“I comunisti egiziani non partecipano a un simulacro di elezioni che si propone di legittimare la giunta militare, gli islamisti e le forze controrivoluzionarie”

Traduzione a cura di Marx21.it


egitto elezioni-w350Alla vigilia delle elezioni legislative, il Partito Comunista d’Egitto ha diffuso la seguente dichiarazione:

 

Il Comitato Centrale ha analizzato la posizione che deve adottare la direzione del Partito Comunista d’Egitto in merito alla partecipazione alle elezioni legislative, alla luce della situazione politica, economica e sociale gravissima che conosce il paese, soprattutto dopo le ultime violente repressioni delle manifestazioni popolari.

 

Il Comitato Centrale sottolinea che la situazione attuale nel paese racchiude in sé il pericolo della controrivoluzione e minaccia anche l’avvenire del paese, l’unità nazionale e rischia di allargare il fossato che separa il popolo dalle forze armate. Il Comitato Centrale ritiene che la prima responsabile di di tale situazione drammatica sia la Giunta militare che esercita un potere assoluto nella gestione degli affari del paese. Essa è colpevole per le sconfitte nella gestione della transizione, per gli errori che ha accumulato e che hanno portato al risorgere della controrivoluzione, che si sarebbe dovuto invece eliminare, all’insicurezza endemica, a un caos crescente e all’anarchia. Essa è colpevole per la sua incapacità di assumere misure concrete per allentare le tensioni comunitarie, di assumere misure urgenti di giustizia sociale, di dare risposte alle rivendicazioni delle forze rivoluzionarie, di creare le condizioni necessarie all’organizzazione trasparente del processo elettorale.

 

Più importante ancora, è il fatto che la Giunta abbia creato uno stato di confusione e incertezza che l’ha condotta ad allontanarsi dalla priorità che avrebbe dovuto caratterizzare il periodo di transizione, vale a dire il trasferimento dei poteri. Ciò ha dato il pretesto al prolungamento del periodo di transizione, contribuendo ad alimentare il clima di confusione. Il governo è il primo responsabile di questa situazione, incapace come è stato di onorare le promesse fatte alla popolazione egiziana.

 

Ha anche contribuito alla degradazione della situazione, soffiando sul fuoco delle divisioni, il comportamento tipico dei partiti politici dominanti. La maggior parte di essi ha cercato prima di tutto di difendere i propri interessi, di raccogliere a proprio beneficio i frutti della rivoluzione e di spartire la torta del potere a scapito degli interessi superiori della rivoluzione e della nazione, entrambe ormai minacciate da gravi pericoli.

 

Secondo il Comitato Centrale, le correnti religiose estremiste hanno largamente approfittato dello spazio che è stato loro concesso per rafforzarsi e del lassismo nell’applicazione della legge nei confronti delle pratiche comunitariste di tali correnti che intendono confiscare la rivoluzione, creare la confusione tra politica e religione e fare appello alla creazione di uno Stato teocratico fascistizzante, che ci riporterebbe indietro all’oscurantismo medievale.

 

Alla luce di questi fattori, il Comitato Centrale ribadisce le sue posizioni:

 

1- E’ davanti agli occhi di tutti che il paese è precipitato nel caos e nella confusione in ragione di una sbagliata gerarchizzazione delle priorità durante il periodo di transizione, che ha rafforzato il potere della giunta militare e alimentato l’onda di marea dell’islam politico. Si deve a tutti i costi cambiare rotta, è sempre possibile riorientare il corso della rivoluzione, rimettendola sui binari giusti.

E’ necessario:

 

A- spingere l’attuale governo a dare le dimissioni e formare un governo di salvezza nazionale sulla base di un accordo tra le forze della rivoluzione, che faccia leva sulla volontà popolare e benefici di tutti i poteri necessari alla gestione della transizione, allo scopo di mettere fine all’anarchia e di proteggere i cittadini dal caos e dall’intimidazione e di ripulire le istituzioni statali da tutte le forze della controrivoluzione e dai suoi elementi corrotti;

 

B- elaborare una nuova Costituzione ed eleggere su tale base un presidente e un parlamento, nel rispetto di una calendario appositamente stabilito per un periodo di 6-8 mesi;

 

Tale prospettiva permetterebbe l’uscita del paese dalla situazione disastrosa in cui stiamo per precipitare e accorcerebbe la fase del trasferimento del potere alle autorità civili, contrariamente alla situazione che sta per manifestarsi ora e che porterà a un prolungamento del periodo di transizione ad almeno un anno e mezzo. Tale prospettiva difenderebbe anche il paese dai tentativi di confisca dello Stato in senso religioso e militare.

 

2- Organizzare le elezioni in questo stato di emergenza, con esplosioni spontanee di violenza, l’intimidazione e la non applicazione della legge sul tradimento, che impone il ritiro dalla vita politica degli ex membri del Partito Nazional Democratico (PND), oggi sciolto, a tutti i livelli del potere avrà conseguenze catastrofiche per la rivoluzione e il paese, e collocherà il paese di fronte a un avvenire fatto di incertezza, con una maggioranza probabile per gli eredi del PND e le forze della controrivoluzione. A tal riguardo, occorre sottolineare che l’accordo concluso tra alcuni dei partiti con la giunta militare non offre neppure le condizioni minime per lo svolgimento di elezioni libere e pluraliste, e rivela tutto l’opportunismo di quei partiti che hanno abbandonato gli obiettivi e le speranze della rivoluzione per realizzare le proprie ambizioni.

 

Il Comitato Centrale del Partito Comunista d’Egitto ha dunque deciso di non partecipare alle elezioni legislative. Chiede anche ai partiti e alle forze politiche di assumere la linea più giusta, conforme a posizioni di principio: abbreviare il periodo di transizione, riorientare il corso della rivoluzione per salvarla, dal momento che si tratta di preservare l’unità della nostra patria.