I leader dei socialisti democratici approvano il bilancio militare record di Trump

sanders spesemilitarida jeunescommunistes13.fr

Traduzione di Lorenzo Battisti

Anche in Italia, da diversi anni, si osserva con speranza l’evoluzione della sinistra americana, a partire dalla campagna presidenziale di Sanders o alla vittoria della Ocasio Cortez contro un deputato sostenuto dal Partito Democratico. Un risveglio della sinistra americana, si sostiene, darebbe il là anche a quella europea altrettanto in crisi. Questo articolo spiega come in realtà la sinistra americana rimanga fortemente legata alla visione unica che caratterizza i partiti presenti in Parlamento, cioè quella legata all’eccezionalismo americano, che ha portato in dote guerre coloniali (non dimentichiamo tra le altre cose che Porto Rico tale è ancora oggi), e imperialistiche, anche quando nascoste sotto un velo pseudo-umanitario. La grande divisione tra comunisti e socialdemocratici è sempre stata sulla guerra, sul suo finanziamento o sull’opposizione ad essa. Questa permane ancora oggi, anche verso le forme più radicali di socialdemocrazia. Ringraziamo i Giovani Comunisti francesi per avercelo ricordato. LB

La Camera dei Rappresentanti ha appena approvato il nuovo bilancio del governo Trump, che porta la spesa militare a un record di 738 miliardi di dollari. I Democratici l’hanno approvata a 219 a favore e 16 contro, mentre i Repubblicani hanno votato 132 contro – 65 a favore. In totale il risultato è un ampio accordo a favore di 284 a favore – 149 contro. Il bilancio deve ancora passare attraverso il Senato, che sulla stampa ha già votato a favore.

Questo ulteriore aumento della spesa militare è un bilancio di guerra imperialista e saccheggio, è il bilancio per la guerra contro l’Iran, il Venezuela, la Repubblica Democratica di Corea, per l’accerchiamento della Russia e l’escalation delle tensioni interimperialiste. E’ un bilancio all’altezza delle ambizioni dell’imperialismo nordamericano, eppure i leader dei socialdemocratici americani come Rashida Tlaib e Alexandra Ocasio-Cortez hanno votato a favore. Essi mostrano il vero contenuto di classe del loro movimento: una diversa gestione del capitalismo che non mette in discussione nessuno dei suoi aspetti fondamentali: guerra, disoccupazione e sfruttamento.

Questa corrente politica legata alla “sinistra radicale” ha trasmesso molte illusioni anche tra i lavoratori consapevoli del nostro paese. I nomi di Bernie Sanders e Alexandrea Ocasio-Cortez sono noti in Francia a molti attivisti che aspirano a una vita migliore, un mondo libero da guerra, disoccupazione e sfruttamento, e che hanno una visione positiva di tutti gli sviluppi del movimento operaio all’interno della principale potenza imperialista mondiale, gli Stati Uniti. Per molti che comprendono che il sistema mondiale imperialista è una catena in cui i paesi sono incatenati, è chiaro che indebolire l’imperialismo nordamericano, ancora il più potente del pianeta, indebolisce l’intero sistema e ne facilita il totale rovesciamento.

Sulla base di questa analisi e poiché questo imperialismo è così potente, così radicato nella società nordamericana, ci sono molti discorsi positivi nei confronti del movimento Democratico Socialista, presentato certamente come insufficiente, ma mostrato come un “incoraggiante primo passo”, che può portare ad un risveglio delle coscienze. In particolare, l’anticomunismo storicamente molto forte e profondamente radicato nella società nordamericana è un argomento spesso addotto per “scusare” la concezione del socialismo democratico costruita in opposizione alla dittatura del proletariato, il rifiuto da parte dei suoi sostenitori dell’eredità del socialismo reale, soprattutto dell’ URSS, e infine accettare di sopportare le calunnie anticomuniste della borghesia e tutte le deformazioni della storia che la accompagnano. Questo argomento vede l’evoluzione delle lotte della classe operaia di un paese, la sua coscienza e il suo grado di organizzazione come un processo meccanico, che si muove da livelli qualitativamente tutti uguali: i lavoratori sarebbero “solo” più o meno organizzati, più o meno combattendo, più o meno coscienti.

Con questo ragionamento, qualsiasi evoluzione positiva di uno qualsiasi di questi aspetti deve essere sostenuta. Ma la realtà è che c’è una differenza fondamentale tra il fatto che la classe operaia si organizza all’interno di un partito comunista organizzato secondo i principi marxisti-leninisti e la lotta decisa contro il capitalismo e le guerre, contro l’opportunismo e la pressione ideologica della borghesia, e il fatto che la classe operaia è organizzata in un partito socialdemocratico che la porta alla conciliazione con il capitale e accetta il quadro delle istituzioni capitalistiche come unico orizzonte delle sue lotte, la smobilita dalla lotta di classe e la conduce verso false soluzioni elettorali. Non per niente negli Stati Uniti si sta riattivando una nuova, più “radicale” socialdemocrazia a parole: si stanno sviluppando mobilitazioni nei fast food, tra gli insegnanti, contro la violenza della polizia,….. Con tutti i loro limiti, esprimono una volontà di sviluppo tra le masse di emergere dalla rassegnazione e di agire. E, recuperando immediatamente queste aspirazioni e offrendo loro sterili opportunità sotto la veste di grandi discorsi, questa nuova socialdemocrazia disarma le lotte, le fa fallire e le getta nelle braccia del fascismo a medio termine.

Il processo storico che conduce la classe operaia e gran parte delle masse all’azione rivoluzionaria, al rovesciamento del capitalismo e alla costruzione della nuova società socialista-comunista non può essere riassunto come un semplice aumento del potere delle lotte. Anche se lo sviluppo del capitalismo è accompagnato dallo sviluppo delle forze sociali interessate al suo rovesciamento, questo processo richiede un’azione consapevole e organizzata per trionfare: qualunque sia la forma che la rivoluzione può assumere, non può vincere senza un partito comunista radicato tra gli operai e le masse che la guidino.

L’esperienza della costruzione del socialismo reale nel XX secolo e della sua distruzione dimostra anche che sono possibili inversioni di tendenza, anche se il sistema mondiale imperialista non offre alternative se non la rivoluzione socialista. Quindi la lotta contro il capitalismo deve essere pensata come una lotta sinuosa, che può sperimentare progressi e battute d’arresto, durante la quale a volte un passo avanti porta a tre passi indietro. I partiti socialdemocratici tendono costantemente questa trappola per la classe operaia, abbandonando sistematicamente la lotta fondamentale per il rovesciamento del capitalismo per ottenere piccoli progressi. Nel periodo di declino questo non si traduce nemmeno in guadagni di diritti, ma in perdite meno significative: i socialdemocratici non hanno più nemmeno briciole da offrire, ora si limitano ad offrire solo di essere un po’ meno derubati!

Invece, la posizione dei comunisti è sempre stata quella di lottare con determinazione in tutti gli ambiti della vita (al lavoro, a scuola, nel quartiere, ….) per miglioramenti immediati, collegando questa lotta alla lotta per il definitivo rovesciamento del sistema. Una delle lotte più fondamentali riguarda la guerra, che per più di cento anni è stato uno dei prodotti più abietti del capitalismo, un mezzo per i grandi borghesi per ridistribuire le carte tra di loro, e per annegare temporaneamente la rabbia popolare nel sangue.

Il voto di bilancio dei sostenitori del socialismo democratico dimostra che essi non si oppongono ai fondamenti dell’imperialismo nordamericano. Dimostrano che la loro utilità politica sta dalla parte della borghesia, per alimentare un falso dibattito sui diversi modi di gestire il capitalismo negli Stati Uniti, e per distoglierlo dal dibattito principale: dire che è possibile creare un’altra società di lavoro, in cui la pianificazione centralizzata dell’economia permette di rifocalizzarsi sul soddisfacimento di tutti i bisogni sociali, e di eliminare la disoccupazione, la povertà, la guerra e lo sfruttamento! Va notato che la maggioranza (16 su 19) dell’opposizione al bilancio proveniente dal Partito Democratico non proviene dalla sua sinistra ma dalla sua destra, per ragioni vicine alle molte opposizioni (132) provenienti dai Repubblicani: la parte del bilancio destinata all’assistenza sociale sarebbe troppo grande!

Nessun aspetto del dibattito ha messo in discussione la guerra statunitense e l’imperialismo in sé. Questo ci dimostra che, nonostante la retorica “radicale”, i socialdemocratici non contribuiscono positivamente alla lotta della classe operaia americana. Non possiamo sostenere un simile partito, che non è al suo primo tentativo (Bernie Sanders aveva approvato la provocatoria risoluzione del Congresso che dichiara Gerusalemme capitale eterna di Israele e che trasferisce l’ambasciata degli Stati Uniti, ad esempio). Il nostro ruolo di internazionalisti non è quello di sostenere ciecamente tutti coloro che affermano di combattere a fianco dei lavoratori di altri paesi, ma al contrario di denunciare coloro che affermano di farlo e allo stesso tempo di essere schiacciati dall’imperialismo nordamericano.

Il socialismo democratico non è un’alternativa al capitalismo, è un’alternativa al social-comunismo!