’Avorio. Gbagbo infatti poco prima delle elezioni aveva fatto chiaramente capire di non voler accettare la proposta francese per l’estrazione dei giacimenti di petrolio, per quale motivo infatti avrebbe dovuto accettare 50 da Parigi quando Pechino, Brasilia e Nuova Delhi potevano offrire 100, o 200? Evidentemente qualcuno all’ombra della Tour Eiffel non ha digerito il terribile affronto e ha organizzato l’operazione Costa d’Avorio: eliminare Gbagbo e i suoi seguaci, per sempre. Quella della Costa d’Avorio non è stata una semplice guerra civile, come documentato in modo mirabile dal giornalista della Rai,  Silvestro Montanaro, nel suo documentario “La Francia in Nero” che potete visionare qua sotto..

Non è stata solo una Guerra civile dicevamo, ma molto di più. E’ stato un tentativo di genocidio perpetrato dalle etnie e dai soldati favorevoli a Ouattara ai danni dei sostenitori e delle etnie tradizionalmente vicine a Gbagbo. Nel documentario di Montanaro  si sentono testimonianze raccapriccianti di madri che sono state costrette a vedere mentre i soldati di Ouattara decapitavano i loro figli, il tutto mentre le Nazioni Unite, che avevano promesso di garantire la sicurezza dei civili, si tenevano ben in disparte dai luoghi della pulizia etnica. Come se non bastasse Montanaro fa capire che le forze fedeli a Ouattara da sole non sarebbero mai riuscite a vincere la resistenza dell’esercito fedele a Gbagbo,  se non fosse stato per la partecipazione diretta di soldati francesi alle operazioni militari. Testimoni dichiarano di aver visto bianchi dal volto dipinto di nero prendere parte alle battaglie, e il ritrovamento di diverse casse di munizioni destinate alle ambasciate  francesi dei paesi vicini la dice lunga sulle responsabilità del conflitto. Alla fine però Gbagbo è stato rimosso e nessuno ha aperto indagini di alcun tipo su quanto successo in quei mesi in Costa d’Avorio. Il tentativo di imporre la propria sovranità sulle proprie risorse è stato punito in tempo da record e persino il pretesto utilizzato dalla Francia per autorizzare l’intervento “umanitario” è stato artefatto dal momento che Montanaro suggerisce che i servizi segreti francesi potrebbero aver organizzato l’incidente che causò la morte di nove soldati francesi, stabilendo così la condanna a morte per il governo di Gbagbo.

Prove generali per la Siria?  Parlando di Costa d’Avorio infine è lecito toccare un ultimo aspetto, riguardante le modalità con cui si è organizzato il “golpe” ivoriano.  Forse proprio perchè la guerra civile ivoriana è avvenuta qualche mese prima rispetto a quella libica e a quella siriana, è lecito perlomeno porsi il dubbio che sia servita da “laboratorio a cielo aperto” per modalità di intervento da sperimentare poi anche nei paesi arabi. Gli ingredienti infatti li ritroviamo tutti, dai soldati stranieri inviati all’interno del paese da destabilizzare fino alle atrocità commesse sulla popolazione civile e poi addossate all’esercito regolare. Abbiamo anche l’intervento dei servizi segreti e delle forze speciali per evitare un coinvolgimento diretto dei paesi coinvolti, aspetto questo che troveremo uguale in Siria e nelle prime fasi della Libia. Anche le Nazioni Unite con i loro silenzi hanno de facto autorizzato i sostenitori di Ouattara ad andare fino in fondo, un pò quello che succede in Siria dove la Nato ha accusato solo le forze lealiste di violenze, autorizzando così i cosiddetti ribelli a ogni genere di nefandezza. Ora, a distanza di un anno, molte case di cittadini ivoriani rei di aver supportato Gbagbo sono ancora occupate dai sostenitori di Ouattara, che ovviamente non intendono andarsene, il tutto nel silenzio rimbombante del mainstram, che sicuramente ha altro a cui pensare.