I comunisti venezuelani confermano il sostegno a Chavez, ma difendono la loro autonomia

Intervista a Oscar Figuera, Segretario Generale del Partito Comunista del Venezuela | a cura di Modaira Rubio/TP-FDA

 

figuera pcvTraduzione a cura di https://www.marx21.it

 

Non è compito facile intervistare il Segretario Generale del Partito Comunista del Venezuela (PCV), organizzazione che attualmente partecipa al consolidamento del Polo Patriottico, in vista delle elezioni presidenziali del 2012. All’interno del processo c’è chi accusa i comunisti di offrire argomenti al nemico, a causa delle loro posizioni in merito alla necessità di una nuova Legge Organica del Lavoro o per la loro solidarietà verso l’insorgenza colombiana, mentre dall’opposizione, paradossalmente, si accusa i comunisti di essere “un partito satellite del chavismo”. Per chiarire quale sia realmente il programma del PCV, la sua linea politica di lavoro e la valutazione che fa del momento storico che attraversa il paese, abbiamo consultato il suo massimo rappresentante, Oscar Figuera.

 

In primo luogo, Figuera ha sottolineato con soddisfazione come il bilancio del 14° Congresso del PCV, celebrato agli inizi di agosto 2011, sia stato altamente positivo. “Abbiamo ampliato il nostro Comitato Centrale, da 41 a 45 membri; abbiamo eletto undici supplenti, che prima non avevamo, e consideriamo molto importante il rinnovamento del nostro organo di direzione con un 40% di compagni provenienti dalla classe operaia, di contadini, di giovani, di appartenenti al ceto medio, professionisti e tecnici”, il che ci permette di assicurare “migliori condizioni che ci consentano di continuare a progredire nei rapporti di forza che aprano la strada alla costruzione del socialismo in Venezuela”.

 

Questo congresso ha affrontato l’argomento che sovente viene invocato sia dalla destra che dai settori anticomunisti interni ed esterni alla rivoluzione, secondo il quale il PCV sarebbe un “partitino” che “non fornisce un apporto di voti”.

 

Figuera sostiene che “dal punto di vista interno si è rafforzata la nostra struttura e si è consolidata la militanza sul piano politico e ideologico. Sul terreno tattico e strategico abbiamo precisato le linee del nostro lavoro rivoluzionario”.

 

“Il Congresso ha dimostrato che abbiamo un’immensa disciplina di partito e una profonda capacità di dibattito”, ha sottolineato Figuera, indirizzando un ringraziamento a tutti i militanti per gli sforzi compiuti nella loro attività.

 

D’altra parte, il dirigente comunista si è detto soddisfatto per l’ampio sostegno che il PCV ha ricevuto durante lo svolgimento del suo massimo evento organizzativo, dalle forze che partecipano al processo, come il PSUV, attraverso un saluto telefonico e un messaggio scritto del Comandante Hugo Chavez, dai movimenti sociali e sindacali e dal movimento comunista internazionale.

 

“Abbiamo aggiornato il nostro programma sul piano strategico, e su quello tattico abbiamo rafforzato la nostra linea politica in relazione al contributo che dobbiamo dare per la creazione dell’ampio fronte nazional patriottico, definito Polo Patriottico dal presidente Chavez”.

 

LA FASE CHE PRECEDE LA COSTRUZIONE SOCIALISTA

 

“Non ci troviamo ancora nella fase di costruzione del socialismo, e lo diciamo anche se ad alcuni dirigenti della rivoluzione non piace che lo diciamo. Secondo la nostra percezione, ci troviamo nella fase del recupero della nostra sovranità nazionale, delle risorse materiali e culturali, del riscatto delle nostre radici storiche; ciò ci permetterà di creare le condizioni per cambiare il rapporto di forze e per avanzare nell’edificazione del socialismo”, ha rilevato Figuera.

 

Nella sua analisi, Figuera evidenzia ciò che differenzia questo momento storico da altri meno favorevoli, vale a dire “il fatto che oggi da parte delle istituzioni dello Stato, da parte del Potere Legislativo, si rivendica la necessità di un progetto socialista per superare il modello di subordinazione al capitalismo e all’imperialismo in cui si era trovata la Quarta Repubblica”.

 

“Ciò significa che tutti i giorni si sta lavorando per l’edificazione della coscienza collettiva del popolo che possa far comprendere la necessità di liquidare il capitalismo allo scopo di realizzare una società di giustizia, di uguaglianza, di solidarietà che ci permetta di vivere in pace e in armonia senza sfruttatori né sfruttati”, ha proseguito.

 

Per il raggiungimento di questo obiettivo, “il PCV ritiene che sia fondamentale la costruzione di questo fronte patriottico antimperialista che raggruppi l’insieme delle correnti che si identificano con un progetto di carattere socialista in Venezuela”, ha spiegato Figuera e ha sottolineato che in questa impresa è necessario mettere da parte i settori della piccola, media e grande borghesia che oggi dirigono in parte il processo venezuelano.

 

“Nel PCV siamo convinti che non sarà possibile marciare verso il socialismo con i settori riformisti, che si sono pure arricchiti e hanno generato una nuova borghesia; non saranno certo costoro a tracciare la strada verso il socialismo, ma la classe operaia sotto la guida di Hugo Chavez”, ha affermato.

 

Non abbiamo nessun problema sul nome da dare a questa alleanza antimperialista, e può essere il Polo Patriottico di cui ha parlato il presidente, ma ciò che dobbiamo prendere in considerazione è come sarà formato questo blocco che deve essere una forza unitaria e uno strumento per la direzione collettiva, anche oltre la congiuntura elettorale”, ha rimarcato.

 

“In questo polo deve essere affrontata, in maniera critica e autocritica, la questione della continuità e dell’avanzata del processo rivoluzionario”, ha sottolineato il dirigente comunista.

 

TERGIVERSAZIONI E MANIPOLAZIONE MEDIATICA

 

Figuera non esita a denunciare le intenzioni della stampa borghese e, secondo la sua opinione, anche di alcuni media della rivoluzione, di generare un chiasso mediatico per creare attriti nell’alleanza patriottica, specialmente quando il PCV prende posizione rispetto a temi “spinosi” come la nuova Legge Organica del Lavoro, la Legge dei Consigli dei Lavoratori e delle Lavoratrici Socialisti e la lotta armata in Colombia.

 

In tal senso, Figuera dice di non avere alcun timore a provocare delle polemiche perché “la verità è e sarà sempre rivoluzionaria”. “Per questo, il processo ha bisogno dei comunisti e delle comuniste e noi abbiamo bisogno di assumere determinate posizioni, quando pensiamo di essere coerenti con i principi della nostra militanza”, ha sostenuto.

 

“Come marxisti-leninisti analizziamo la realtà concreta per avanzare le proposte che pensiamo possano servire a migliorare ciò che c’è da migliorare e correggere nella nostra marcia”, e ha fatto riferimento alla necessità di “non essere compiacenti con la realtà”. Per Figuera, è indispensabile utilizzare la critica e l’autocritica come strumento quotidiano per il lavoro politico rivoluzionario allo scopo di valutare le contraddizioni e poter avanzare.

 

“Ci sono dirigenti a cui non piace ascoltare questo tipo di riflessioni. Ma crediamo che occorra dire al popolo venezuelano che sono la classe operaia, la gioventù patriottica, l’intellettualità progressista, tra gli altri, i fattori di avanzata che, sotto la guida di Chavez, ci possono condurre al socialismo”.

 

“Al contrario, se è la piccola borghesia a dirigere il processo, verrà imposto un socialismo riformista, in fin dei conti la socialdemocrazia, come è accaduto in Spagna, con il PSOE, o in Cile , con la “Concertacion”.

 

Figuera ha ricordato che c’è ancora chi in Venezuela sostiene che si possa edificare un “capitalismo dal volto umano”. “Il capitalismo non ha un volto umano, è depredatore, assassino”.

 

Per questa ragione, il segretario del PCV considera necessario che vengano approvati gli strumenti giuridici che rafforzino il potere della classe operaia come la Legge Organica del Lavoro e la Legge dei Consigli Socialista delle Lavoratrici e dei Lavoratori. “Per noi questi sono temi fondamentali che non si collocano sul terreno delle rivendicazioni materiali e sindacali, ma su quello delle conquiste politiche della classe operaia, del movimento per il controllo operaio, del recupero di una organizzazione sindacale di classe”.

 

“Se ciò significa che abbiamo alcune differenze con i settori ufficiali, siamo disposti a un dibattito fraterno ma franco e profondo, senza vacillare nelle nostre posizioni”, ha affermato e ha riconosciuto che nel campo dell’internazionalismo proletario, il PCV continuerà ad appoggiare il popolo colombiano nella sua lotta contro uno Stato repressore e filo-imperialista.

 

Difendiamo il diritto delle colombiane e dei colombiani ad innalzare le bandiere della resistenza civile ma anche della lotta armata e in questo non avremo esitazioni”, ha sostenuto Figuera.

 

NON ROMPEREMO CON CHAVEZ

 

Figuera ha ribadito che per il PCV, la leadership di Chavez ha piena legittimità. “Lo riconosciamo senza esitazione, ma diciamo anche che esiste un partito comunista in questa Patria, che da ottant’anni sostiene la necessità del socialismo in Venezuela”.

 

E sostiene spiegando che “il nostro primo momento di divergenza con il presidente Chavez è stato quando ci ha invitato a dissolverci e a confluire nel PSUV”.

 

Allora, il PCV, ricorda Figuera, in un Congresso straordinario, il PCV decise di non sciogliersi per confluire in un’organizzazione multiclassista perché “la nostra ragione di essere è la costruzione del socialismo e l’avanzata verso il comunismo. E il PSUV non ci garantisce questo proposito. Questa è stata ed è la nostra valutazione”.

 

“Quello che certo assicura il PSUV è la formazione di un’alleanza nazionale antimperialista, di cui facciamo parte noi comunisti insieme ad altre forze politiche emerse come espressione di diversi settori e strati progressisti della società”.

 

“Non romperemo con Chavez perché siamo convinti che il nemico da vincere è l’imperialismo nordamericano e per fronteggiarlo, l’unico fattore di unità delle forze antimperialiste del paese è il presidente Chavez”, ha dichiarato convinto.

 

TRE FLAGELLI

 

Interpellato su tre temi che sono nell’agenda collettiva, insicurezza, corruzione e problema della casa, Figuera ci ha offerto la lettura che fanno i marxisti-leninisti di questa problematica.

 

“La mancanza di sicurezza è un problema. La destra e l’opposizione lo enfatizzano, ma ciò non significa che il problema non esista e che non rappresenti un fenomeno grave”.

 

Il PCV ritiene che le misure assunte in merito, la creazione della Polizia Nazionale, l’epurazione dei corpi di sicurezza, la nascita dell’Università Nazionale della Sicurezza, si dimostreranno efficaci in futuro. Ma non ha paura a dire che forse sono arrivate in ritardo per affrontare un serio problema strutturale generato da decenni di esclusione sociale e dall’infiltrazione della violenza paramilitare nei nostri quartieri.

 

Il parlamentare comunista ha anche affermato che sul tema della sicurezza anche nel settore elettrico, occorre lanciare un appello a non far prevalere l’impunità perché “dove stanno i milioni di dollari che sono statti destinati nel corso di questi undici anni alle imprese del settore elettrico?”.

 

“Crediamo che chi è stato alla testa di Cadafe e di altre istituzioni, debba rispondere per ciò che ha fatto o no con queste risorse. Allo stesso modo, coloro che hanno permesso che le nostre carceri si trasformassero in centri di direzione delinquenziale. Occorre indagare e sanzionare costoro, se necessario”.

 

Ci rallegriamo per i risultati della “Gran Mision Vivienda”, ma pensiamo anche che si debba approfondire la materia che riguarda il riordino urbano e il fenomeno della proprietà dei terreni urbani, perché la terra è un bene collettivo”, ha affermato Figuera e ha riconosciuto il ruolo importante che in materia assolvono i Comitati delle Terre Urbane.

 

Sulla corruzione, ha affermato che “molta gente ci dice che crediamo che i Consigli dei Lavoratori siano una panacea, e non è così, ma chi meglio di loro può assicurare la trasparenza nei processi di produzione nelle imprese? La corruzione in Venezuela si è trasformata in una forma di accumulazione di capitale e per combatterla, c’è carenza di organizzazione popolare e operaia”.

 

“E’ imprescindibile riconoscere le immense conquiste che abbiamo ottenuto in questi undici anni, ma è anche essenziale che segnaliamo ciò che non funziona. Riconoscere i problemi per cercare soluzioni e impedire che si instaurino dinamiche che frenino o facciano arretrare i progressi di questo processo è fondamentale”, ha concluso il segretario del PCV.

 

NON SIAMO LA LIBIA

 

Sull’aggressione imperialista e il genocidio che gli USA e i loro alleati della NATO stanno commettendo contro il popolo libico, Figuera ha affermato che da questa parte del mondo “la situazione non è la stessa, e che non è possibile paragonare la leadership di Chavez a quella di Gheddafi”.

 

Per il leader comunista l’aggressione nel Nord Africa è da mettersi in relazione alla mancanza di coordinamento dell’Unione Africana e alla posizione ambigua della Lega Araba, che ha permesso l’invasione militare.

 

“Nella realtà di oggi in America Latina, pensiamo che sia difficile che si produca un intervento militare diretto in uno qualsiasi dei nostri paesi. Qui, attraverso ALBA, UNASUR, la progettata CELAC, l’emisfero è riuscito a consolidare livelli di autonomia di fronte alle imposizioni della politica USA”.

 

Naturalmente, non si può escludere, a suo giudizio, che l’imperialismo statunitense prepari un’aggressione contro la Rivoluzione Bolivariana. “E’ chiaro che esistono indizi di queste intenzioni. Il nostro dovere è prepararci per la difesa della sovranità ed è vitale sviluppare azioni di carattere preventivo in ambito continentale. Ciò è molto chiaro al presidente Chavez. Qui stiamo dando battaglia per continuare la dinamica della costruzione di un mondo multipolare. In tal senso, i comunisti hanno deciso di approfondire il lavoro internazionale del PCV, con i partiti comunisti e i movimenti sociali del mondo, e specialmente dell’America Latina e dei Caraibi, perché la prima azione da compiere è la prevenzione che si basa sulla capacità che abbiamo di costruire meccanismi per raggiungere accordi politici, culturali, sociali, militari che possano dimostrare all’imperialismo che un attacco contro uno qualsiasi dei nostri paesi costituirebbe un’aggressione contro tutto il continente”.