Intervista del Prof. Antonio Fallico

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Intervista del Prof. Antonio Fallico, Presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia, Console Onorario della Federazione Russa in Verona, Presidente Banca Intesa Russia

Dopo il 13° Congresso del Partito Comunista del Vietnam, conclusosi lo scorso 1° febbraio con la conferma di Nguyen Phu Trong a Segretario Generale per il terzo mandato consecutivo, il 5 aprile, l’undicesima sessione della 14a Assemblea Nazionale del Paese ha eletto il Primo Ministro uscente Nguyen Xuan Phuc nuovo capo di Stato e Pham Minh Chinh, membro del Politburo, nuovo Primo Ministro: come giudica le condizioni politiche dalle quali ripartirà il paese?

Nove ministri non sono cambiati mentre altri quattro sono stati promossi dal rango di vice-ministro. Tra coloro che provengono da ministeri diversi, il ministro dell’Industria e Commercio, quello delle Finanze e quello dell’Educazione. Auguriamo di cuore buona salute al Segretario Generale Trong che, a 76 anni, è stato confermato per un altro mandato di 5 anni.

Il nuovo Primo Ministro gode di ottima reputazione politica e tecnica, avendo fatto bene a livello provinciale. Egli si è occupato di sicurezza informatica e ha lavorato al Ministero della Sicurezza Nazionale. Si auspica che continui la battaglia alla corruzione e all’inefficienza burocratica, nella prospettiva della sconfitta del Covid- 19 e della crescita economica al di sopra del 6%. Alcuni analisti internazionali suppongono che egli possa riproporre cambiamenti a livello politico locale, qualil’abolizione dei Consigli del Popolo a livello di distretto.

E’ chiaro che non si tratta di un cambiamento drastico nella leadership in seguito ad un nuovo congresso, caratteristico del Vietnam fino al 2005, né di un cambio dovuto alla fine dei due mandati come avvenne nel 2016 per il governo guidato da esponenti del partito di origine meridionale, bensì di un rinnovamento del governo precedente. Uno dei membri più attivi a livello di coordinamento delle attività intergovernative del governo uscente è stato il Ministro dell’Ufficio del Governo, impegnato nella riforma burocratica. Egli è stato sostituito. Vedremo se il futuro ministro godrà della medesima visibilità.

In conclusione, il nuovo governo sembra un rimpasto del precedente e ci si aspetta che possa agire all’insegna di una ragionevole coesione e di una politica di graduali riforme.

La sfida maggiore è evidentemente ancora quella della politica estera ed in particolare la posizione delicata del Vietnam quale vicino della Cina. Il governo precedente, che era stato nominato il giorno dell’apertura ufficiale delle chiuse cinesi sul fiume Mekong, è stato abile nel bilanciare gli interessi della popolazione e le pressioni nel Mar Cinese Meridionale, nonché nel favorire in maniera concreta gli investimenti diretti e finanziari dei cinesi in Vietnam.

Lo scorso anno, nonostante la pandemia da Covid-19, il PIL vietnamita si è mantenuto in territorio positivo (+2,9%), trainato in particolare dall’export di acciaio, prodotti elettronici e computer. È inoltre particolarmente interessante osservare che il maggior mercato di sbocco per i produttori siderurgici vietnamiti è la Cina, dove il volume di export si è praticamente settuplicato (+718%) su base annua, toccando quota 3,54 milioni di tonnellate: detto ciò, come valuta le condizioni economiche attuali del Vietnam, tenuto conto che la crescita prevista per il 2021 è di poco inferiore al 7% (6,7% ultima previsione FMI-World Economic Outlook Ottobre 2020)?

Il legame con la Cina è molto solido e il Vietnam è apprezzato per la diplomazia nel trattare gli affari del Mar Cinese Meridionale.

Dal momento che l’acciaio vietnamita è sussidiato dal prezzo dell’energia, negli USA e nell’UE, sussistono dubbi in merito alle politiche di dumping. Frattanto, la Cina ha in parte sostituito i mercati statunitense ed europeo con quello vietnamita. Ciò è utile anche per riequilibrare il fortissimo deficit commerciale del Vietnam nei confronti della Cina, dalla quale importa materie prime, semilavorati ed impianti.

Taiwan, Giappone e Corea del Sud hanno delocalizzato o internazionalizzato alcune loro produzioni dalla Cina al Vietnam, non solo per quanto attiene i tradizionali settori di assemblaggio o lavorazione finale, ma anche nei segmenti più alti della creazione della catena del valore.

La ridefinizione di quest’ultima a livello globale e l’uscita di alcune aziende asiatiche dalla Cina, in aggiunta al minor costo dei prodotti vietnamiti rispetto ai diretti concorrenti, hanno favorito l’aumento delle esportazioni del Vietnam in un anno molto difficile del commercio internazionale.

Se ciò si consolidasse e se l’America crescesse, ci sono fondate ragioni di credere che il Vietnam potrà tornare al livello di crescita di medio periodo del 6%-7%, proprio perché molte aziende si sono spostate dalla Cina al Vietnam.

La Banca Centrale vietnamita ha implementato una politica monetaria di incremento della liquidità. Ciò, ha in parte favorito il massimo storico raggiunto dalla Borsa, nonché stabilizzato il settore immobiliare nonostante il Covid-19, oltre a sostenere finanziariamente le aziende vietnamite.

Come ritiene possa evolvere lo sviluppo delle relazioni commerciali Italia- Vietnam e UE-Vietnam, dopo l’entrata in vigore dell’Investment Protection Agreement (EVIPA) e del Free Trade Agreement (EVFTA), a partire dal 1° agosto 2020?

Mentre EVFTA è in vigore dal 1° agosto 2020, EVIPA attende ancora la ratifica dei paesi membri dell’Unione.

Per ora, abbiamo visto il boom dei gamberetti vietnamiti venduti in Europa, il primo dei prodotti a beneficiare delle tariffe zero grazie all’accordo EVFTA. Di converso, c’è stata una riduzione delle vendite di macchinari dall’Europa, malgrado anch’esse fossero state in larga parte beneficiarie delle nuove tariffe. Questo però è stato dovuto al fatto che i macchinari si vendono qualora si dimostri di poter assistere i clienti in tutte le fasi: con presenza locale e non solo commerciale, quindi anche per i servizi post vendita. Invece, in virtù della minore presenza in loco delle nostre aziende rispetto ai concorrenti asiatici e dato che i commerciali italiani non potevano entrare in Vietnam, gli investimenti sono stati diretti verso macchinari prodotti in Asia. È fondamentale rimediare a questa debolezza strategica prima che i paesi dell’ASEANcompletino le catene del valore e raggiungano livelli tecnologici più avanzati.

In merito all’Italia, ci sono diverse decine di imprenditori che esportano la quasi totalità dei loro prodotti dato che sono tra i migliori al mondo nei rispettivi settori. Nel segmento più alto, cibo e moda potrebbero avere successo nel lungo periodo grazie all’unicità del Made in Italy, anche se già oggi il formaggio “Parmisan” australiano supera le vendite di Parmigiano-Reggiano e Grana Padano.

Occorre però trarne vantaggio finché la finestra è aperta, perché i concorrenti asiatici e americani stanno diffondendo le loro tecnologie. In particolare, vale la pena fare leva sui settori dove siamo più forti, fra cui i servizi verdi ed ambientali, dove l’Europa è ancora davanti agli USA. L’Italia potrebbe diventare un Hub per l’idrogeno, sia nelle batterie, sia come agente di riduzione dell’anidride carbonica.

Ci vorranno anni perché gli effetti del trattato si dispieghino del tutto e perché quei cambiamenti non tariffari, auspicati ma non imposti dal Trattato, abbiano pieno effetto. Continueranno ad essere praticate anche alcune politiche protezionistiche non tariffarie del Vietnam nei confronti di settori chiave per l’industrializzazione del paese, soprattutto nei settori dell’auto e del farmaceutico.

A tal riguardo, ritiene che l’oramai più che consolidata piattaforma del Forum Eurasiatico potrà fornire un contributo tangibile, casomai coinvolgendo anche soggetti terzi facenti parte dell’Unione Economica Eurasiatica, ma non solo?

Noi siamo molto interessati al fatto che personalità politiche e aziende vietnamite prendano parte attiva al prossimo nostro Forum Economico Eurasiatico di Verona, la cui XIV edizione si svolgerà i prossimi 28-29 ottobre.

Tradizionalmente, al nostro Forum partecipano oltre un migliaio di persone provenienti da una quarantina di Paesi, fra le quali spiccano numerose personalità politiche, del business, della scienza e del giornalismo dell’Unione Economica Eurasiatica, con la quale la Repubblica Socialista del Vietnam ha firmato un Accordo di libero scambio il 29 maggio 2015, che è entrato in vigore il 5 ottobre 2016.

Nel 2020, l’interscambio tra il Vietnam e l’UEEA ha raggiunto i 6,2 miliardi di dollari, incrementando di oltre il 10% rispetto al 2019: la Repubblica Socialista Vietnamita ha registrato un export di 1,8 miliardi dollari (di cui 1,6 miliardi di dollari con la Russia) e un import di 4,4 miliardi di dollari (di cui 4 miliardi di dollari con la Russia).

Sono convinto che la presenza delle aziende vietnamite al nostro Forum potrà incrementare il loro interscambio sia con l’Unione Economica Eurasiatica, come con i paesi dell’Unione Europea, che tradizionalmente partecipano al nostro evento di Verona, come Italia, Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo.

Nel 2020, l’interscambio EU – Vietnam si è contratto di circa il 5% rispetto all’anno precedente, attestandosi sui 43,2 miliardi di euro. Già nel primo trimestre di quest’anno, la crescita è ripartita mentre le esportazioni vietnamite verso gli Stati membri dell’Unione Europea hanno registrato aumento rilevante (+18%), raggiungendo quasi 10 miliardi di dollari rispetto al 2020.

Nel pieno della Pandemia, l’Ambasciata del Vietnam ha regalato al Consolato Onorario della Federazione Russa in Verona alcune centinaia di mascherine, un gesto nobile e di grande solidarietà proveniente da un paese geograficamente distante nello stesso momento in cui alcuni “partner” europei chiudevano i loro confini e negavano all’Italia materiale sanitario fondamentale: non crede che anche questi “piccoli”, ma “importanti” gesti possano favorire il miglioramento delle relazioni politiche, diplomatiche e commerciali tra gli Stati dinanzi al pericoloso incremento delle tensioni internazionali? Per di più, il Vietnam è uno dei paesi al mondo che ha meglio affrontato la pandemia dato che ci sono state solamente poche decine di morti da Covid-19.

Certamente, siamo molto grati alla Repubblica Socialista del Vietnam.

E questo ci conferma nell’idea che possiamo superare la pandemia, sia quella sanitaria come quella economica, tutti insieme, superando le barriere geopolitiche e ideologiche proprio in un momento di grande tensione internazionale.

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