“Albert Einstein, l’altro sguardo”

* professore di fisica a Lovanio e membro autorevole del Ptb belga

“Einstein, l’altro sguardo” è la più grande mostra su Einstein mai allestita in Belgio. Cento anni dopo l’annus mirabilis di Einstein, il 1905, e cinquant’anni dopo la morte della personalità del ventesimo secolo una mostra interattiva e ludica vi permetterà di scoprire un uomo straordinario e un’opera scientifica senza pari. Venite a fare la conoscenza di Einstein; la sua infanzia, la sua carriera scientifica, il suo impegno politico e sociale, nonché il suo mito. Per capire bene la vita dello scienziato e il sommovimento del mondo verso l’inizio del ‘900 e entrare nel tempio della fisica che non ha resistito a quell’”altro sguardo” che Einstein ha gettato sul mondo. Nel 1905 Einstein ha scritto quattro brevi articoli che hanno rivoluzionato la fisica ma anche il nostro stesso mondo. La mostra permette ai visitatori di vedere gli atomi, scoprire i quanti, applicare la formula della relatività!” […]

[…] I pannelli introduttivi permettono al visitatore di comprendere gli elementi essenziali della società europea sulla soglia tra XIX e XX secolo, così da poter situare Einstein nel suo tempo.
“Non esiste il genio solitario. Ogni uomo è il prodotto della propria epoca, anche il genio, solo che lui contribuisce più degli altri a rappresentarla. E l’epoca in cui nasce Einstein è di per sé rivoluzionaria. Le tecniche più avanzate rivoluzionano i modi di produzione, le macchie bianche, i posti sconosciuti scompaiono dall’atlante. L’invenzione dell’uomo sembra senza limiti, il suo dominio delle forze della natura senza intralci e senza rivali, l’economia mondiale e mondializzata sancisce il trionfo del capitalismo. L’uomo europeo si impradonisci del mondo, dei corpi, dei beni e dello spirito. Il capitalismo produce ricchezza, la democrazia parlamentare permette l’esercizio delle libertà pubbliche. Ma tutto ciò non sa prevenire le guerre, né assicuarare il benessere dei lavoratori, così che tutti gli oppressi si organizzano in sindacati e in partiti, si mettono in sciopero e agitano la minaccia della rivoluzione.”

L’impegno etico e politico di Einstein fu radicale, ma tale aspetto viene edulcorato dalla mostra. Albert Einstein, per riprendere un’espressione del Samedi Soir, è un “anti-anticomunista”. Tale aspetto può essere compreso meglio tramite qualche citazione di Einstein che non si trova nei pannelli dell’esposizione:
Nel settembre del 1942, all’inizio della battaglia di Stalingrado, Einstein scrive:
“Perché Washington ha contribuito a strangolare la Spagna repubblicana? Perché ha un rappresentante ufficiale nella Francia fascista? Perché guarda a eventuali relazioni con la Spagna franchista? Perché non viene fatto alcuno sforzo per aiutare la Russia che ne ha il più urgente bisogno? Questo governo è largamente controllato da dei finanzieri la cui mentalità è vicina allo spirito fascista. Se Hitler non fosse stato in pieno delirio, avrebbe potuto avere delle ottime relazioni con le potenze occidentali”.
Guardiamo ancora nelle sue memorie le parole che scrive Einstein quando il colosso nazista, che sembrava imbattibile, fu fermato a Stalingrado:
“Senza la Russia, questi cani sanguinari avrebbero raggiunto i loro scopi o, in ogni caso, ci sarebbero stati vicini. Noi e tutti i nostri figli abbiamo un enorme debito di gratitudine nei confronti del popolo russo che ha pagato la sua vittoria con perdite innumerevoli e sofferenze enormi. Il modo in cui la Russia ha condotto la sua guerra ha dimostrato la sua eccellenza in tutti i dominii dell’industria e della tecnica. Nel sacrificio e l’abnegazione di tutti, vedo la prova di una determinazione generale a difendere ciò che hanno conquistato. In Russia, l’uguaglianza di tutti i popoli e di tutte i gruppi culturali non è aria al vento: essa esiste davvero nella realtà”.
Il 23 giugno del 1946, Einstein dichiara al New York Times: “Numerose persone di altri paesi guardano oggi all’America con diffidenza, non solo a causa della bomba atomica ma perché temono che diventi imperialista. Noi continuiamo a fabbricare bombe atomiche, e le bombe producono odio e distruzione. Noi cerchiamo i segreti dell’atomico e i segreti nutriscono la diffidenza”.
Nel 1954, nel periodo dell’isteria anticomunista negli Stati Uniti Einstein scrive:
“Ai miei occhi, la “cospirazione comunista” è soprattutto uno slogan che rende la gente completamente senza difese. Di nuovo, mi sento obbligato a rievocare la Germania del 1932, il cui corpo sociale democratico era già stato indebolito con mezzi di questo genere, così che Hitler ebbe buon gioco ad assestargli il colpo fatale. Sono allo stesso modo convinto che qui si seguirà il medesimo cammino, a meno che persone consapevoli e capaci di sacrificio non vengano a difenderli”.
Nel 1949 Einstein dichiarò: “Sono convinto che non c’è che un solo mezzo per per eliminare le falle gravi [dell’economia capitalista], cioè l’istituzione di una economia socialista, accompagnata da un sistema educativo orientato verso la socializzazione. In una simile economia, i mezzi di produzione apparterrebbero alla società stessa e sarebbero utilizzati secondo una pianificazione. Una economia pianificata, che adatta la produzione ai bisogno della società, distribuirebbe il lavoro tra tutti i capaci di lavorare e garantirebbe i mezzi di sussistenza e di esistenza a ogni uomo, a ogni donna, a ogni bambino. L’educazione dell’individuo dovrebbe favorire lo sviluppo delle sue facoltà innate e inculcargli il senso della responsabilità verso i suoi simili, in luogo della glorificazione del potere e del successo che è il vessillo della società attuale”.
Nel 1948, con diversi intellettuali ebrei americani, Einstein firma una lettere al New York Times che comincia così: “Tra i fenomeni politici più aberranti della nostra epoca figura l’apparizione nel recente Stato di Isrele del “Partito della libertà”, (Tnuat Haherut), un partito politico che, nella sua organizzazione, i suoi metodi, nella sua filosofia politica è imperantato ai partiti nazista e fascista. L’attuale visita di Menahem Begin, dirigente di questo partito, negli Stati Uniti è stata palesemente orchestrata per creare l’impressione di un sostegno americano a questo partito in visione delle prossime elezioni in Israele e per rafforzare i legami politici con gli elementi sionisti e conservatori negli Stati Uniti”.

Le prime quattro citazioni provengono da un libro di Fred Jerome “Einstein… un traitre pour e FBI. Les secret d’un conflit », edizioni Frison-Roche, Paris 2005. La mostra passa sotto silenzio tutte le notizie date in questo libro pubblicato anche negli Stati Uniti. Vedere anche
www.ecoledemocratique.org/article.php3?idarticle=270.
La quinta citazione viene dall’articolo di Einstein “Perché il socialismo?”
http://users.swing.be/aped/documents/d0090einstein.html
La sesta apporta un chiarimento inquietante su Menahem Begin, che diventerà primo ministro di Israele e il dirigente del Likud. Ariel Sharon si è molto ispirato a lui.