Comunisti russi e comunisti cinesi avviano una cooperazione strategica

cinarussia di Francesco Maringiò

“Nulla predetermina oggi l’asse strategico Mosca-Pechino. La strana coppia resta più strana che coppia. Ma nulla esclude che se gli scenari di guerra su cui si ragiona nelle tecnocrazie cinesi e russe dovessero materializzarsi, dall’intesa germini un’alleanza militare a tutto tondo — perla quale storia insegna non servono affinità elettive né passioni ideali.

Così come si può invece immaginare che Xi e Putin, nell’ora del giudizio, fra la vita e la morte scelgano l’America”.

Così Lucio Caracciolo spiega le relazioni tra Cina e Russia, presentando su Repubblica (6/12/2019, p. 34) l’ultimo numero di Limes. 

Alla visione geopolitica ci permettiamo invece di aggiungere proprio quelle “affinità elettive” e “passioni ideali” che il direttore non considera essenziali per cementare l’alleanza.

Per fissare una data nella storia, è dal 2011 – in pieno apogeo dell’unilateralismo americano – quando è stata fondata l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che questa “strana coppia” ha cominciato a porre le basi per cambiare il corso della storia ed invertire una pericolosa tendenza alla militarizzazione ed all’egemonismo da parte degli Stati Uniti, cominciando ad imprimere un ritmo diverso alla lettura sui vinti ed i vincitori della guerra fredda e sugli equilibri internazionali.

Ma tutto questo è stato possibile anche dalle “passioni ideali”, oltre che dalla geopolitica, che rischia di essere una lettura parziale e limitante delle dinamiche in corso.

Prova ne è l’aumento dei rapporti non solo tra i governi, ma anche e sopratutto tra le forze politiche dei due paesi, come testimonia l’incontro avvenuto tra Song Tao, Ministro degli Affari Esteri del Comitato Centrale del PCC e ed il Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa Zyuganov, che si è tenuto lo scorso 4 dicembre a Pechino.

Nel corso dell’incontro è stato firmato un memorandum di cooperazione tra i due partiti per il quinquennio 2019-2024 con l’obiettivo di dare impulso alla cooperazione tra i due paesi e, come scrivono i cinesi nel loro comunicato, “rafforzare il coordinamento negli affari internazionali e regionali e apportare nuovi contributi allo sviluppo di relazioni di cooperazione strategica globale tra la Cina e La Russia nella nuova era”.

Non è la prima volta che il PCC mette al centro della propria azione l’iniziativa dei partiti politici come motore per la definizione della linea politica degli affari internazionali.

Nel suo intervento, il leader dei comunisti russi ha voluto sottolineare ancora una volta il legame ideologico tra i due partiti perché, congratulandosi con i dirigenti cinesi per lo sviluppo del loro paese, ha sottolineato come questa sia un’eredità del marxismo che riveste un grande significato non solo per la Cina, ma anche per il Partito comunista russo ed i partiti socialisti nel mondo. 

Insomma, non di sola geopolitica ed interessi economici sono fatti i legami che legano Mosca e Pechino e forse, proprio per questo, “la strana coppia” fa paura.