Oltre confine

lettera di Luca Servodio | da pdciavellino.blogspot.it

prospettivepericomunisti bannerCari compagni e Care compagne,

la sconfitta della lista Rivoluzione Civile è stata travolgente. Durante la campagna elettorale tutti noi, avevamo avuto la sensazione, che il processo politico, collettivamente condiviso, riuscisse a superare la soglia di sbarramento del 4%.

Nei diversi livelli organizzativi del nostro Partito, non ultimo nel cuore pulsante del Partito, il Comitato Centrale Nazionale, si è sviluppa una discussione viva e reale.

Il filo conduttore comune, come ci siamo detti anche prima delle elezioni, rimane il rilancio del Partito e il fine ultimo che per noi è la costruzione di un’unica famiglia dei comunisti in Italia.


Se teniamo presente che la politica è l’arte di guidare gli uomini a occuparsi di ciò che li riguarda, penso che dobbiamo tener conto, tra l’altro, che non sempre le sconfitte avvengono solo per nostri errori o limiti, quindi non possiamo auto flagellarci.

Nel dato momento storico, penso che la scelta Rivoluzione Civile, in base anche i rapporti di forza, non potesse essere diversamente. I Comunisti ragionano e analizzano il contesto e le proprie scelte sono fatte in funzione dei rapporti di forza.

Il nostro progetto Rivoluzione Civile ha rappresentato una sfida vitale per la democrazia. Sapevamo che oltre a lottare contro i poteri forti (occulti e istituzionali), dovevamo sfidare il popolo Italiano sul piano culturale e antropologico.

Antropologicamente il Paese ha assunto una morfologia populista e degenerativa (non tutta la maggioranza, poiché non possiamo generalizzare) in diversi strati della popolazione. Il popolo italiano, con sfumature diverse ha scelto demagogia e falso, delegittimato la politica e generalizzando la forma partitica, definendoci “tutti uguali”.

Occorre, come stiamo facendo nei diversi livelli del nostro partito, una discussione viva e reale senza ragionare col il senno di poi, su quali sono stati i fattori interni ed esterni che hanno potuto pesare sulla sconfitta.

Il ragionamento sull’esperienza Rivoluzione Civile, non possiamo svilupparlo o cancellarlo con una semplificazione linguistica.

Ricordando un vecchio insegnamento del passato: il Comunismo rimane il fine ultimo per noi, ma esistono tappe intermedie.

Sulla sconfitta provo a dire la mia, su quali fattori hanno potuto condizionare l’esito elettorale. Penso che come fattore esterno abbia inciso principalmente la trattativa Stato-Mafia, attraverso un’operazione mediatica contro Ingroia, sia da destra che da sinistra e dalle istituzioni democratiche. Altro fattore è stato la Legge elettorale che ha condizionato e ha prodotto nell’elettorato la paura dell’ingovernabilità e il terrore delle proposte. Tale considerazione introduce un’altra analisi da sviluppare, sull’astensionismo (25%) che per ragione di tempo evito di affrontarla.

Infine come causa esterna, la sintetizzo così: la paura delle proposte. Per chi ha fatto campagna elettorale, sicuramente si è trovati a spiegare e far capire che la proposta della lista Rivoluzione Civile sull’evasione fiscale, non era un attacco contro i beni o il patrimonio degli onesti, ma il contrario.

Il sequestro preventivo era visto, come un atto di “pericolo” anche per chi viveva con il sudore del proprio lavoro. La proposta, invece, era rivolta per chi dichiarava una somma, ma conduceva una vita sopra le condizioni dichiarate. Chi non aveva nulla da nascondere e onesto non doveva avere nessuna paura, ma tale sentimento si è incuneato nel corpo di un elettorato che guardava con simpatia il nostro progetto politico, in prima istanza. Durante la campagna elettorale molte persone si sono soffermate su questo tema, lasciandomi inquieto per tali affermazioni.

Come limite interno è stato il tempo. Abbiamo forse atteso tanto prima di “buttarci” nella mischia e presentarci ai cittadini italiani. Tale ritardo forse non ci ha consentito, sia sotto la questione identitaria, che come candidature di essere maggiormente percepiti all’interno della società, quindi anche le nostre proposte.

Per un tratto della campagna elettorale, soprattutto per il Candidato alla Presidenza del Consiglio, Ingroia, avevamo prodotto entusiasmo e percezione di cambiamento. La paura delle proposte e l’attacco mediatico contro la lista (cancellazione dalle tv e quotidiani) e forse anche l’abbandono di pezzi di lista hanno determinato la sconfitta.

Come dicevo in precedenza col il senno di poi è semplice ragionare con lucidità. La nostra sfida è stata uno scontro fra “egemonie”, che significa senz’altro lotta politica, fra diversi progetti di sviluppo del Mezzogiorno e di governo del paese. Le sfide si possono vincere e perdere.

Tornando ai Comunisti Italiani il Paese e il mondo, ripropone un tema che noi chiamo socialismo, che la gente comune chiama felicità e dignità. La crisi materiale e morale della società richiede una rigorosa analisi critica delle esperienze passate e presenti della società complessa e l’individuazione di forme di organizzazione della nuova società.

Il problema non è soltanto quello della ricerca di nuove vie di accesso al modello, già noto di organizzazione sociale, invece, quello dell’invenzione di una gestione socializzata dell’esistenza, per costruire una soggettività umana nuova.

Si apre, quindi, un’altra analisi, quella rispetto al nostro gruppo sociale di riferimento cioè la classe operaia, se possiamo oggi cosi ancora codificarla. La sua arretratezza e la possibile creazione di una nuova visione del proletariato, che oggi non è quella del secolo scorso.

In sintesi la questione sindacale nel nostro Paese. Il sindacato a guida Camusso (CGIL), in questa campagna elettorale ci ha estromesso.

Allora solo un socialismo all’altezza dei problemi complessi della società e della civiltà, che sicuramente richiedere un percorso a lungo termine e non possiamo costruirlo in funzione delle alleanze e/o delle tornate elettorali, può formare un nuovo uomo.

Se teniamo presente che la concezione della storia è processo indirizzato al fine ultimo, e se lo scopo ultimo per noi è il comunismo, cari compagni e campagne, bisogna rilanciare la nostra azione e condurre il partito all’obiettivo finale.

Solo insieme possiamo condurre e produrre la vera vittoria contro la sfida vitale. Costruire, quindi, un Partito Comunista di massa e teoricamente adatto alla sfida, sul corso di quelle idee scritte nel nostro documento congressuale e continuare ad aprirci al mondo dei comunisti senza casa.

Il Partito è lo strumento e la forma storica del processo d’intima liberazione, il quale consente che da massa divieni capo e guida, da braccio divieni cervello e volontà.

Cari compagni e care compagne riprendiamoci il corso della storia, iniziando a rinnovare la tessera per l’anno 2013, organizzando feste di tesseramento, stare nelle lotte e nelle morfologie e nei vissuti dei territori con la nostra diversità di sempre.

È sempre utile ripetere l’importanza del tesseramento, a maggior ragione in una fase molto delicata del nostro Paese, che richiede una presenza più forte e organizzata dei comunisti.

Il Partito è pulsante, ma serve l’impegno degli uomini e delle donne per abbattere il vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia.

Saluti fraterni
Luca Servodio
Responsabile Organizzazione Pdci _ Federazione Irpina