Congo: chi è Tshisekedi?

di Tony Busselen“Solidaire”, settimanale del Partito del Lavoro del Belgio

Traduzione a cura di Marx21.it

 

Il perdente delle ultime elezioni non riconosce la sconfitta. Non c’è da stupirsi, se diamo uno sguardo al percorso del personaggio…

 

Tshisekedi mobutu

1960-1980: alfiere della dittatura mobutista

 

14 settembre 1960: primo colpo di Stato di Mobutu contro il primo ministro eletto Lumumba. Tshisekedi diventa membro del collegio dei commissari che ha rimpiazzato Lumumba, ed è responsabile della giustizia. E’ sotto la sua responsabilità politica che Lumumba sarà spedito in Katanga e assassinato.

 

28 novembre 1965: secondo colpo di Stato, in seguito al quale Mobutu installa definitivamente la dittatura. Tshisekedi entra nel governo di Mobutu e e diviene contemporaneamente ministro dell’Interno, della Giustizia e in seguito del Piano. In quanto membro di questi governi, è politicamente responsabile della repressione sanguinosa dei partigiani di Lumumba. Collaborerà alla redazione del manifesto di Nsele, testo fondamentale dell’ideologia del MPR, il partito unico attraverso cui, per tre decenni, Mobutu dirigerà il paese.

 

1980-1996: relazione di amore-odio con Mobutu

 

Dopo 20 anni di dittatura, gli sponsor occidentali di Mobutu cominciano a porsi dei problemi. Durante le guerre del Katanga nel 1976 e 1977, Mobutu sembra non essere in grado di farcela da solo e il suo regime deve essere salvato dalle truppe francesi. Il banchiere tedesco Blumenthal viene inviato nello Zaire dal Fondo Monetario Internazionale per esaminare da vicino le finanze dello Stato. Il suo rapporto finale è un atto d’accusa contro Mobutu. L’Occidente si mette alla ricerca di una successione politica a Mobutu., ma in piena Guerra fredda non può permettersi di far cadere il dittatore. E’ durante questo periodo che Tshisekedi lascia il MPR e fonda un suo partito: l’UDPS. Tshisekedi si trasforma in una delle principali figure dell’opposizione a Mobutu. Ma si scopre che si tratta di una relazione di amore e odio. Tshisekedi interviene come un avventuriero che si smarca da Mobutu ma cerca l’unità con lui quando serve. Durante il periodo 1991-1996, è nominato a tre riprese Primo ministro, mentre Mobutu resta alla presidenza. Ogni volta, la durata è breve. Nel frattempo, l’economia congolese continua a sprofondare a un ritmo annuale del 5%.

 

1996-2011: “Tutto è meglio di Kabila”

 

E’ la sintesi di quasi tutte le dichiarazioni e azioni politiche di Tshisekedi negli ultimi 14 anni. A fine ottobre 1996, nel momento in cui, sotto la direzione di Laurent Kabila, la vera opposizione al regime mobutista si prepara alla battaglia finale contro la dittatura, Tshisekedi accorre in aiuto di Mobutu. Dichiara che tutta la classe politica deve stringersi attorno a Mobutu. Utilizza la guerra di aggressione del Ruanda e dell’Uganda contro il Congo come uno strumento di pressione allo scopo di isolare Kabila e di tentare la formazione di un governo di unità nazionale. Nel momento in cui la fine della guerra si avvicina, si reca anche a Kigali, capitale del Ruanda, allo scopo di proporre un’alleanza al presidente ruandese Kagame e impedire in tal modo che sia concluso un accordo che non gli consenta di trarne profitto. Invano. Durante il periodo 2003-2006, si rifiuta di partecipare alla vita politica, perché non ottiene il posto di vice-presidente. Nel 2006, lancia un appello per boicottare il referendum sulla Costituzione e le elezioni.

 

Negli ultimi giorni, alcuni congolesi hanno manifestato in molte capitali europee. Con la parola d’ordine: “Kabila deve andarsene! Tshisekedi deve diventare presidente!”. Colette Braeckman (Le Soir) scrive che, nel corso delle manifestazioni nel quartiere di Matonge a Bruxelles, erano presenti congolesi venuti da Londra e da Parigi, che avevano già partecipato il mese precedente a disordini violenti contro, tra l’altro, l’ambasciata del Ruanda. “Durante i disordini di Matonge, spiccavano gli stessi personaggi tra i fautori degli incidenti. E’ lecito domandarsi se non si tratta di una “mano invisibile” che, utilizzando la rabbia dei membri dell’UDPS, tenta di strappare il secondo turno nelle piazze. Lo scopo di questo secondo turno sarebbe quello di costringere il vincitore delle elezioni ad accettare nelle sue file gente dell’opposizione e in nome della riconciliazione nazionale. Non è però la strategia di Tshisekedi che rimane convinto della sua vittoria completa”.