La sovranità dell’America Latina è ancora una volta in pericolo

golpe militar en chiledi Marco A. Gandásegui h.*

da alainet.org

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Che cosa hanno in comune Dwight Eisenhower, Lyndon Johnson e Richard Nixon? I tre presidenti degli Stati Uniti hanno organizzato campagne per rovesciare governi democraticamente eletti nei paesi dell’America Latina. Nel caso di Eisenhower, organizzò l’invasione contro il governo di Jacobo Arbenz in Guatemala nel 1954. Johnson mandò truppe nella Repubblica Dominicana per impedire al presidente rovesciato, Juan Bosch, di tornare al potere nel 1965. Nixon e il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Henry Kissinger, intervennero in Cile nel 1973 per porre fine al governo dell’unità popolare e assassinare Salvador Allende.

Questi sono tre esempi di una lunga lista di invasioni e interventi degli Stati Uniti per interrompere i processi politici democratici nella regione dell’America Latina. Dobbiamo aggiungere alla lista gli altri paesi – con poche eccezioni – che hanno subito invasioni, colpi di Stato o interventi per oltre un secolo. Nel XXI secolo, si possono aggiungere i colpi di stato “parlamentari” contro i presidenti eletti democraticamente in Paraguay e in Brasile, così come in Honduras.

Attualmente, Washington ha truppe al confine della Colombia con il Venezuela, nello stesso momento in cui cerca di strangolare economicamente il governo del presidente Nicolás Maduro, eletto democraticamente nel 2018. Oltre al blocco, gli Stati Uniti hanno reclutato una dozzina di paesi dell’America Latina e altri quattro governi dell’Europa occidentale in un’offensiva diplomatica contro il governo bolivariano. Le truppe sul confine colombiano-venezuelano rispondono alla minaccia del presidente Donald Trump di mantenere l’opzione militare dell’invasione sul tavolo.

Sarebbe la prima volta nella storia delle relazioni USA-America Latina che Washington scateni un’invasione di terra usando un paese latinoamericano. La modalità è sempre stata marittima o aerea. Gli Stati Uniti hanno sempre usato – prima delle loro invasioni e colpi di stato – una sofisticata operazione di propaganda su scala mondiale per legittimare le loro azioni. Nella maggior parte dei casi ciò è solo servito per assestare il colpo iniziale allo scopo di provocare il crollo. In Guatemala Arbenz fu descritto da Eisenhower come un dittatore assetato di sangue che rispondeva agli ordini del comunismo sovietico. In realtà, Arbenz era un militare in pensione che voleva introdurre una riforma agraria e far pagare le tasse a United Fruit (la multinazionale delle banane). Nella Repubblica Dominicana, Juan Bosch era un intellettuale nazionalista salito al potere dopo la lunga dittatura di Trujillo sponsorizzata dagli Stati Uniti. Bosch promise una riforma agraria che avrebbe influito sulle grandi proprietà di canna da zucchero dei monopoli statunitensi. Salvador Allende, a sua volta, era un socialista che credeva nella democrazia e nella possibilità di mettere un’enorme ricchezza minerale (il rame) al servizio dello sviluppo del Cile. L’errore lo ha pagato con la sua vita e il Cile è stato sottoposto alla più spaventosa barbarie durante i 20 anni di dittatura militare.

In Venezuela, Nicolás Maduro è sottoposto a una feroce campagna di propaganda su scala internazionale che permea tutti i mass media e le reti sociali. Secondo la macchina della propaganda di Washington, che riproduce le “notizie false” quotidianamente negli Stati Uniti, in America Latina e nel mondo intero, Maduro è un dittatore, assetato di sangue, che affama il popolo e ha prigioni piene di prigionieri politici. Invece Maduro è stato eletto presidente, non reprime i suoi avversari politici o ha prigionieri politici, né affama i venezuelani. Al contrario, l’opposizione politica si riunisce nell’Assemblea nazionale e mobilita i settori contrari al governo bolivariano nelle strade. Permette anche a un membro dell’Assemblea di auto-proclamarsi presidente “ad interim” con il supporto degli Stati Uniti.

17 anni fa l’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush aveva avallato un colpo di Stato contro il presidente Chavez che era fallito. Da allora fino ad oggi sono state impiegate enormi risorse per porre fine al governo bolivariano. Trump e i suoi consiglieri hanno lanciato un’operazione orchestrata dall’establishment statunitense un paio di decenni fa: la guerra umanitaria. Anche se sembra contraddittorio, l’idea è di attribuire alla guerra una veste “umanitaria”. Il primo passo è stato quello di bloccare economicamente il Venezuela creando il caos nel mercato nazionale. In seguito, è stata promossa una campagna di “fake-news” per offrire l’immagine di un paese inesistente. In terzo luogo, di fronte al caos economico creato e alla propaganda, si invoca il pretesto di una presunta crisi umanitaria.

La risposta dovrebbe essere quella di inviare ‘assistenza’ umanitaria in Venezuela, mascherando in tal modo la presenza di truppe statunitensi e mercenari di ogni genere. Trump si aggiungerebbe al cupo elenco dei presidenti degli Stati Uniti che hanno più volte violato la sovranità di tutta l’America Latina.

* Marco A. Gandásegui h. è professore di Sociologia all’Università di Panama e ricercatore associato del CELA (Centro di Studi Latinoamericani)