Come uscire dalla UE e dalla NATO?

noue nonato graffitidi Francis ArzalierCollettivo Comunista Polex

Traduzione di Massimo Marcori per Marx21.it

Comunisti fedeli al proprio ideale d’uguaglianza tra gli uomini e tra i popoli, siamo convinti della nocività dell’Unione Europea fin dalla sua nascita, poiché essa rappresenta il volto dell’Europa del capitalismo transnazionale, che ha per scopo quello di realizzare a discapito dei lavoratori d’Europa e delle nazioni di questo continente gli obiettivi di questo capitalismo (destabilizzazione delle classi operaie grazie alle delocalizzazioni, anestesia delle lotte di classe con la xenofobia, distruzione delle conquiste sociali e politiche, ecc.).

Noi crediamo anche che questa UE non possa essere cambiata nel suo contrario, divenire “sociale”, “fattore di pace”, “di progresso sociale” e “rispettosa dei diritti democratici dei popoli” attraverso la sola volontà dei cittadini; la sua natura sovranazionale è al contrario, fin dalla sua creazione, quella del disprezzo delle scelte espresse dai cittadini: l’ha fatto in Grecia, dove il governo Tsipras si è piegato agli ordini della UE dimenticando i suoi impegni elettorali. Essa l’aveva fatto anche in Francia, in spregio del NO espresso dagli elettori sul progetto di Costituzione Europea. L’Unione europea è per natura destinata a calpestare le volontà delle nazioni che la compongono: è il ruolo dei trattati che la strutturano.

D’altra parte, il rapporto di forze politico in Europa vieta di sperare in una maggioranza anticapitalista al Parlamento europeo, poiché i partiti di estrema destra si rafforzano e quelli della “sinistra” socialdemocratica fanno parte da cinquanta anni dei “padri” della UE.

In queste condizioni, fissare “un’altra Europa” come obiettivo politico come ha fatto da decenni la direzione del PCF è un’illusione, un inganno politico. Occorre dire chiaramente che non vi sarà un maggiore progresso per il nostro popolo nel quadro dell’Unione europea, senza conquistare la sovranità economica e monetaria che non esiste con l’Euro, controllato dalla Banca Europea di Francoforte, senza ritrovare un’indipendenza militare e diplomatica che non esiste nella NATO, strumento dell’imperialismo occidentale.

In altri termini, il nostro obiettivo non può essere che quello di lottare fino all’uscita della nazione francese dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla NATO (e dall’Alleanza Atlantica suo corollario).

Ma non basta affermare la necessità di queste rotture, occorre anche considerare come farlo, evitando di cadere nella trappola nazionalista, che lascia credere che sarebbe sufficiente una FREXIT per assicurare prosperità e progresso sociale per il nostro popolo. Il complesso romanzo della BREXIT britannica ci deve illuminare: l’uscita dalla UE decisa a giusto titolo dagli elettori del Regno Unito non ha apportato alcun maggiore progresso ai salariati britannici perché essa è condotta sotto la direzione della borghesia thatcheriana di quel paese, o di politici laburisti, attaccati, tanto gli uni quanto gli altri, alle regole del capitalismo liberale.

Ogni rottura da parte del nostro paese dei legami con la UE e con l’Euro non potrà avvenire che grazie ad assidue lotte di classe per resistere alle pressioni internazionali e nell’ottica della rottura con il capitalismo e l’imperialismo. Le organizzazioni realmente comuniste, convinte della necessità di queste rotture, con la UE, l’Euro, la NATO e il capitalismo, possono prendere in considerazione differenti tattiche per giungere a ciò.

“Quattro uscite” per alcuni, denuncia dei trattati europei che formano l’ossatura di questa nefasta costruzione sovranazionale per gli altri: poco importano queste sfumature nei fatti. L’essenziale è di non aggrapparsi alle formule, affermare che queste necessarie rotture non saranno un lungo fiume tranquillo, che queste non potranno essere imposte agli altri ventisei governi della UE se non attraverso un livello di forte mobilitazione dei lavoratori francesi, che non può essere ridotto ad un semplice processo elettorale.

Alla vigilia di uno scrutinio europeo nel maggio 2019, di cui non neghiamo l’importanza, questo ci deve spronare a esaminare il lungo cammino da percorrere. Il ruolo del nostro collettivo non è quello di dare indicazioni di voto, ma di spiegare ai nostri concittadini, e soprattutto ai salariati che vivono del loro lavoro, l’irrimediabile nocività della UE e dei suoi trattati, dell’Euro, della NATO, e della necessità di una rottura con il capitalismo di cui queste strutture sono l’emanazione.

Essi sapranno pertanto fare la loro scelta tra i diversi candidati all’elezione del parlamento europeo a maggio.