Intervista a Greg Butterfield

handsoffvenezuela usaIntervista esclusiva per Marx21.it

Traduzione a cura di Clara Statello

Greg Butterfield è un comunista internazionalista statunitense. Ha coordinato la Solidarietà con la Novorossia e l’Ucraina antifascista a New York. E’ stato attivo nel sostegno alla sinistra ucraina e alle repubbliche popolari del Donbass sin dal 2014, organizzando proteste, incontri e eventi di formazione. Ha visitato due volte la regione, nel 2014 e nel 2016. Butterfield ha scritto ampiamente sulla questione Ucraina, prima per il Work World Newspaper e adesso per Struggle- La Lucha, e ha un blog Red Star Over the Donbass, dove ha pubblicato le traduzioni di notizie e analisi sulla crisi ucraina.

1. Quali sono le condizioni del movimento comunista negli USA e i suoi compiti principali?

Il movimento comunista negli Stati Uniti sta attraversando un momento di frantumazione e transizione. Penso che ciò sia in qualche modo inevitabile. Gli ultimi 25 anni, dalla caduta dell’Unione Sovietica e la distruzione del campo socialista in Europa, sono stati molto difficili per i movimenti dei lavoratori di tutto il mondo, e qui in particolare. Tra le tendenze sopravvissute all’ondata reazionaria, ce ne sono alcune che minimizzano le differenze ideologiche per poter sopravvivere.

Adesso la situaizone sta cambiando. Qui negli USA, nell’ultimo decennio, le lotte di classe e di liberazione nazionale stanno lentamente riaffiorando. Il movimento di sinistra ha preso forma in seguito alle elezioni di Donald Trump e al riemergere del fascismo proprio nel 2016. Molte persone hanno aderito al movimento – giovani inesperti, di differente estrazione sociale, che portano con sé molti dei pregiudizi dei liberali, socialdemocratici e dell’ultra sinistra. Naturalmente il Partito Democratico e le Ong fanno del loro meglio per avvelenare questo nuovo movimento.

Ciò non sarebbe un problema se i vari dirigenti e le organizzazioni di sinistra fossero preparati a educare e formare nuove persone. Sfortunatamente, dopo aver giocato per anni in difesa, molti dirigenti si sono affrettati a ricevere queste nuove forze piegandole alla loro arretratezza poltica, piuttosto che lottare per educarli al marxismo rivoluzionario.

Questo è quanto è avvenuto alla mia organizzazione, in cui ho militato per quasi trentanni. I dirigenti storici hanno ceduto alle pressioni e fatto concessioni agli elementi social-democratici entrati nel partito. Hanno condotto campagne infamanti contro quadri e giovani che si opponevano a loro. Chi di noi obiettava qualcosa, veniva messo a tacere e espulso, in violazione del centralismo democratico.

Molte di queste nuove persone, rimaste senza una adeguata formazione, passano di partito in partito – si uniscono a un gruppo, dopo un po’ decidono che non gli piace più, denunciano i loro precedenti compagni e si uniscono ad un altro gruppo. E il ciclo ricomincia. E’ una vergogna perché molti giovani che sarebbero potuti diventare rivoluzionari, sono finiti in una spirale.

Così gli ultimi due anni sono stati duri. Erano alte le aspettative di una rinascita della sinistra rivoluzionaria dopo le elezioni di Trump. Ma abbiamo subito visto che il nostro movimento era impreparato a confrontarsi con questa nuova ondata di militanti. Molti si sono demoralizzati. Ma adesso chi di noi non ha perso la testa sta ricominciando a fare gruppo. Io penso che fra pochi anni vedremo un rinnovamento della sinistra comunista negli USA. Ma sarà guidata da nuove organizzazioni, nuovi fronti uniti che hanno appreso la lezione da questa esperienza.

Quando penso a questa situazione demoralizzante, ricordo a me stesso che è meglio che questi problemi vengano a galla adesso, mentre abbiamo il tempo per ricostruire, e non quando la lotta è più dura e la posta in gioco più alta.

Io faccio parte di una nuova formazione che recentemente ha lanciato una pubblicazione intitolata Struggle for Socialism/ La Lucha por el Socialismo <http://struggle-la-lucha.org>. Noi terremo una conferenza pubblica per annunciare la nostra nuova organizzazione il 16 Marzo a Los Angeles. Abbiamo compagni in diverse città e siamo anche in contatto con altri “esuli” dai partiti e collettivi, orientati verso la costruzione di una nuova e più sana unità sulla base di principi rivoluzionari.

Accanto alla ricostruzione delle forze comuniste, alcuni dei compiti che riteniamo prioritari in questo momento sono la riorganizzazione dei lavoratori di Amazon.com, il sostegno all’ondata di scioperi degli insegnanti della scuola pubblica, la costituzione di un movimento in solidarietà con le masse di rifugiati intrappolate al confime tra USA e Messico, porre le basi per un fronte unico contro il fascismo e il suprematismo bianco e, naturalmente, combattere senza tregua contro l’aggressione imperialista in Venezuela.

2. Com’è cambiata, con il passaggio di potere da Obama a Trump, la condizione della classe lavoratrice, delle donne, delle persone di origine africana o latina?

La classe lavoratrice degli Stati Uniti sta soffrendo nella sua totalità. Per molte persone, non c’è alcun reale miglioramento dal grande crollo del capitalismo e dalla crisi bancaria del 2007-2008. I posti di lavoro creati sono sottopagati, di breve durata. Si lavora nei depositi di Amazon.com o in centri commerciali come Wall Mart o guidando per Uber, etc. Per andare avanti la gente è costretta a indebitarsi. Alcuni studi hanno mostrato che la maggior parte dei lavoratori, anche quelli che hanno paghe relativamente alte, vivono nella totale precarietà e sono a rischio miseria . La crisi è iniziata con Bush ed è continuata ininterrottamente sia con Obama che con Trump.

La questione delle abitazioni è un buon esempio. Ormai non esiste più alcun luogo negli Stati Uniti in cui il salario minimo di un lavoratore consenta di prendere in affitto un appartamento e men che mai di comprarlo. In città come New York e San Francisco è anche peggio. I senzatetto stanno aumentando vertiginosamente. A Los Angeles, Philadelpha e altre città, si cominciano a vedere baraccopoli, come quelle che esistono da decenni nel sud del mondo. Una recente inchiesta del Los Angeles Times ha scoperto che migliaia di bambini che frequentano le scuole pubbliche vivono con le loro famiglie in garages o in ambienti angusti non adatti ad essere abitati.

La classe dominante degli Usa è esperta a livello mondiale nella tattica del dividi et impera, così i lavoratori che subiscono livelli aggiuntivi di sfruttamento sono quelli che soffrono di più: lavoratori neri, latini, indigeni, asiatici e arabi, donne, lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Ma il male è generalizzato. Milioni di lavotatori bianchi e maschi, che negli anni ’50 e ’60 avevano raccolto una porzione extra di briciole dal tavolo, adesso riconoscono che la loro situazione è peggiorata parecchio. Noi vediamo in ciò la speranza di una grande solidarietà di classe, per il futuro. Ma i fascisti cercano di sfruttare questa crescente miseria per i loro fini.

La maggior parte della gente, dai sindacati agli “esperti” della borghesia, concordano che il ciclo economico presto avrà un altro crollo. E’ pià facile che le cose peggiorino piuttosto che vadano bene.

3. Che differenze vedete nella strategia di politica internazionale tra Obama e Trump?

Obama rappresenta l’ala neoliberale della borghesia. La sua tattica era quella di ammantare ogni sua azione del linguaggio del compromesso e dell’umanitarismo, anche mentre promuoveva di stato condotto dai neo nazisti in Ucraina!

Trump, dall’altro lato, rappresenta la vecchia scuola dell’imperialismo nudo e crudo, che non si preoccupa delle apparenze. Questo modo di agire sta di nuovo aumentando la sua influenza, poiché è diventato più difficile mantenere i profitti alti e il dominio statunitense affronta nuove sfide sulla scena internazionale, di entità come i BRICS e i paesi dell’ALBA.

Si potrebbe pensare che è solo una differenza di stile, ma trova le sue radici nelle contraddizioni delle classi dominanti degli USA. I neoliberali, rappresentati dai democratici e parte dei repubblicani, da tempo vedono la Russia come loro obiettivo primario. Accerchiano la Russia e ne distruggono alleati e paesi vicini, come Siria e Ucraina, spezzettandole in parti che possono poi dominare.

Trump rappresenta gli interessi di quelle classi dominanti che vedono nella Cina il loro obiettivo prioritario. Per loro la Russia può attendere. Infatti nei primi giorni della sua amministrazione, sembrava che Trump stesse tentando di spingere Mosca in una alleanza anti-cinese. Fortunatamente il governo russo è troppo intellingente per commettere un errore del genere.

Infine è ovvio che, indipendentemente dal loro stile e dal paese che cercano di colpire per primi, entrambi sono nemici della classe operaia e dell’umanità progressista. I lavoratori negli Stati Uniti non hanno alcun interesse a combattere la guerra contro i popoli di nessun altro paese – la nostra battaglia è contro i padroni qui.

4. Come sono cambiate le relazioni fra USA e Russia con Trump?

Io non credo che siano cambiate molto. In termini pratici, l’espansione della NATO non si è fermata. Il dominio degli USA in Ucraina, la guerra in Donbass, non si sono fermati. Washington finalmente ha dovuto riconoscere di aver perso la guerra in Siria – ma dopo aver annunciato il ritito, il numero delle truppe in Siria è cresciuto.

Due recenti eventi dovrebbero aiutare a infrangere il mito di una “speciale relazione” tra Trump e Putin: il brutale attacco degli Usa all’alleato della Russia, il Venezuela Bolivariano, e il ritiro di Washington dal INF, il trattato di non proliferazione nucleare.

Trump è spesso presentato dai media come se prendesse decisioni indipendentemente da chiunque. Ma naturalmente non è vero. Lui è l’amministratore dello stato borghese e per ultimo deve rispondere alla classe capitalista come ogni altro presidente. Non è un Rockefeller, ma è solo un piccolo oligarca all’interno della classe dominante degli Usa.

Trump ha ottenuto molto consenso dalla sua classe, per aver concesso grandi agevolazioni fiscali ai super ricchi. Ma secondo l’opinione generale non ha fatto proprio un buon lavoro – non ha dato ascolto ai suoi consiglieri, accende troppo spesso fuochi che non sono necessari e ha dovuto fare molte volte marcia indietro su affermazioni oltraggiose.

5. Come considerate gli interventi in Libia, Siria, Ucraina e adesso l’intromissione pubblica negli affari interi del Venezuela Bolivariano fatta dal governo USA?

Come Lenin spiegò più di un secolo fa, l’imperialismo USA è destinato a espandersi o morire. Deve tentare di estorcere profitto da ogni angolo della terra. Adesso c’è una resistenza globale a quello che è stato chiamato il “mondo unipolare”. Washington è obbligato più che mai a intervenire qualora un paese provi a sottrarsi al suo controllo.

Il Venezuela e Cuba, sono stati una spina al fianco per l’imperialismo degli Stati Uniti, poiché rappresentano una sollevazione progressista di lavoratori e oppressi. Se una rivoluzione socialista, come quella di Cuba – o un movimento che mira al socialismo – come il processo bolivariano in Venezuela – hanno successo, si pongono come un “cattivo esempio ” per gli altri paesi dell’America Latina, che gli USA continuano a concepire come il proprio cortile.

Il Venezuela di Hugo Chavez è stato il primo paese a fare un passo avanti verso il socialismo, dopo il terribile arresto avvenuto a fine anni ’80 e inizi ’90. E’ questo ciò che i governi degli Stati Uniti non hanno mai perdonato al Venezuela.

6. Cosa pensa l’opinione pubblica statunitense delle “esportazioni democratiche” condotte dagli Stati Uniti e i suoi alleati?

Esisteono ancora gente che si lascia ingannare dalla propaganda degli “interventi umanitari”, ma io credo che ciò si verifichi molto meno che prima. La guerra in Iraq è stata un punto di svolta. Dopo aver visto le immagini delle torture ad Abu Graib, è diventato difficile difendere questo mito. Ma il razzismo e l’anti-comunismo sono fortemente sedimentate nella cultura statunitense, dal cinema sino alla scuola elementare. C’è spesso una reazione istintiva a sostegno dell’intervento degli Stati Uniti che svanisce rapidamente.

Il più grosso ostacolo che affrontiamo nel costruire un movimento antimperialista è lo stesso ostacolo che troviamo nel costruire un forte movimento dei lavoratori: le persone si sentono impotenti. Non sanno che le cose si possono cambiare con l’unità dell’azione. Appena emergerà un movimento in grado di dimostrare alle classi lavoratrici che è possibile passare al contrattacco, non si lasceranno sfuggire questa nuova occasione – come è avvenuto con i movimenti Occupy Wall Street e Black Lives Matter. Ma sostenere queste lotte richiede una leadership militante con una prospettiva rivoluzionaria. Questo è mancato, e questo è ciò per cui dobbiamo lavorare.

7. Qual è la tua opinione sul Venezuela e sull’Alba?

Come chiunque può vedere, ci sono stati dei contraccolpi negli ultimi anni. Quando il mercato petrolifero è crollato, ha danneggiato l’esperimento venezuelano e ha fornito agli imperialisti l’occasione di usare il sabotaggio economico per minare il governo bolivariano.

E’ facile criticare dai propri salotti e dire che sono andati troppo lentamente o che non hanno spinto verso una prospettiva rivoluzionaria, verso le espropriazione dei capitalisti, etc. Ma la realtà è che il Venezuela e i paesi Alba hanno davvero fatto rivivere la prospettiva socialista nell’emisfero occidentale e in gran parte del mondo, e gli dobbiamo molto per questo! Se non avessero fatto altro che aiutare la Cuba rivoluzionaria a sopravvivere ai giorni nostri, sarebbe comunque un risultato enorme. In questo momento abbiamo bisogno di fare tutto ciò che è in nostro potere per difendere le conquiste del processo bolivariano affiché abbia l’opportunità di continuare e svilupparsi ulteriormente in futuro.

Io credo che il più grande errore, condiviso sia dal governo del Venezuela che di Cuba, sia stato quello di spingere le FARC al disarmo in Colombia. Gli USA avrebbero avuto molte più difficoltà nel pensare ad un intervento militare in Venezuela oggi, se questa guerriglia fosse ancora armata e organizzata. Ma ci sarà tempo per trarre una lezione da queste esperienze. Questo è il momento di molitatarci per la lotta.

8. Negli ultimi anni l’America Latina, come l’Europa, è stata colpita da enormi flussi migratori al suo interno, che hanno provocato un forte sentimento xenofobo, strumentalizzato dalle destre per arrivare al potere. Quali cambiamenti sociali, economici e politici hanno provocato questi cambiamenti?

La tecnologia moderna e le forze produttive, create dal lavoro di milioni di operai in ogni paese, hanno superato di gran lunga le catene della proprietà privata. Il sistema capitalista mondiale sta esplodendo. Questo si esprime in molti modi, dalla delocalizzazione del lavoro in dozzine di paesi per la produzione di un singolo prodotto, alla diffusione di centinaia di basi militari statunitensi in ogni continente.

Potremmo individuare nella controrivoluzione in Unione Sovietica e Europa orientale, l’inizio dell’attuale crisi migratoria. Dopo che il socialismo fu distrutto, lavoratori qualificati e altamente istruiti, provenienti da questi paesi, dovettero trasferirsi in Occidente per trovare lavoro. Poi, quando venne a mancare l’argine costituito dal blocco sovietico, gli imperialisti occidentali iniziarono la loro “Guerra al Terrore”, che continua ancora oggi, uccidendo migliaia di migliaia di persone e distruggendo le infrastrutture e le economie dei paesi del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia.

In maniera simile, in America Latina le guerre economiche e militari per rovesciare i governi di sinistra hanno creato una tremenda crisi umanitaria. Dieci anni fa, nel 2009, questo processo ebbe inizio con il colpo di stato contro Manuel Zelaya in Honduras, pianificato dall’ex segretario di stato Hilary Clinton. Da allora il paese vive nel regno del terrore. Oggi circa l’80% dei rifugiati che arrivano attraverso il Messico nell’Esodo dell’America Centrale sono honduregni.

Combattere il razzismo e la xenofobia di Trump e dei suoi colleghi europei, è il più elementare dei doveri dei comunisti e degli antifascisti. La classe operaia è una classe internazionale e i migranti e rifugiati sono nostri compagni di lavoro, cacciati dalle loro case e privati dei mezzi di sostentamento dalle forme più selvagge dell’imperialismo. Se non possiamo lottare per il loro diritto a vivere, non raggiungeremo mai la nostra liberazione.

Ricordo sempre alla gente l’importante influenza che i lavoratori migranti hanno avuto sulla lotta di classe qui negli Stati Uniti. I lavoratori migranti dal Messico e dall’America Centrale hanno rivitalizzato le celebrazioni del Primo Maggio come festa dei lavoratori militanti negli Stati Uniti, dopo che per decenni erano state soppresse durante la guerra fredda. Questi lavoratori hanno portato avanti massicci scioperi chiedendo diritti fondamentali nel 2006-2007, spronando l’intero movimento operaio. Hanno portato qui le lezioni delle lotte militanti dalle loro terre e le hanno condivise con noi. Non riesco a pensare ad un regalo più grande per la classe lavoratrice degli Stati Uniti

9. Cosa c’è in gioco in America latina? Pensi che esista un asse o quanto meno una strategia comune fra Trump, Salvini e Bolsonaro?

La posta in America Latina è molto alta. Il movimento bolivariano è stato una enorme ispirazione e fonte di speranza per intere generazioni. La sua distruzione sarebbe un terribile arretramento per l’intero movimento mondiale e, naturalmente, un immane disastro per i lavoratori dell’America Latina.

L’unico modo che hanno l’imperialismo e le classi dominanti locali di poter sopprimere un movimento tanto profondo e radicato è imponendo il fascismo – esattamente come fecero in Cile nel 1973. Credo che la vittoria di Bolsonaro in Brasile voglia dire questo. E’ l’emblema di ciò che la controrivoluzione ha in serbo per il Venezuela e l’America Latina.

Naturalmente, niente potrà mai distruggere la volontà del popolo dell’America Latina di resistere. Ma dopo tutto ciò che essi hanno fatto per la lotta di libereazione mondiale, noi dobbiamo fare qualsiasi cosa sia possibile per aiutarli a preservare gli avanzamenti conquistati.

10. Come si stanno organizzando negli USA i comunisti e gli antimperialisti per sostenere il Venezuela bolivariano?

Noi stiamo organizzando e partecipando a proteste e azioni di solidarietà. Centinaia di eventi, grandi e piccoli, hanno già avuto luogo. Naturalmente la diaspora Latinoamericana ha avuto un ruolo trainante, ma tutte le forze della sinistra rivoluzionaria comprendono l’importanza dell’esistenza del Venezuela bolivariano e che questo è anche un attacco allesistenza di Cuba socialista.

La giornata nazionale di protesta per chiedere che gli Usa mettano giù le mani dal Venezuela è stata lanciata per sabato 23 febbraio. A fine marzo e per i primi di aprile, è previsto un summit NATO a Washington DC. Una grande protesta contro la guerra era già stata pianificata per il 30 marzo, ma adesso sarà il Venezuela il protagonista delle mobilitazioni anti NATO.

Inoltre stiamo lavorando per costruire alleanze con una prospettiva temporale più lunga per sostenere le lotte in Venezuela, Cuba e in tutta l’America Latina. Questo sarà il grande tema della nostra conferenza rivoluzionaria il 16 marzo. Abbiamo bisogno di pensare in grande, perché nonostante tutto il veleno tra Trump e i democratici, sono uniti nel voler distruggere il Venezuela Tutti i cosiddetti media liberali che rimproverano Trump, si sono uniti a lui per demonizzare il presidente Maduro. Per questo sono necessarie azioni forti per spezzare questo muro di menzogne.

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