La “donna” nella Libia distrutta dall’occidente

LibDonnedi Enrico Vigna

La misura dello sviluppo di una nazione è la maturità politica delle sue donne ed i loro diritti.  
(Muammar Gheddafi)

Il 4 gennaio 2011, pochi mesi prima della aggressione e distruzione della Jamahiriya 
Araba LibicaPopolare Socialista, la 16° Sessione del Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite, aveva deciso di premiarla per l’alto livello di diritti umani nel paese. Dopo il Rapporto del Gruppo di lavoro sulla Libia ( Doc. A/HRC/WG.6/9/L. 13), elogiando il paese in particolare per la sua promozione dei diritti delle donne e civili .74 giorni dopo, 1l 19 marzo,la NATO e gli USAiniziano a distruggerla!


Le donne nella Jamahiriya Libica guidata da Gheddafi, avevano il diritto all’istruzione, ricoprivano incarichi pubblici a tutti i livelli, potevano sposare chi volevano, divorziare, possedere beni e disporre di un reddito proprio. Nel 1969, prima della rivoluzione solo poche donne frequentavano l’Università, mentre nel 2011 più della metà degli studenti universitari della Libia erano donne.

Una delle prime leggi operate da Gheddafi nel 1970 fu sancire con la legge rivoluzionaria del lavoro, la pari retribuzione fra uomini e donne, solo pochi anni dopo la legge simile, che fu approvata negli Stati Uniti. Ogni madre aveva bonus economici per i figli, asili nido gratuiti, assistenza sanitaria gratuita e pensione a 55 anni…In Arabia Saudita e Paesi Golfo è così?

Nella Jamahiriya libica, le donne potevano indossare ciò che volevano e potevano lavorare dove volevano, questo era un grande progresso nella società libica che il popolo aveva realizzato.

Quando una donna libica aveva un figlio, aveva diritto un sostegno economico pari 5000 dollari USA, questo per aiutare lei e il bambino.

Tutti gli sposi in Libia ricevevano 60.000 dinari libici ( 50.000 dollari statunitensi). Con questi potevano così comprarsi beni personali non di prima necessità e a fondare la famiglia. La Jamahiriya forniva anche l’alloggio ai giovani sposi.

Dal 1964, le donne libiche avevano il diritto di voto e di partecipazione alla vita politica. Potevano possedere e vendere proprietà indipendentemente dai loro mariti.

Il governo incoraggiava e invitava costantemente con campagne pubbliche le donne a partecipare alle elezioni e alle istituzioni politiche nazionali. Molte di loro divennero dirigenti del paese:

Fatima Abd al-Hafiz Mukhtar è stata ministro dell’istruzione

Salma Ahmed Rashed segretaria dell’Ufficio popolare delle donne e Ministro del Congresso generale del popolo(vice capo del governo popolare) e infine ambasciatrice presso la Lega delle nazioni arabe.

Altre donne che hanno ricoperto il ruolo di vice capo governo, sono state Thuriya Ramadan Abu Tabrika, Nura Han Ramadan Abu Sefrian, la dott.ssa Shalma Chabone Abduljabbar , Amal Nuri Abdullah al –Safar  poiprima donnaambasciatrice nella storia della Lega Araba,Salmin Ali al-Uraybi e Abd-al-Alim al-Shalwi.

Bukhanra Salem Houda, Ministro della gioventù e dello sport.

Fawziya Bashir al-Shalababi è stata segretaria per l’informazione, la cultura e la mobilitazione di massa. La dott.ssa Huda Fathi Ben Amer ha iniziato come segretaria degli Affari dei Comitati popolari e poi è stata anche presidente del Parlamento arabo di transizione . La dottoressa Salma Shabaan Abdel Jabar è stata segretaria per gli affari femminili.

Nel 1970 fu costituita 
l’Unione Generale delle Donne che nel 1977 divenne la Federazione delle Donne della Jamahiriya. Nella clausola 5 del proclama costituzionale rivoluzionario dell’11 dicembre 1969, alle donne fu accordato lo stesso status, ai sensi della legge, con gli uomini.  

Nel censimento del 1973 le donne costituivano oltre il 20% della popolazione libica economicamente attiva. Per le aree rurali la loro percentuale era del 46 percento.

Tra le donne non contadine agricole, la grande maggioranza erano impiegate come insegnanti. A seguire le donne erano infermiere specializzate e qualificate, ostetriche.

Altri settori con alta presenza femminile erano il lavoro amministrativo pubblico, in banca, grandi magazzini, uffici governativi, e anche nell’industria leggera. Esse ricoprivano ancheposizioni in tutti i settori dell’economia, inclusi avvocati, medici, giudici e posizioni di governo alte.

Prima della rivoluzione, l’educazione delle donne era considerata equivoca, le donne iscritte all’istruzione primaria erano solo tra l’11 e il 19%. Ai sensi dell’articolo 14 della Dichiarazione costituzionale rivoluzionaria del 1969, l’educazione fu resa un diritto e nel 1990 la percentuale era del 48%. Le iscrizioni all’istruzione superiore si attestavano all’8% nel 1966ma raggiunsero il 43% entro il 1996per poi essere pari ai maschi. Nel 2001, il 16% aveva un titolo universitario o superiore e il 48% un certificato di scuola secondaria.  

Le opportunità di movimento sociale verso l’alto del processo rivoluzionario, aumentarono e molte giovani donne istruite e sempre più indipendenti,cominciarono a fondare proprie famiglie, al di fuori delle vecchie tradizioni di matrimoni e convivenze con i suoceri. 

Con la rivoluzione e spose minorenni furono messe al bando e l’età minima legale per sposarsi era di 18 anni, con il diritto della donna di scegliersi il marito senza imposizioni. Dal 1973 le donne libiche hanno ottenuto anche il divorzio. 

Nel 1979 veniva fondata la prima Accademia militare femminile della Libia, che iniziò ad addestrare le donne, formandone da allora migliaia. All’inizio degli anni ’80, dove furono create le “sorelle della rivoluzione“, un corpo specializzato collegato ai Comitati popolari rivoluzionari.  Poi, nel 1984, fu approvata una legge per la coscrizione femminile che prescriveva a tutti gli studenti e studentesse delle scuole secondarie e superiori di partecipare alla formazione militare.

Dopo la “Rivoluzione” è arrivata la NATO e la democrazia

Si potrebbero riempire pagine e pagine di documentazioni e immagini delle atrocità e dei crimini commessi nella nuova Libia. Mi limito a un sintetico e freddo elenco di titoli, presi tra migliaia, di come le donne libiche hanno vissuto il “cambiamento” imposto da NATO e Occidente.

La poetessa libica Aicha Almagrabi fermata da un gruppo di miliziani hanno assalito la sua macchina, picchiato l’autista e minacciato di stuprarla. Il suo crimine: essere sola in una macchina con uomini senza un parente maschio come tutore. “Hai violato la legge di Dio“, le hanno detto i miliziani. (da AP)

Nel 2012, durante una trasmissione TV dal nuovo parlamento, il neo insediato (dalla NATO) presidente Abdul-Jalil ordinò a una giovane presentatrice, Sarah al-Massalati, di lasciare la sala perché non indossava il velo.

Miliziani hanno preso d’assalto una conferenza sui diritti delle donne, tenuta da Magdalene Ubaida e altre attiviste per i diritti delle donne a Bengasi. Gli uomini armati hanno arrestato Ubaida e due suoi colleghi. Quando furono rilasciati e diretti in aeroporto per tornare a Tripoli, furono catturati da altri miliziani e picchiati.

Il mufti, lo sceicco Sadeq al-Gharyani, in un discorso tenuto in una conferenza dal titolo “Lo stato deve porre fine al mescolarsi dei sessi nell’università, deve chiudere questa porta, questa grande porta per la corruzione”, ha detto. Esortando i direttori di scuole e università a separare uomini e donne senza aspettare che lo stato lo imponga.

Sulla questione della Sharia, l’avvocatessa Salwa Bugaighis, ha affermato che “La Sharia è un grande tabù in Libia“.

Minacce alle donne che non si atterranno alle nuove leggi islamiche nella città di Sorman

A Sirte le alunne femmine costrette a indossare l’hijab

Hamida Al-Hadi Al-Asfar , avvocatessa dei diritti delle donne, rapita e poi trovata morta, dopo stupri e torture ripetuti a Zliten

Il Gran Mufti Sheikh Sadeq Al-Ghariani ha emesso una Fatwa che vieta alle donne di sposare stranieri 

A novembre del 2012 facendo riferimento ai due rapporti dell’ UNHRC e CEDAW sulle donne nella Jamahiriya, viene denunciato alle alle NU un drammatico declino dei diritti delle donne nel paese e un appello per porre fine alle violenze e brutalità contro le donne.

Nel 2013 la deputata Awatef Tashani dà le dimissioni, dopo che viene ripristinata una legge esistente prima del 1969, in cui una donna non può opporsi che i mariti possano avere una o più altre mogli.

Un miliziano islamista catturato ammette in una intervista (fornita all’ONU), che le donne e le ragazze vengono sistematicamente brutalizzate e violentate dalle varie milizie, come forma di imposizione del loro dominio nelle zone da essi controllate..

A Tripoli nel gennaio 2012, una ragazza di 17 anni viene violentata e poi uccisa per essersi rifiutata di vestirsi secondo la legge islamica delle milizie fondamentaliste.

E così per migliaia di casi denunciati, ma che mai hanno trovato spazio sui grandi media democratici occidentali.

.Questa invece la LIBIA che non si è arresa e RESISTE

donne libia1

La donna. Dal libro Verde di Muammar Gheddafi

“…La donna è un essere umano e l’uomo è un essere umano. Su ciò non esiste disaccordo né dubbio alcuno. La donna e l’uomo, dal punto di vista umano, ovviamente sono uguali. Fare una discriminazione tra uomo e donna sul piano umano è un’ingiustizia clamorosa e senza giustificazione… 

La donna mangia e beve come mangia e beve l’uomo. La donna odia e ama come odia e ama l’uomo. La donna pensa, apprende e capisce come pensa, apprende e capisce l’uomo. La donna ha bisogno di alloggio, di vestiario e di mezzo di trasporto come ha bisogno l’uomo. La donna ha fame e ha sete come ha fame e ha sete l’uomo… la società umana non è formata soltanto da uomini o soltanto da donne, ma da entrambi, ossia da uomo e donna assieme per legge di natura…

Occorre che la società procuri il lavoro a tutti i suoi individui abili e bisognosi, uomini e donne. Ma ogni individuo deve lavorare nel campo che gli si confà, senza essere forzato sotto arbitrio a fare ciò che non gli si addice. E’ sopruso e dispotismo che i bambini si trovino nelle di lavoro degli adulti. E’ anche sopruso e dispotismo che la donna si trovi nella condizione di lavoro degli uomini. La libertà è che ogni essere umano apprenda le cognizioni che gli si confanno, e che lo qualificano ad un lavoro che gli si addice. Invece il dispotismo è che l’essere umano apprenda le cognizioni che non gli si confanno e lo conducono a un lavoro che non gli si addice. Il lavoro che si confà all’uomo non è sempre quello che si addice alla donna, e le cognizioni che si confanno al bambino non sono quelle che si addicono all’adulto. Non vi è differenza nei diritti umani fra l’uomo e la donna e fra l’adulto e il bambino, ma non vi è eguaglianza completa fra loro per i doveri cui devono assolvere….”