Ricostruire il Partito Comunista e la situazione attuale

di Luca Servodio, direzione nazionale PdCI

falce martello tavoloUn Partito Comunista si costruisce su un continuo rinnovamento, come avvenuto in passato, che ha consentito ai comunisti di fornire un contributo decisivo alle lotte del proletariato in tutto il mondo.

Un partito che dia di nuovo un sostegno alla vera democrazia italiana, rafforzando i connotati sociali e politici avanzati e diventi fonderia di una coscienza democratica di massa, riportando al centro della vita politica i diritti del lavoro e i diritti sociali, una forza comunista con l’obiettivo di una profonda trasformazione della società meridionale, attraverso la sua rinascita e la lotta per la conquista del potere, non rinunciando alla lotta politica è il centro della nostra prassi politica.

Come ha scritto Giuliano Giuliani “costruire il comunismo può restare l’obiettivo di fondo, ma esistono, come si diceva una volta, alcune tappe intermedie”.

Per capire il presente è opportuno ripercorre il passato, ma soprattutto non perdere di vista la materialità delle realtà oggettiva.

In molti scritti Gramsci definisce il massimalismo, la concezione falsata e meccanica della scienza di Marx.

Altro aspetto attualissimo le masse devono venire a noi, perché la situazione reale le deve spingere verso la “rivoluzione”, analisi massimalista e completamente sbagliata.

Anche in questo caso Gramsci ritorna centrale: “Quando noi diciamo che tutti gli opportunisti amano nascondersi dietro alla “volontà delle masse” e che per i comunisti esiste soltanto la volontà del proletariato rivoluzionario, che coincide con gli interessi di tutti gli strati della popolazione lavoratrice, non affermiamo un “dogma”, ma scopriamo l’opportunismo dei capi massimalisti, i quali sotto la parvenza di assecondare la “volontà delle masse” sostituiscono a questa la loro volontà anti-rivoluzionaria, cioè la volontà della borghesia”. 

Occorreva, allora, fare l’analisi concreta della situazione reale, comprendere la complessità delle molteplici contraddizioni economiche, sociali e politiche del paese, sviluppare una lotta nel sindacato e per la conquista delle masse, partecipare attivamente alla lotta nelle competizioni elettorali e nel Parlamento, distinguere tra capitalismo finanziario e democrazia, destra e sinistra, individuare il nemico principale e isolarlo costruendo un’alleanza più ampia di classe.

Tale considerazione introduce un insegnamento di Lenin: “per vincere il nostro nemico di classe, dobbiamo sfruttare ogni incrinatura nel suo fronte e dobbiamo utilizzare ogni alleato possibile, sia pure incerto, oscillante e provvisorio”.

In sintesi da un lato difendere rigorosa l’autonomia ideologica, politica e organizzativa del Partito comunista come parte d’avanguardia della classe, e dall’altra quella della strategia d’isolamento del nemico principale attraverso un duttile sistema di alleanze parlamentare di tipo politico e sociale.

Nel 1926 Gramsci affermò: “Il fatto della scissione fu visto nel suo valore immediato e meccanico e noi commettemmo, in altro senso sia pure, lo stesso errore che era stato commesso da Serrati… Dovevamo cioè, come era indispensabile e storicamente necessario, separarci non solo dal riformismo, ma anche dal massimalismo che in realtà rappresentava e rappresenta l’opportunismo tipico italiano nel movimento operaio; ma dopo di ciò e pur continuando la lotta ideologica e organizzativa contro di essi, cercare di fare un’alleanza contro la reazione”.

Il Partito Comunista d’Italia non accolse la tattica suggerita da Lenin del “separati da Turati e alleati con Turati” che racchiudeva da una parte l’invito a costruire un partito di tipo nuovo, capace di elevare la coscienza rivoluzionaria del proletariato, dall’altra l’essere aperti a stabilire accordi e alleanze strategiche per facilitare l’azione e l’adesione al partito stesso.

Le sconfitte delle rivoluzioni nei paesi europei negli anni tra il 1918 e il 1922 furono causate proprio dal non aver seguito la tattica leninista e dall’aver invece preferito la formazione di partiti comunisti teorici, distaccati dalle masse, o partiti subordinati alle varie socialdemocrazie.

Rileggere significa comprendere azioni e tattica. La tattica dell’autoisolamento impostata sul giudizio di essere puri e casti è la strategia del fallimento.

Il tentativo di costruire l’unità della sinistra è stato vanificato dalla sinistra stessa. I referendum che potevano rappresentare l’inizio dell’unità della sinistra, capace di provare a incidere sulle politiche portate avanti dal centrosinistra dagli anni novanta è sfumata, impedendo un disegno e il tentativo di una prospettiva di una politica unitaria della sinistra a sinistra del PD.

Il progetto della lista arancione, dopo l’esperienza dell’arcobaleno, rimette in discussione l’autonomia e mina l’unità comunista. La costituzione di assemblaggi di gruppo dirigenti politici e sindacali, oltre a mettere a repentaglio l’autonomia dei singoli soggetti, determina anche l’esclusione di qualsiasi confronto, poiché si pone a priori nessun dialogo con le forze del centrosinistra.

La questione oggi in campo non riguarda dunque soltanto la composizione e l’agenda politica del presente, ma la possibilità stessa di tenere aperta la questione comunista nel nostro Paese.

Il Paese continua a subire conseguenze di quella miscela di populismo, autoritarismo e affarismo che costituisce l’essenza dei poteri forti. La battaglia per cacciare Monti e i poteri forti dalla guida del Paese non è ancora vinta. Sarebbe un errore ragionare come si trattasse di un dato acquisito. Rovesciare la situazione e modificare complessivamente i rapporti di forza sociali e politici avvengono solo con un avvio del confronto programmatico.

Nelle Tesi di Lione Gramsci si preoccupa in primo luogo di individuare le forze motrici della rivoluzione italiana, le classi sociali e gli spezzoni di classi sociali con i quali il proletariato industriale avrebbe potuto e dovuto allearsi per rovesciare lo stato di cose presente: un’analisi, questa delle forze sociali del cambiamento, che dovremmo tornare a fare con rinnovata attenzione (Alexander Höbel).

In questi mesi abbiamo più volto proposto di costruire, insieme a tutte le forze disponibili, dalla piattaforma della Fiom, un luogo di confronto permanente e aperto. Un’azione unitaria, quindi, orientata alla costruzione d’iniziativa e impegnata nell’elaborazione di una piattaforma programmatica comune, non chiusa, ma aperta per provare a controbilanciare gli orientamenti moderati della parte maggioritaria del centrosinistra e di contrastare la forza attrattiva che essa rischia di esercitare su componenti della stessa sinistra.

L’obiettivo rimane non chiudere la sinistra in mini recinto, alla luce del conflitto che è in atto in Italia e in Europa, come il segretario Oliviero Diliberto ha più volte affermato, poiché sarebbe un gravissimo errore.  

Note

“Massimalismo ed estremismo “ di Antonio Gramsci,  L’Unità, 2 luglio 1925
“La concezione gramsciana del Partito comunista” di Michele Martelli, sul nr.1/2000 de L’Ernesto, pp.40-41
“Cinque anni di vita del partito” di Antonio Gramsci “L’Unità”, 24 febbraio 1926
“Da Livorno 1921 a oggi. Una lezione sempre attuale”di Alexander Höbel, Marx 21.it, 21 gennaio 2012