La militarizzazione dell’Unione europea mina la pace e la sicurezza

Consiglio Portoghese per la Pace e la Cooperazione | wpc-in.org

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

È con grande preoccupazione che il Consiglio Portoghese per la Pace e la Cooperazione (CPPC) affronta la continua progressione del processo di militarizzazione dell’Unione europea (UE). Il militarismo è, insieme alla riduzione della sovranità degli Stati da parte delle istituzioni sovranazionali dominate dalle grandi potenze e dalla promozione delle politiche neoliberali che attaccano i diritti economici e sociali, uno dei pilastri dell’UE. La creazione di un futuro esercito europeo, nonostante le persistenti contraddizioni, è un obiettivo perseguito da lungo tempo dalle maggiori potenze europee.

Questo processo di militarizzazione – sebbene faccia parte di una complessa relazione che include la collaborazione e la rivalità tra Stati Uniti e maggiori potenze europee – è confluito e determinato nel quadro della NATO, con l’UE come pilastro europeo di questo blocco politico-militare.

Il più recente passo nella militarizzazione dell’UE è stato compiuto lo scorso 13 novembre, con la firma di 23 Stati membri della notifica congiunta sulla Cooperazione strutturata di difesa e sicurezza permanente (PESCO) nella sfera militare, elemento previsto dal Trattato di Lisbona che contempla la possibilità di una maggiore integrazione tra i paesi membri dell’UE.

Le istituzioni dell’UE assumono PESCO come “quadro giuridico ambizioso, vincolante e inclusivo per gli investimenti in materia di sicurezza e difesa” e definiscono tra i suoi obiettivi lo sviluppo comune della “capacità di difesa”, l’investimento in “progetti condivisi”, il miglioramento della “Prontezza operativa” e l’aumento dei budget militari in ogni paese al servizio di questa cosiddetta cooperazione.

Sebbene il Portogallo non sia tra questi 23 paesi, il governo ha dimostrato la sua intenzione di associare il paese a questo processo di integrazione militarista, che inizierà l’11 dicembre prossimo. Irlanda, Malta, Danimarca e Regno Unito – paese prossimo all’uscita dall’UE – non hanno ancora firmato la dichiarazione di intenti.

L’associazione del Portogallo a questo processo militarista significherebbe un ulteriore passo avanti nella subordinazione e nel condizionamento della politica di difesa nazionale, ponendo le forze armate portoghesi al servizio di interessi, priorità e opzioni politiche estranee al paese e ai principi costituzionali che dovrebbero definire la nostra politica estera e di difesa e il ruolo delle forze armate portoghesi.

La formalizzazione della PESCO segue la creazione, nel giugno di quest’anno, del Fondo europeo di difesa, che mira a coordinare, integrare e ampliare gli investimenti nella ricerca militare, nello sviluppo di prototipi e nell’acquisizione di attrezzature e tecnologie militari. Al vertice del tavolo ci sono anche proposte come il Programma europeo di sviluppo industriale della difesa, con l’obiettivo di sviluppare l’industria degli armamenti e nuove iniziative per garantire il finanziamento dei cosiddetti gruppi di risposta rapida dell’UE.

La reazione della NATO alla creazione di PESCO, espressa lo stesso 13 novembre dal suo Segretario generale, Jens Stoltenberg, indica chiaramente la falsità della tesi secondo cui la militarizzazione dell’UE servirebbe da contrappeso al potere unipolare degli Stati Uniti e del suo strumento militare, La NATO: “La difesa europea che fa bene all’Europa, ma anche alla NATO. Una più forte capacità di difesa europea ha il potenziale per aiutarci ad aumentare la spesa per la difesa, fornire nuove opportunità e anche a migliorare la condivisione degli oneri all’interno dell’Alleanza. Quindi questo è un modo per rafforzare il pilastro europeo all’interno della NATO”.

Come denuncia da tempo il CPPC e come afferma lo stesso Trattato di Lisbona, la militarizzazione dell’UE è coordinata con la NATO, in armonia con i suoi obiettivi. Sempre il 13 novembre, tra le varie dichiarazioni, il Segretario generale della NATO parla di “cooperazione” e “complementarietà” tra quella che definisce difesa europea e NATO.

Ricordiamo che dalla sua creazione, nel 1949, ma con una maggiore virulenza da inizio secolo, la NATO è un’organizzazione aggressiva al servizio della politica estera degli Stati Uniti e costituisce una delle più grandi minacce per la pace nel mondo. La NATO e i suoi membri – in particolare gli Stati Uniti e le principali potenze dell’UE – sono responsabili di guerre di aggressione contro paesi come la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia, con una lunga lista di morti, sofferenze, distruzione e milioni di sfollati e rifugiati; sono i principali promotori dell’aumento delle spese militari in tutto il mondo; sono responsabili di accrescere le tensioni internazionali, installando forze e mezzi militari in basi e flotte in tutto il mondo, brandendo minacce di aggressione e promuovendo operazioni di destabilizzazione, di intervento, di aggressione, blocchi economici e sanzioni contro stati sovrani. Il fatto che la NATO ammetta, nella sua dottrina, la possibilità di usare un’arma nucleare in caso di primo attacco è particolarmente rivelatore della sua natura guerrafondaia.

Durante gli ultimi decenni, l’UE ha sostenuto o è stata complice delle aggressioni militari e delle operazioni di destabilizzazione contro la sovranità e l’indipendenza di diversi Stati, condotte dalla NATO o dai suoi membri.

La militarizzazione dell’UE, in cooperazione con la NATO, non costituisce un passo verso la difesa della pace. Al contrario, rappresenta più militarismo, maggiori spese militari, maggiore interventismo e minacce di guerra.

L’opzione militarista, con l’aumento delle spese militari, è accompagnata dall’attacco ai diritti sociali da parte dell’UE. Il Consiglio Portoghese per Pace e la Cooperazione rifiuta la militarizzazione dell’UE, in complemento o meno con la NATO, e considera urgente la richiesta di sciogliere la NATO e creare un sistema di sicurezza collettiva che rispetti i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e spiani la strada a un altro ordine mondiale, votato alla pace, al disarmo, al rispetto della sovranità, al progresso e alla cooperazione tra i popoli del mondo.

Il CPPC ribadisce il suo impegno per la causa della pace, per il disarmo universale, simultaneo e controllato, per la dissoluzione dei blocchi politico-militari, la soluzione pacifica dei conflitti internazionali, la non interferenza negli affari interni degli Stati, l’abolizione di ogni forma di aggressione, oppressione e dominio nelle relazioni internazionali: principi importanti sanciti nella Costituzione della Repubblica portoghese.