Le ferite aperte del mondo arabo-musulmano

medio oriente mappa 500x333di Francis Arzalier
Collective Communiste Polex

Traduzione di Marx21.it

Nonostante quasi un decennio di guerra e interventi esterni, l’imperialismo occidentale non è riuscito a distruggere lo stato nazionale della Siria, mentre era riuscito a farlo in Iraq e in Libia, con l’aiuto di oppositori per lo più integralisti. Certo, la Siria devastata è stata privata di milioni di persone che sono emigrate, ma i “jihadisti” finanziati dall’Occidente (Stati Uniti, NATO, monarchie del petrolio del Golfo) hanno perso la maggior parte delle loro conquiste. Ma questi terroristi “jihadisti integralisti”, indipendentemente da chi ricevano gli ordini, continuano la loro sporca guerra contro i popoli arabi e musulmani del Medio Oriente e dell’Africa, e i loro stati nazionali, con grande soddisfazione dell’imperialismo occidentale.

Ecco perché non dobbiamo illuderci: è proprio contro i popoli arabo-musulmani che costoro da almeno trent’anni conducono questa guerra feroce, punteggiata da crimini meno irrazionali di quanto si possa credere. Dopo l’Afghanistan c’è stata l’Algeria degli anni 1990, dove i criminali integralisti hanno assassinato e cacciato dal paese migliaia di militanti, distruggendo per decenni i movimenti progressisti, i partiti e i sindacati, con grande soddisfazione della ricca borghesia, e dei dirigenti di Washington e dei loro alleati-servitori di Parigi e Ryad. E la stessa guerra terroristica controrivoluzionaria continua.

Agli “ingenui” razzisti che credono ancora, perché viene loro ripetuto in televisione, che il terrorismo fondamentalista è inerente all’Islam, che è diretto contro i cittadini occidentali, che ogni musulmano nasconde sotto la sua barba o il suo velo un potenziale posatore di bombe nelle nostre strade, è sufficiente opporre la storia e l’attualità dell’Egitto, questa grande nazione massicciamente musulmana, che ancora una volta rappresenta l’obiettivo del terrorismo integralista: il 24 novembre 2017, un commando di 20-30 integralisti (ISIS o altri, poco importa) ben equipaggiati (da quale sponsor?) hanno mitragliato i fedeli in preghiera nella moschea di Bir El Abed (Sinai), lasciando più di 300 cadaveri e altrettanti feriti. E questo è solo un episodio del terrore inflitto al popolo egiziano da questi terroristi “islamisti”, versione contemporanea del fascismo in un paese dell’Islam. Dal 1997, l’Egitto ha subito 15 attacchi criminali di questo tipo: 840 morti ufficiali, alcuni turisti occidentali, alcuni membri della minoranza copta (cristiana), alcuni poliziotti e soldati, ma soprattutto musulmani sunniti, come lo sono 9 egiziani su 10, una guerra risoluta contro la nazione, le sue risorse turistiche, i suoi cittadini più attivi, contadini e operai, mentre il terrore incita il potere a rafforzare la repressione e a smantellare ciò che resta delle libertà politiche e sindacali.

Chi allora trae vantaggio da questi crimini, in un mondo in cui le grandi potenze e i loro uomini d’affari sognano di governare a piene mani, sradicando le resistenze popolari e nazionali?