Al 25° Vertice dell’Unione Africana critiche all’Occidente e alle sue ingerenze

25verticeunioneafricanadi Carlos Lopes Pereira | da www.avante.pt

Traduzione di Marx21.it

La crisi nel Burundi, la guerra civile nel Sudan e le critiche all’Occidente hanno segnato il 25° vertice dell’Unione Africana (UA). La riunione si è tenuta il 14 e 15 giugno, a Johannesburg, con un’ampia agenda. I leader di 54 paesi dell’Africa hanno approfondito temi come l’integrazione economica del continente, la libera circolazione, la creazione di una zona di libero commercio. E hanno affrontato questioni legate alla pace, alla sicurezza, alla dignità della donna, alla formazione dei giovani, al miglioramento delle strutture dell’educazione e della sanità, alla lotta alle malattie come AIDS e ebola, all’emigrazione forzata degli africani in Europa attraverso il Mediterraneo. “Queste persone che fuggono dai loro paesi non lo fanno per scelta ma piuttosto per disperazione, nel tentativo di ottenere una vita migliore in altre parti del mondo”, ha affermato la presidente dell’Unione Africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, nella sessione di apertura.

La diplomatica sudafricana, secondo quanto riferisce Angop, si è congratulata con i presidenti del Mozambico, Felipe Nyusi, della Namibia, Hege Geingob, e della Nigeria, Muhammadu Buhari, e pure con il primo ministro del Regno del Lesotho, Pakalitha Mosisili, recentemente eletti attraverso elezioni democratiche. E si è rallegrata per i progressi politici che si sono registrati in Guinea Bissau e nella Sierra Leone.

Il presidente in carica dell’UA, Robert Mugabe, ha tenuto il discorso inaugurale del 25° vertice africano. E senza sorprese, ha criticato con severità i paesi occidentali e alcuni loro dirigenti. Ha avuto parole di biasimo per l’ex presidente nordamericano George W. Bush e l’ex primo ministro britannico Tony Blair per l’aggressione militare, l’invasione e l’occupazione dell’Iraq. Scrive “Jeune Afrique” che il vecchio leader dello Zimbabwe ha affermato che “Little Bush” e  “Little Blair” avevano un’unica idea nella testa quando hanno invaso il paese di Saddam Hussein: impossessarsi del petrolio iracheno. Mugabe ha denunciato anche il francese Nicolas Sarkozy e l’italiano Silvio Berlusconi, comparse minori in questa e in altre avventure militari dell’imperialismo, come la distruzione della Libia da parte della Nato capitanata dagli Stati Uniti.

Affrontando un argomento di attualità in Africa, Mugabe ha criticato i limiti dei mandati presidenziali. “Noi, africani, ci stiamo mettendo una corda al collo quando diciamo che i nostri presidenti possono svolgere solo due mandati. Se i popoli vogliono che i loro dirigenti rimangano più tempo al potere, anche questo è democrazia”, ha sostenuto. In altre occasioni, politici e intellettuali africani hanno criticato l’imposizione agli stati africani, da parte dell’Occidente, di “modelli” democratici che poco hanno a che vedere con le realtà economiche, culturali e sociali e la storia dell’Africa.

Sud Sudan, Burundi e TPI

La crisi in Burundi, il pretesto per un terzo mandato del presidente Pierre Nkurunziza, sono stati presenti nel dibattito del vertice. L’organizzazione panafricana ha richiesto la ripresa del dialogo fra il governo e l’opposizione, per ottenere il consenso sull’organizzazione di elezioni credibili e una risoluzione politica e pacifica della crisi. L’UA ha deciso di inviare immediatamente a Bujumbura una cinquantina di periti militari e osservatori per supervisionare il disarmo delle milizie e altri gruppi. E ha affidato il ruolo di mediatore al presidente della Tanzania Jakaya Kikwete, presidente in carica della Comunità dell’Africa Orientale.

Un altro argomento dibattuto a Johannesburg è stato la guerra civile nel Sud Sudan. Da dicembre 2013, sostenitori del presidente Salva Kiir e dell’ex vice-presidente Riek Machar  conducono violenti combattimenti. Fonti africane segnalano che la carneficina, in un paese produttore ed esportatore di petrolio, ha già provocato decine di migliaia di morti e due milioni di profughi e rifugiati. Alpha Oumar Konaré, ex presidente del Mali, è stato ora investito come inviato speciale dell’UA per tentare di trovare una soluzione al contenzioso. E’ stata chiesta una riunione urgente del “comitato ad hoc di alto livello” per il Sud Sudan, costituito dai dirigenti di paesi delle cinque regioni del continente  – Algeria, Nigeria, Ciad, Sudafrica e Ruanda –, che appoggeranno gli sforzi di mediazione dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD), che raggruppa otto paesi est africani.

Questa riunione dell’UA va segnalata per il fallimento del tentativo del Tribunale Penale Internazionale (TPI) di costringere le autorità sudafricane ad arrestare il presidente del Sudan, Omar el-Béchir, e a consegnarlo all’Aia. Il tribunale lo accusa dal 2009 di crimini di guerra e genocidio commessi nella guerra del Darfur.

Al contrario, diverse voci in Africa accusano il TPI di “perseguire solo dirigenti africani”, identificandolo con uno strumento dell’Occidente per ingerenze nei paesi del continente.