Rosi, un intellettuale intransigente e colto, amante della sua Napoli

da www.comunisti-italiani.it

Francesco Rosi è stato una dei più importanti uomini di cinema del Novecento, un regista che ha saputo magistralmente raccontare le grandi trasformazioni sociali, economiche, culturali, morali che hanno, dal dopoguerra in poi, segnato profondamente le vicende collettive dell’Italia uscita dal secondo conflitto mondiale.

La sua lunga e proficua opera è stata fondamentale soprattutto per la formazione della coscienza civile e politica delle giovani generazioni che, negli anni Sessanta e Settanta, si interrogavano sulla storia del nostro Paese, sui suoi mali antichi e recenti e lottavano per costruire un’Italia democratica, in cui fossero finalmente realizzati i valori ed i principi della Costituzione repubblicana e non esistessero più odiose discriminazioni di classe.

Il cinema di Rosi è stata una continua ed attenta riflessione sui meccanismi del potere (“Il caso Mattei “del 1973; “Cadaveri eccellenti” del 1975), sulla pavidità ed arroganza delle classi dirigenti locali e nazionali (“Mani sulla città” del 1963), sulle tragedie della guerra ( “Uomini contro del 1971″ e “La tregua” del 1995), sulla mafia (“Salvatore Giuliano” del 1961; “Lucky Luciano” del 1973; “Dimenticare Palermo” del 1989), sul terrorismo(“Tre fratelli” del 1980),su Napoli e sul condizionamento esercitato dalla violenza camorristica (“La sfida” del 1957), sulla scoperta del Mezzogiorno e della cultura contadina (“Cristo si è fermato ad Eboli” del 1978).

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