La spirale

di Jorge Cadima, Avante del 29 settembre 2011* | traduzione a cura di Marx21.it

 

eu stracciataAvante è il settimanale del Partito Comunista Portoghese

 

La crisi del centro capitalista si sta aggravando rapidamente. Tutti i giorni si verificano nuovi e importanti avvenimenti. Nell’Unione Europea i piani della “troika” compiono la loro missione: salvare il grande capitale finanziario, aiutarlo a saccheggiare le risorse e le ricchezze dei paesi vittime, aumentare lo sfruttamento dei lavoratori europei. Ma, come il Partito Comunista Portoghese ha sempre avvertito, non solo sprofondano i popoli nella miseria, ma aggravano tutta la situazione economica – e finanziaria – delle loro vittime. Tutti sanno (anche quelli che non lo confessano) che la Grecia non sarà mai in grado di pagare il suo sempre maggiore debito, con la sua sempre più piccola e saccheggiata economia. Il Portogallo è su questa strada. La realtà comincia ad imporsi, in tutta la sua brutale crudezza.

 

Si succedono le dichiarazioni allarmistiche dei centri di comando del grande capitale. La Riserva Federale degli USA parla di “rischi significativi” per l’economia statunitense. La nuova presidente del FMI, Lagarde, parla di “collasso di carattere globale” (“Indipendent”, 24.9.11) e – come se il FMI non avesse niente a che vedere con la situazione – afferma che ci troviamo di fronte ad “una pericolosa fase nuova della crisi” con un “circolo vizioso che sta prendendo slancio” e “ancora troppi debiti nel sistema” (“Guardian”, 15.9.11). Il presidente della BCE, Trichet “riconosce che l’attuale situazione è più precaria di quando collassò [il colosso finanziario USA] Lehman Brothers [nel 2008]” (“Indipendent, 25.9.11). Il ministro delle Finanze inglese, Osborne, afferma che “la zona euro è l’epicentro dei problemi globali”, la qual cosa, pur non cessando di essere vero, non nasconde il fatto che il Regno di Sua Maestà sia (pro capite) “il paese più indebitato del pianeta” (“Indipendent”, 19.6.11). E che gli USA rappresentino l’epicentro della fase esplosiva della crisi in cui il pianeta è sprofondato e il “parassita dell’economia globale”, per usare le parole di Putin (“Reuters”, 1.8.11). Per l’ “Indipendent” (24.9.11) potremmo salvarci solo con un intervento divino: “La gente prega per un miracolo economico”.

 

Questo allarmismo riflette una realtà creata dalle stesse classi dirigenti. Ma serve anche a preparare i popoli alla nuova operazione di rapina che stanno allestendo, in particolare nell’UE. I giornali della settimana scorsa parlavano di un “Piano Geithner per l’Europa – l’ultima ipotesi per evitare la catastrofe globale” (“Telegraph”, 25.9.11). Questo piano prevede un nuovo saccheggio dell’erario pubblico per finanziare le banche private (prime responsabili della crisi): “le banche europee dovranno essere ricapitalizzate con molte decine di migliaia di milioni di euro, allo scopo di tranquillizzare i mercati che un’insolvenza greca o portoghese non precipiterà il sistema in una crisi finanziaria sistemica” (Philip Aldrick in “Telegraph”, 24.9.11).

 

La verità è che il capitalismo non ha una via d’uscita per la sua crisi sistemica. E lo spettro del collasso rafforza le sue tendenze più estremiste e aggressive. Come conferma la realtà dei nostri giorni. La guerra della NATO in Libia è un massacro di civili, dai chiari contorni coloniali. Dopo averla venduta come “intervento umanitario”, oggi i giornali del sistema non hanno vergogna a scrivere titoli come: “Dirigenti ribelli sperano di far arrendere per fame il bastione di Gheddafi a Sirte” (“Telegraph, 28.8.11). O testi come: “Vogliamo salvare i nostri combattenti [..] Entreremo a Sirte senza che occorra tagliare acqua ed elettricità, lasciando che la NATO bombardi in forze la città” (AP, 2.9.11). Detto e fatto: “Libia: la forza aerea britannica compie la sua maggiore incursione aerea fino ad ora”, scrive il “Telegraph” del 16 settembre, quasi un mese dopo che le forze al servizio della NATO avevano conquistato Tripoli con un bagno di sangue, e nel giorno in cui una ONU servile e sucida riconosceva i fantocci del CNT come “governo legittimo”. Cinque giorni dopo, la NATO decideva (con quale autorità?) di prolungare la sua guerra aerea di altri tre mesi. Non c’è neppure più una foglia di fico.

 

La spirale dello sfruttamento e della guerra lascia solo una via di uscita: la resistenza. Nascosta, ma eroica, la resistenza degli abitanti di Sirte e della Libia non è qualcosa di distante. Fa parte della lotta dei lavoratori e dei popoli contro il loro nemico comune: l’imperialismo. Fa parte della lotta che i lavoratori portoghesi porteranno nelle piazze il prossimo sabato.