Il Titanic Europa affonda e l’orchestra suona ancora

titaniceuropa nuovaedizionedi Giulio Profeta | da www.uninfonews.it

Si chiama proprio così, “Titanica Europa la crisi che non ci hanno raccontato”, l’ultimo libro dell’economista spezino Vladimiro Giacchè. Utilizzando una metafora molto evocativa, l’affondamento di un gigante del mare, considerato uno dei monumenti dell’ingegno umano al tempo della “Belle Epoque”, l’autore parla della crisi che dilania oggi un gigante geopolitico come l’Unione Europea, il frutto di un intenso ventennio di globalizzazione e cedimento degli argini dei mercati nazionali o tradizionalmente e macroeconomicamente limitati.

In realtà, le prime pagine del libro affrontano un’analisi dei fatti che hanno portato l’economia europea ad essere contagiata dall’esplosione finanziaria americana del 2009, nell’immaginario collettivo esemplificabili con il fallimento della Lehman Brothers, una delle maggiori banche d’investimento del mondo. A ben vedere, però, l’analisi di Giacchè prende le mosse da fatti precedenti, databili già agli anni Settanta: da quegli anni, infatti, precisamente nel 1971, è possibile riscontrare un importante accelerazione sulla strada della ormai ben nota “finanziarizzazione” dell’economia; proprio in quella data infatti un polo economico del peso degli Stati Uniti decreta l’abbandono del “gold-exchange standard”, vale a dire la fine del “sistema valutario internazionale imperniato sul dollaro e sulla convertibilità in oro, con le altre monete, a loro volta, ancorate al dollaro”, in favore del “pure dollar standard”, trasformando cioè il dollaro in “una moneta assolutamente fiduciaria”. 


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