Il Partito Comunista Siriano (unificato) sugli avvenimenti in corso nel suo paese

Comunicato di Husein Nemer, primo segretario


su http://www.solidnet.org | Traduzione a cura di https://www.marx21.it

 

Syria mapHusein Nemer, primo segretario del Partito Comunista Siriano (unificato), uno dei due partiti comunisti (l’altro è il Partito Comunista Siriano) che fa parte del Fronte Nazionale Progressista in Siria (insieme, tra gli altri, al Partito Baath) analizza l’attuale momento della vita politica nel suo paese, pronunciandosi per radicali riforme democratiche, ma allo stesso tempo, nella rete Solidnet, rivolge un appello ai partiti comunisti e operai di tutto il mondo perché si oppongano all’aggressione imperialista in atto contro la Siria.

 

Vi presentiamo una breve analisi degli avvenimenti che si sono sviluppati nel nostro paese, la Siria, allo scopo di mettere in evidenza alcuni fatti, da un lato, e smentire certe menzogne assolutamente inventate e messe in circolazione dai media della propaganda imperialista che prende di mira la Siria.

 

Dopo l’inizio degli avvenimenti nel marzo scorso, decine di catene televisive in America, in Gran Bretagna, in Francia, e alcune anche nel mondo arabo, e centinaia di siti internet hanno lavorato freneticamente per falsificare la realtà su tali eventi, indirizzandosi all’opinione pubblica mondiale con programmi appositi, diffusi giorno e notte.

 

Il presidente americano fa quotidianamente dichiarazioni che fanno riferimento a minacce dirette alla Siria, a un’ingerenza flagrante negli affari interni del popolo siriano. Molti governanti dell’Unione Europea seguono le orme del presidente americano.

 

Le minacce e le ingerenze hanno raggiunto il culmine quando il presidente americano ha proclamato l’illegittimità del regime siriano. Sanzioni severe e ingiuste sono state imposte al popolo siriano e alla sua economia. Più pericolosi ancora i piani che sono stati discussi dalla NATO allo scopo di lanciare ondate di attacchi aerei per molte settimane contro 30 siti strategici in Siria, in modo esattamente somigliante a ciò che è accaduto in Jugoslavia.

 

Alcuni governanti dell’Unione Europea non hanno esitato a fare appello a trattare la situazione in Siria con metodi, che sembrano la copia esatta di quelli usati nella crisi libica, dove decine di migliaia di civili sono stati massacrati, decine di fabbriche e siti economici sono stati distrutti dalle incursioni aeree, mentre nel frattempo, la Libia veniva divisa.

 

Stati membri dell’alleanza imperialista internazionale cercano, con tutti i mezzi possibili, di far adottare una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che condanni la Siria, per farla seguire da risoluzioni successive contro la Siria, in base all’articolo 7 della Carta dell’ONU, allo scopo di legittimare una campagna aggressiva. Grazie all’opposizione della Russia e della Cina, affiancate da Sud Africa, India, Brasile e Libano, i tentativi imperialisti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sono, fino ad ora, stati sventati.

 

Tutti questi intrighi vengono così giustificati:

 

Dei manifestanti sono stati uccisi in Siria, e si è fatto ricorso a metodi repressivi nel trattamento delle manifestazioni,

 

La manipolazione delle insufficienze del regime in Siria, come la mancanza di democrazia e il monopolio esercitato dal potere, allo scopo di fare pressione sul regime perché adotti cambiamenti interni, mentre i cambiamenti interni dovrebbero essere considerati come parte integrante della sovranità di qualsiasi paese.

 

Certo, molte manifestazioni hanno avuto luogo a partire dal mese di marzo, richiedendo riforme sociali, economiche e democratiche. La maggior parte di tali rivendicazioni è stata sostenuta dal nostro partito come la maniera di opporsi alle conseguenze nefaste della messa in opera di misure economiche liberali, uscite dagli accordi raggiunti con il FMI, e della trasformazione della Siria in un’economia di mercato. Gli effetti sono stati molto pesanti sul livello di vita dei poveri e dei ceti medi.

 

La direzione politica del paese è stata costantemente messa in guardia, nella stampa del nostro partito, negli incontri ufficiali e nei memorandum ufficiali, l’ultimo di cinque settimane fa. I manifestanti erano pacifici.

 

Essi sono stati presto manipolati da religiosi fondamentalisti e da gruppi radicali dall’ideologia oscurantista.

 

Da pacifiche, le manifestazioni sono diventate armate, mirando a raggiungere obiettivi che non hanno niente a che fare con le riforme politiche e sociali. Le forze di sicurezza hanno commesso numerosi errori ingiustificabili nell’affrontare le manifestazioni. Decine di civili e di soldati sono stati uccisi. Si sono costituite bande armate, che hanno attaccato proprietà pubbliche e private, e hanno innalzato barricate in alcune città dove hanno preso il sopravvento. Negli ultimi mesi, queste bande armate si sono incaricate di allestire siti armati nelle regioni frontaliere della Siria, da una parte, e della Turchia, del Libano, della Giordania e dell’Iraq per assicurare la continuità dell’approvvigionamento di armi e attrezzature diverse.

 

Comunque, le bande armate non sono riuscite a costituire una base di frontiera stabile. Ciò è costato la vita a centinaia di civili e di soldati, più di 2.000 vittime. Allo stesso tempo, certi avvenimenti sono stati esagerati. I fatti sono stati falsificati. Strumenti elettronici e mediatici sofisticati sono stati utilizzati allo scopo di far passare l’esercito siriano come completamente responsabile di questi eventi, e di sollevare da ogni responsabilità le bande armate.

 

Sotto la pressione degli avvenimenti, il governo siriano ha adottato numerose riforme sociali e democratiche, come: l’annullamento delle leggi di emergenza, dei tribunali d’eccezione e il carattere legale accordato alle manifestazioni pacifiche. Recentemente, sono state approvate una nuova legge elettorale e una legge che consente la creazione di partiti politici. E’ in corso di preparazione una nuova costituzione o una costituzione modificata.

 

Sono state anche approvate nuove leggi nel campo dei media e dell’amministrazione locale.

 

Gli obiettivi delle leggi e delle misure sono: rompere il monopolio del potere esercitato dal partito Baath, per instaurare una società pluralista e democratica, per garantire le libertà pubbliche e private, per contribuire allo sviluppo della libertà di espressione e riconoscere il diritto dell’opposizione all’attività politica pacifica.

 

Malgrado le nostre riserve in merito ad alcuni articoli, consideriamo queste leggi molto importanti. Per più di quarant’anni, il nostro partito ha lottato perché tali leggi venissero adottate. Se queste leggi venissero attuate, potrebbero rappresentare un passo importante in avanti, nella transizione della Siria verso una società democratica e pluralista.

 

Vasti settori dell’opposizione nazionale pacifica hanno accolto positivamente queste misure, mentre l’opposizione fondamentalista e armata continua ad agitare sempre gli slogan del rovesciamento del regime, inasprendo le tensioni tra le comunità.

 

Cercare di dipingere il problema come se si trattasse di una lotta comunitaria o religiosa è una falsificazione flagrante dei fatti.

 

Possiamo riassumere la situazione nel modo seguente:

 

Le tensioni armate nelle città siriane sono diminuite. Le bande armate hanno subito pesanti perdite. Tuttavia, alcune di queste sono in grado di riprendere l’attività.

 

Le manifestazioni pacifiche non sono scomparse e non saranno affrontate con la violenza di Stato, a meno che non siano accompagnate da agitazioni violente.

 

Lo Stato ha invitato l’opposizione nazionale a partecipare a un dialogo politico generale che si proponga di contribuire alla realizzazione della transizione alla democrazia e al pluralismo in maniera pacifica. Il dialogo deve affrontare numerose difficoltà, tra cui la più importante è la pressione dei gruppi armati che si oppongono al dialogo pacifico e a una soluzione pacifica, e che dipendono dal sostegno straniero.

 

Le minacce imperialiste e colonialiste contro la Siria si sono intensificate. Malgrado queste minacce creino grandi difficoltà, dobbiamo essere pronti ad affrontarle.

 

Per quanto riguarda la situazione nel nostro paese, emerge che:

 

I movimenti di protesta si manifestano sempre in forme diverse. Differiscono da un governatorato all’altro. Si può rilevare come la maggior parte dei movimenti parta dalle moschee, delle zone rurali e dei quartieri più poveri per dirigersi verso il centro delle città.

 

I movimenti tra le minoranze etniche o religiose sono rari. Nelle fabbriche, nelle università e nei sindacati non esiste questo movimento.

 

Nei circoli della grande borghesia, in particolare nelle grandi città come Aleppo, Latakia e Damasco, non si avverte movimento.

 

Non esiste alcun movimento tra i clan e le tribù.

 

L’opposizione si compone per lo più di partiti molto diversi. Alcuni sono patriottici, e si oppongono all’ingerenza straniera e alle bande armate. Essa può contare sui Fratelli Musulmani che possono essere considerati come il partito più attivo e meglio organizzato nel paese e all’estero.

 

Ci sono anche molti gruppi tradizionalisti con differenti orientamenti, la cui influenza è chiaramente visibile nei raduni e nelle manifestazioni in diverse regioni. Questi gruppi non nascondono i loro obiettivi prettamente reazionari e settari.

 

Sul posto, i gruppi più attivi e importanti dall’inizio delle manifestazioni sono i coordinamenti locali che comprendono gruppi di giovani privi di orientamento o un’ideologia comune chiara, se non slogan come: “Abbasso il regime!”. Sono vulnerabili alle pressioni esterne e interne.

 

L’opposizione in esilio è composta essenzialmente da intellettuali, da tradizionalisti, da persone che hanno abbandonato il regime, mantenendo alcuni contatti nel paese (Khadam e Refaat Al Assad).

 

Nell’ultimo periodo, queste forze hanno organizzato molte conferenze all’estero (eccetto un incontro organizzato all’hotel Samir Amis a Damasco dall’opposizione interna), con l’obiettivo di mobilitare le forze e coordinare le posizioni. Ma hanno prevalso le differenze ideologiche, politiche come anche gli interessi. Certe forze dell’opposizione all’estero hanno lavorato duramente per ottenere il sostegno delle forze straniere colonialiste.

 

Fino ad ora, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno condotto una campagna internazionale di minacce contro il regime in Siria che cercano insistentemente di imporre sanzioni contro la Siria, in particolare le sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e di altre organizzazioni internazionali, mentre la Russia e la Cina continuano ad opporsi a tali sanzioni e misure. La Turchia ha scelto una posizione opportunista che oscilla in funzione dei suoi interessi regionali e politici. In sostanza, esiste un’unanimità internazionale nell’opposizione alle misure militari indirizzate contro la Siria, come quelle che si sono prodotte in Libia, dal momento che la Lega Araba e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non adottano risoluzioni che aprano la strada a questa prospettiva. Il conflitto su tale questione è feroce.

 

Eccetto il Qatar che gioca un ruolo essenziale nella congiura contro la Siria, esistono differenti opinioni e posizioni nel mondo arabo per quanto concerne la situazione in Siria.

 

Giorno dopo giorno, la situazione economica va deteriorandosi, la pressione sulle condizioni di vita delle masse si intensifica.

 

Il regime si dimostra coerente e offre grandi possibilità. Cinque mesi dopo l’inizio degli avvenimenti, nessuna delle istituzioni fondamentali (il partito, l’esercito, la sicurezza, le istituzioni dello Stato, le ambasciate, le organizzazioni popolari, i sindacati, il Fronte nazionale progressista…) hanno conosciuto divisioni.

 

Naturalmente, il quadro non è statico, e deve essere valutato nei suoi aspetti dinamici, nella sua evoluzione e nel suo sviluppo, giorno dopo giorno.

 

Tra gli scenari possibili:

 

La crisi potrebbe continuare ancora per un lungo periodo, portando ad altre catastrofi, bagni di sangue e sofferenze.

 

Un baratro che potrebbe preludere all’anarchia generale, a una guerra civile o qualcosa del genere, che apra la via a un intervento straniero.

 

Potrebbe prodursi una divisione evidente nell’opposizione, con la conseguenza che una parte di essa si apra a un dialogo serio con il regime per arrivare a un nuovo contratto sociale nel paese.

 

La fine delle divergenze nell’approccio e dell’ “immobilismo” per quanto concerne le forze di regime.

 

Le fuoruscite possibili sono due: sia l’avanzata verso una soluzione politica della crisi che ne renda possibile la fine rapida e definitiva, che il proseguimento del ricorso al trattamento con metodi repressivi della crisi, qualsiasi ne sia il prezzo.

 

E’ difficile prevedere il modo con cui sarà raggiunta la soluzione decisiva.

 

Potrebbero prodursi avvenimenti inattesi, che inducano tutti i partiti a trovare un accordo, o ad accettare un accordo imposto da potenze straniere per aiutare il paese a trovare una via d’uscita dal tunnel in cui si è infilato.

 

Dov’è il partito ora?

 

Per cominciare vorremmo attirare la vostra attenzione sul fatto che il nostro partito aveva inviato un memorandum al comando nazionale alla vigilia della 10° conferenza nazionale del partito Baath nel 2005. Il partito aveva chiesto che lo Stato venisse separato dal partito, che la democrazia e le libertà fossero garantite, che le leggi d’emergenza fossero rimosse, che si mettesse termine al dominio del partito Baath sui sindacati, che la corruzione fosse combattuta, ecc.

 

Inoltre, noi ci teniamo ad aggiungere che il partito ha affermato, in tutti i documenti adottati nell’ultimo periodo, che esso sostiene la posizione nazionale della Siria.

 

Per realizzare questo obiettivo, i bisogni economici, sociali e democratici delle masse popolari devono essere soddisfatti. Noi abbiamo discusso nel dettaglio di queste rivendicazioni nelle nostre conferenze e documenti.

 

Nella sua analisi della profonda crisi attuale, il nostro partito ha indicato chiaramente che la principale contraddizione si trova tra la formula politica di un paese governato da decenni e le rivendicazioni di democrazia, sviluppo sociale, economico e culturale di cui ha bisogno la Siria.

 

L’essenza della nostra posizione è che questa formula politica si basa sul monopolio dell’autorità del partito Baath e sulla tutela che esercita nei confronti del movimento popolare e delle sue organizzazioni. Questa formula ha portato alla decadenza e alla burocrazia, e alla corruzione dell’apparato dello Stato. Di conseguenza, i piani di riforma economica e sociale devono essere presi in considerazione e adeguati alle esigenze di progresso.

 

In breve, il nostro partito ritiene che il fondamento della crisi attuale risieda nel divario tra la struttura del regime e i compiti che deve affrontare la Siria. Nello stesso tempo, il partito insiste sul fatto che il nemico e le forze imperialiste stanno facendo del loro meglio per utilizzare questo divario interno per rendere possibile la cospirazione contro la Siria, e utilizzarla come un cavallo di Troia per metterla al servizio del suo ben noto obiettivo, come abbiamo illustrato sopra.

 

In conseguenza, il Partito Comunista Siriano (unificato) non ha una posizione neutra rispetto all’alternativa necessaria, da una parte, e sui mezzi necessari per raggiungere tale obiettivo, dall’altra.

 

Una soluzione politica che passi attraverso il conseguimento di riforma autentiche e radicali è la sola via d’uscita dalla crisi. Le misure repressive non fanno che sviluppare i fattori di crisi, approfondendoli ancora di più, svuotando del suo significato il contenuto delle riforme.

 

Noi affermiamo che la situazione attuale rende necessario un dialogo costruttivo e leale tra tutte le forze patriottiche e oneste, indipendentemente dalle differenze di opinione e di idee, sull’obiettivo del raggiungimento di un accordo e di un piano di riforme radicali che rispondano ai bisogni delle masse popolari e che garantiscano la creazione di uno Stato civile laico e democratico che si opponga ai piani imperialisti e israeliani nella regione.

 

Se il dialogo necessita di un clima propizio, il dialogo stesso potrebbe contribuire a creare tale clima, poiché le altre opzioni non porterebbero che a nuovi bagni di sangue, nuovi disastri per il paese e per il popolo.

 

Cari compagni,

In considerazione della debolezza dei media siriani di fronte ai grandi media dell’imperialismo, alla mobilitazione delle forze del mondo intero contro la Siria, e all’alleanza anti-siriana composta dalle potenze imperialiste e dalle loro marionette nella regione, compresa la Turchia, che ha adottato una politica pragmatica per poter condividere l’egemonia nella regione con i paesi europei, per tutte queste ragioni, il nostro partito spera che tutti i partiti comunisti, operai e democratici nel mondo contribuiscano a diffondere queste precisazioni tra l’opinione pubblica dei loro rispettivi paesi.

 

Per questa ragione, facciamo appello a questi partiti a sostenere la Siria perché è il più importante dei paesi arabi che resiste ai piani imperialisti di dominio del Medio Oriente, e che si oppone fermamente al piano americano-israeliano che mira a dividere la regione in diverse entità comunitarie, il cui controllo sarebbe reso più facile. Inoltre, essa sostiene il diritto del popolo palestinese a liberare i suoi territori e a fondare uno Stato nazionale con Gerusalemme come capitale.