Annessione di terre continua

di Ika Dano

 

muro palestina-w350Il Muro di Separazione annette nuove terre ad un kibbutz su territorio israeliano nel nord della Valle del Giordano. Espropri e Muro stanno completando il quadro di un Israele “dal mare Mediterraneo al fiume Giordano”.

 

Nuova annessione di terre palestinesi confiscate e tagliate fuori dal Muro di Separazione nel nord della Valle del Giordano. Questa volta la terra non va a coloni ma verrà accorpata al Kibbutz di Merav, su territorio israeliano, a sette chilometri dalla barriera. 1 500 dunums (150 ettari) passati dalla parte israeliana del muro, sotto giurisdizione dell’ Amministrazione Israeliana del demanio (ILA). Presentato come il “primo caso” di territorio trasferito ad un comunità sul territorio dello Stato sovrano di Israele, la confisca rimette solo in luce l’importanza strategica della Valle del Giordano.

 

Parte della striscia di terra in questione, patrimonio degli abitanti del vicino villaggio palestinese di Bardallah, era stata dichiarata “zona militare” in seguito all’occupazione del 1967, ed in parte considerata “proprietà degli assenti”, un mezzo legale utilizzato da Israele per espropriare le terre dei palestinesi considerati appunto come assenti dalle loro proprietà. Pratica peraltro definita illegale dalla stessa Amministrazione Civica israeliana, che nel 1997 dichiarava come la custodia della proprietà degli assenti non sia altro se non una forma di protezione delle terre in assenza dei loro proprietari, senza alcun diritto di trasferimento ma anzi in obbligazione di restituire la terra una volta ritornato il possidente.

 

“Quando nostro cugino, emigrato in Canada, é rientrato al paese, gli abbiamo detto che per riavere la terra di suo padre si sarebbe dovuto rivolgere allo Stato di Israele” – dichiara Sami Rajab, un abitante di Bardallah – al quotidiano Haaretz. Ma l’annessione delle terre non é cosa né nuova, né temporanea.

 

La Valle del Giordano é una zona molto fertile per la presenza del fiume e ricca di falde acquifere sotterranee. Secondo dati dell’Istituto di Scienze Applicate di Gerusalemme (ARIJ) fino al 1967 i contadini palestinesi estraevano 10 milioni di metri cubici di acqua per l’irrigazione. Con l’occupazione militare, Israele si é assicurato il controllo della sorgente del Giordano sulle Alture del Golan (siriane), e probito l’accesso a terre ed acqua ai residenti della Valle, sotto completo controllo militare israeliano. L’equazione totale é di mezzo milione di coloni che utilizzano 80 milioni di cm³ di acqua, mentre ai sei milioni di abitanti di Israele spettano due miliardi di cm³ annui. E agli oltre tre milioni di Palestinesi rimangono 286 milioni di cm³, sufficienti ad irrigare solo il 10% della terra coltivabile palestinese.

 

Ritirare l’esercito dalla Valle del Giordano non sará mai parte di alcun accordo di pace coi Palestinesi. Un punto fermo dichiarato apertamente da Netaniyahu a marzo del 2010. Non solo per le sue falde acquifere, ma anche per l’importanza strategica: il Giordano rappresenterebbe la frontiera naturale tra la Palestina e la Giordania, e garantirebbe un accesso autonomo dei Palestinesi ad uno stato terzo.

 

Guardando un pò più ad ovest sulla cartina, tutto fa pensare che de facto Israele sia molto vicino alla realizzazione del sogno sionista di uno Stato ebraico esteso “dal mare (Mediterraneo) al fiume (Giordano)”. Adiacente alla striscia militare della Valle del Giordano, il progetto E1 – 12 500 dunum (1 250 ettari) espropriati ed accorpati alla colonia di Ma’ale Adumim, connettendola a Gerusalemme Est accerchiata dal Muro – spacca in due la Cisgiordania. E crea un asse di continuità tra il territorio israeliano ad ovest della Cisigordania, Gerusalemme Ovest, Gerusalemmem Est occupata ed infine la frontiera con la Giordania.

Per mappe dettagliate http://www.arij.org/eye-on-palestine/maps.html

 

(Fonte: Nena News)