Un milione di comunisti riuniti a Calcutta, in India. Alcune riflessioni

india kolkata comunistidi Vijay Prashad*

Articolo apparso su Counterpunch e ripreso da Solidarité internationale Pcf

Traduzione dal francese di Lorenzo Battisti (Dip. Esteri PCdI) per Marx21.it

Il titolo originale dell’articolo è “Le Brigate Rosse: riunione e riflessione dei comunisti indiani”. Qui Brigate rosse fa riferimento al luogo dove si è svolta la manifestazione di massa del Partito Comunista Indiano a Calcutta, chiamato “terreno di parata delle brigate” con riferimento alle marce militari che sono qui organizzate.

Circa un milione di comunisti e di simpatizzanti si sono riuniti al centro di Calcutta per una manifestazione di massa il 27 dicembre 2015. La manifestazione si è svolta in un luogo (un grande spazio verde al centro di Calcutta) a volte chiamato Maidan o “terreno delle brigate”, terreno di marcia. Delle bandiere rosse sono state sventolate da un angolo all’altro del Maidan. Due eventi distinti, ma collegati, hanno reso necessaria questa dimostrazione di forza. Il primo per importanza: le elezione all’Assemblea del Bengala Occidentale avranno luogo nel 2016. Il secondo è la riunione del Plenum organizzativo del Partito Comunista dell’India (Marxista), il primo incontro di questo tipo da 37 anni. Il Plenum durerà 4 giorni. Questo non solo preparerà il Pci-m alle sfide elettorali a breve termine, ma anche rifletterà sulle questioni politiche più di lungo termine. Il Pci-m è il più importante partito di sinistra in India. Lavora a stretto contatto con altri partiti di sinistra in alleanze elettorali e politiche.

Nel Bengala Occidentale

Il Fronte di Sinistra è stato al potere in Bengala per 34 anni, finché il partito populista, che pende a destra, Trinamool Congress (TMC) ha estromesso la sinistra nel 2011. Da allora, il TMC e il suo leader Mamata Banerjee hanno aperto le porte alla violenza contro la sinistra. L’assassinio dei suoi leader locali è andato di pari passo con la distruzione dei suoi locali. La stampa borghese ha alimentato la violenza con un linguaggio incendiario (“La sinistra continua a sanguinare” The Telegraph, 4 Novembre 2014). Il segretario del Pci-M del Bengala, Surjya Kanta Mishra, ha definito i quattro assi della repressione: è un attacco contro la democrazia e le istituzioni democratiche, un attacco contro i mezzi di sussistenza della popolazione, un attacco contro la laicità e un attacco alla sinistra. Alla manifestazione ha lanciato lo slogan: “cacciare Trinamool, salvare il Bengala”.

Qualche mese fa, il morale era basso tra i quadri della sinistra. Le aggressioni avevano prodotto i loro effetti. Per costruire la mobilitazione per la grande manifestazione (in vista delle elezioni), il Pci-M ha organizzato una campagna di massa con delle marce (“Jathas”) che partivano da ciascuno de 77’240 seggi di voto dello stato del Bengala. Dei gruppi di comunisti e di simpatizzanti, più o meno equipaggiati, hanno sfilato proprio dove fino a poco fa era vietato.

La violenza non si è fatta attendere. Dei militanti del TMC hanno bloccato una “jatha” mentre sfilava dentro la circoscrizione di Mishra a Narayangarh nel sud ovest del Bengala Occidentale. Le aggressioni a Mishra, che è anche leader dell’opposizione all’assemblea dello Stato del Bengala Occidentale, e su altri, non hanno impedito alla Jathas di continuare. Questo non è stato il solo attacco contro delle Jathas del Pci-M. Ogni volta che una Jathas è stata bloccata, i quadri del Pci-M hanno fatto sì che potesse tornare sul luogo dell’attacco e che la marcia potesse riprendere. Questo è diventato un simbolo di fiducia e di forza. Non c’è da stupirsi che un milione di persone si siano riunite sui campi di marcia il 27 Dicembre.

Le elezioni che ci saranno nello stato si presentano come una prova complessa.

Aritmeticamente, seguendo i risultati delle elezioni legislative nazionali del 2015, il TMC può perdere. Nonostante il lavorio per sostenerlo, il TMC non arriva che al 39% ed è quindi in minoranza. Il resto dei voti è diviso tra il Fronte della Sinistra (23%) e il BJP (17%) e il Partito del Congresso (10%). Mamata Banerjee ha avvertito il pericolo. É per questo che corteggia, volta dopo volta, il BJP e il Partito del Congresso. Se uno dei due si associa, allora è probabile che sia imbattibile. Ma le prossime elezioni non si vinceranno con la somma dei risultati delle passate elezioni.

In seguito agli scandali di corruzione che hanno toccato il governo del TMC e al degrado delle condizioni di vita, si è assistito a un disimpegno tra i sostenitori del TMC. Dove andranno? La sinistra dovrà battersi per riguadagnare la fiducia degli operai e dei contadini che sono andati verso il TMC dalla fine degli anni 2000. É il solo modo. Ma la sinistra sarà in grado di attirare un numero sufficiente di persone entro le elezioni di quest’anno?

L’aritmetica delle alleanze è una sirena che può rivelarsi fallace. Qualsiasi accordo con il BJP è impossibile. Questo partito è impegnato in una politica etno-nazionalista, economicamente neo liberale. Il Partito del Congresso è in teoria legato alla laicità, ma i problemi più importanti con  questo partito sono di ordine economico e politico. Una delle sfide del Fronte delle Sinistra è quella di chiedere agli elettori del Partito del Congresso di abbandonare il proprio partito in nome della democrazia. Ma questo appello a unirsi ai comunisti è tradotto dalla stampa come un appello all’alleanza elettorale con il Partito del Congresso. Il Partito del Congresso non è un alleato valido. E non è un alleato possibile. Nel 2016 la sinistra si presenterà anche alle elezioni per il Parlamento del Kerala dove il principale avversario è il Partito del Congresso. Sarà difficile per la sinistra lavorare con il Partito del Congresso in uno stato e di combatterlo in un altro.

Il tempo stringe per la sinistra per regolare questi problemi nel Bengala Occidentale. Una sinistra forte potrà emergere non solo nel Maidan ma anche nelle urne? Non è una questione teorica. La prova si giocherà nei villaggi e nei vicoli del Bengala Occidentale. Sarà necessaria una buona dose di coraggio ai militanti di sinistra per dare coraggio e fiducia si propri sostenitori. Come il segretario generale del Pci-M Sitaram Yechury ha detto recentemente, la sinistra non potrà vincere che se non “attraverso l’approfondimento dei legami tra il nostro partito e il nostro popolo, con dei comunisti immersi nel popolo come dei pesci nell’acqua”.

Il Plenum

Il Pci-M tiene ora la propria riunione per discutere della capacità della classe operaia e contadina di costituire organizzazioni proprie. I sindacati nelle fabbriche e nei campi sono in difficoltà davanti ai meccanismi creati dal capitale per spegnere le possibilità di organizzazione. Le loro unità di produzione sono sparpagliate nel mondo a una scala tale che gli operai sono costretti a farsi concorrenza tra loro a beneficio del capitale. La meccanizzazione della produzione spiazza i lavoratori riducendo milioni di persone ad accettare qualsiasi lavoro. Circa il 90% dei lavoratori indiani sono così impiegati nel settore informale.

Durante l’ultimo anno, il Pci-M ha studiato i cambiamenti delle condizioni socio-economiche in India e l’impatto delle politiche neo liberali sulle diverse classi. Dopo aver provato a comprendere queste evoluzioni, la direzione del Pci-M ha definito come organizzare meglio gli operai e i contadini. Come ha spiegato Prakash Karat del Pci-M, le nuove condizioni esigono l’adozione di “nuovi slogan, di nuove tattiche e di nuove forme di organizzazione del lavoro per sviluppare il movimento di classe e di massa”. Ecco quello che sarà al centro del dibattito del Plenum. Una parte importante della discussione verterà sulle forme da adottare per costruire l’unità dei lavoratori informali, degli abitanti delle bidonvilles, dei contadini nomadi senza terra: anche questi sono lavoratori, anzi, costituiscono la massa della classe operaia e contadina. Non esistono dei modelli chiavi in mano per indicare la strada, ma ci sono delle tracce da seguire, delle idee nuove, come di organizzare i lavoratori là dove abitano piuttosto che dove lavorano. Ma dovranno essere testate nelle lotte.

Il Pci-M conta da solo più di un milione di membri con la tessera del partito. Decine di milioni di persone appartengono alle organizzazioni di massa legate al Pci-M. I partiti con i quali è alleato – il Partito Comunista dell’India, il Partito socialista rivoluzionario, il blocco “Avanti”, il Partito Comunista Marxista Leninista “Liberazione”, il Suci (comunista) – aggiungono milioni di membri e di sostenitori. La sinistra indiana è sempre in fermento. Ma ha sofferto molto per le sconfitte elettorali (in particolare nel Bengala Occidentale) e per una lenta diminuzione dei suoi aderenti.

La sinistra non deve solo creare delle tattiche che tengano conto del presente, ma deve anche  avanzare rivendicazioni verso il futuro. Non è scontato per tutti che la sinistra rappresenti l’avvenire, che la sinistra prenda il potere e che, solo la sinistra, possa trovare delle soluzioni ai problemi pressanti dell’oggi. Non esiste più la credenza che il futuro appartenga alla sinistra. Deve essere ricercato, non solo attraverso le lotte del presente, ma attraverso un’affermazione solida e fiduciosa nel futuro. L’orizzonte della sinistra resta chiuso nelle lotte dell’oggi. Avrà bisogno di essere proiettata nel futuro per mettere da parte la visione predominante per cui l’avvenire appartiene alla destra. E’ quello che il marxista peruviano José Carlos Mariategui vedeva nella situazione del 1925.

“Quello che distingue più chiaramente e più evidentemente la borghesia e il proletariato in questa era, è il mito. La borghesia non ha più dei miti. È diventata incredula, scettica, nichilista. Il mito liberale resuscitato è esso stesso invecchiato. Il proletariato ha un mito: la rivoluzione sociale. Si dirige verso questo mito con una forza appassionata e attiva. La borghesia nega; il proletariato afferma. Gli intellettuali borghesi si occupano di una critica razionalista del metodo, della teoria, con la tecnica rivoluzionaria. Che malinteso! La forza dei rivoluzionari non è nella loro scienza; è nella loro fede, nella loro passione, nella loro volontà. È un potere religioso, mistico, spirituale. È la forza del mito”.

Esattamente quello che i comunisti devono invocare, il mito della rivoluzione. La rivoluzione è l’incantesimo fatto dal mago del mondo dei morti e che non può più controllare. Essa mostra la via e porta un’alternativa completa al presente. In mancanza di questo mito, restano le piccole meschinità di governare – i comunisti sono incorruttibili e degni, capaci di governare secondo i bisogni delle genti piuttosto che d’essere solamente un freno alla corruzione e a un sistema indegno. Gli orizzonti più larghi che erano in altri tempi il marchio della sinistra hanno bisogno di essere di nuovo ravvivati.

* https://en.wikipedia.org/wiki/Vijay_Prashad