Rottura e alternativa per sconfiggere l’UE del grande capitale

pcp simbolo 500pxSeminario del Partito Comunista Portoghese, in collaborazione con il GUE/NGL

da “Avante!”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

“Il Portogallo ha bisogno di un governo e di una politica che affronti senza esitazione i vincoli dell’UE e i suoi strumenti di usurpazione della sovranità”, ha dichiarato Jerónimo de Sousa al Seminario promosso dal PCP e dal GUE / NGL a Lisbona.


Nel corso dell’iniziativa svoltasi venerdì 16 novembre nella Casa dell’Alentejo, sul tema “Diritti, sovranità, cooperazione e pace – Un’Europa dei lavoratori e dei popoli”, sono intervenuti otto deputati al Parlamento europeo (PE) e dirigenti di partiti e forze comunisti e progressisti. João Ferreira, João Pimenta Lopes e Miguel Viegas hanno parlato a nome del Partito Comunista Portoghese, e a loro volta hanno parlato anche i rappresentanti di Akel di Cipro, Die Linke della Germania, del Partito Comunista Francese, di Izquierda Unida della Spagna e del Partito del Lavoro del Belgio.

Il segretario generale del PCP, Jerónimo de Sousa, ha chiuso il seminario al cui tavolo della presidenza era accompagnato, oltre che dagli altri oratori, da Angelo Alves e Armindo Miranda, entrambi della Commissione politica, e Inês Zuber, del Comitato centrale, a cui è spettato il compito di coordinare i lavori.

Non si può continuare così

Le decine di ospiti, tra cui alcuni rappresentanti di organizzazioni sociali e politiche, che hanno seguito la riunione dall’inizio alla fine, avranno più strumenti per organizzare la mobilitazione e per lottare per profondi cambiamenti nel rapporto tra lavoratori, popoli e stati in Europa. La cui necessità, è stato sottolineato, è sempre più evidente di fronte all’approfondimento della crisi nella e della UE, in cui emergono un percorso di integrazione capitalista con conseguenze disastrose, l’attuale tentativo di fuga in avanti e l’ascesa di forze fasciste o fascistizzanti.

Questi sono stati, infatti, i punti chiave affrontati durante il Seminario, a cominciare dall’intervento del rappresentante del PCP al Parlamento europeo e membro del Comitato centrale del PCP, João Ferreira, il quale ha ricordato che il termine dato dalla Commissione Europea al governo di uno Stato membro [Italia] per modificare il suo progetto di bilancio dello Stato”, ha evidenziato che” le procedure di interferenza sono ora sancite nella legislazione dell’UE attraverso meccanismi e strumenti concepiti per sottomettere e “condizionare l’azione degli Stati, le loro politiche e linee guida “ai dettami dell’UE. La tassazione neoliberista è determinata in “gran parte dall’euro e dall’Unione economica e monetaria” e funziona come “sostegno per le politiche di destra nella maggior parte dei paesi”, ha affermato il deputato europeo.

Poichè si continua ad associare le politiche e le linee guida dell’UE e i suoi meccanismi e strumenti a “crescenti disuguaglianze sociali e ingiustizie, all’aumento dello sfruttamento, agli attacchi alle funzioni sociali degli Stati, alla privatizzazione, all’aumento delle asimmetrie tra paesi, alla distruzione della capacità produttiva e dell’occupazione, specialmente nei paesi periferici “, João Ferreira ha osservato (in relazione alle pressioni sull’Italia, NdT) che questo” atto senza precedenti di interferenza e attacco alla sovranità di uno Stato … riflette la natura e l’evoluzione della stessa UE”.

Un’autentica rottura

In questo contesto, è sempre più evidente che “qualsiasi alternativa e politica sovrana che gli Stati intendano seguire, specialmente se fondata sugli obiettivi di giustizia e progresso sociale, soprattutto quando si cerca di rispondere alle giuste aspirazioni di lavoratori e popoli, deve confrontarsi con interferenze, pressioni, ricatti e persino la possibilità di sanzioni da parte dell’UE “.

Ora “questa realtà in numerosi paesi si traduce in una dinamica e un sentimento di oppressione nazionale che è, ed è stato, sempre associato a una forma di oppressione di classe”. Ed è in questo brodo di coltura che le forze reazionarie e di estrema destra trovano terreno fertile per manipolare “giusti sentimenti di indignazione e persino rivolta”, strumentalizzando “il malcontento popolare e la rivolta non per ottenere la liberazione dall’oppressione di classe, ma la sua perpetuazione e accentuazione”.

“L’UE, con le sue politiche e l’estrema destra che sembra esserne contraria, sono così come due teste della stessa idra”, ha avvertito Ferreira.

“Un’altra Europa dei lavoratori e dei popoli è possibile e necessaria”, ha sottolineato, il che presuppone “il processo di rottura con l’UE e la costruzione di nuove forme di cooperazione”, “inseparabili dalla lotta dei popoli in ogni paese che miri a un progressivo cambiamento del rapporto ancora sfavorevole delle forze “, ha concluso.

Costruire l’alternativa

Prendendo la parola immediatamente dopo João Ferreira, Jerónimo de Sousa ha anche rilevato la “situazione di grande instabilità e insicurezza e sempre più insostenibile” che “i lavoratori e le popolazioni del continente europeo si trovano ad affrontare”, aggiungendo che “viviamo uno dei periodi più delicati, complessi e pericolosi che ci ricordano alcune delle pagine più buie della storia.”

“La realtà in molti paesi europei, e anche in Portogallo, dimostra che la natura di classe e le politiche dell’UE si scontrano apertamente con i diritti e le aspirazioni dei lavoratori e dei popoli, al servizio dell’obiettivo della concentrazione monopolistica su scala europea e dell’affermazione dell’UE come blocco politico, economico e militare imperialista “.

Tuttavia, alla luce di questo “quadro di persistenza di tutti i problemi, che riguardano in particolare paesi come il Portogallo, l’UE ha rilanciato l’idea della propria rifondazione e della riforma di alcuni dei suoi strumenti”, ha continuato il Segretario Generale del Partito, per il quale “più UE significa più crisi, più disuguaglianze, più asimmetrie, più militarizzazione e campo aperto per la crescita dell’estrema destra e del fascismo”.

Inevitabilità e fatalità non sono, tuttavia, le parole che i comunisti adottano. Pertanto, denunciando in dettaglio i vari deficit strutturali e le vulnerabilità che vanno aggravandosi nel nostro paese a seguito di decenni di “integrazione europea al servizio del capitale transnazionale”, Jerónimo de Sousa ha insistito sul fatto che “il Portogallo ha bisogno di un governo e di una politica che affronti senza esitazione, i condizionamenti dell’UE e i suoi strumenti di usurpazione della sovranità “.

Evidenziando alcuni delle sue peculiari caratteristiche, il Segretario Generale del PCP ha successivamente affermato che il Portogallo ha bisogno di una politica che presuppone il “recupero della sovranità monetaria con la liberazione del paese dalla subordinazione all’euro”; “la promozione della produzione nazionale e la sua diversificazione, avendo come obiettivi centrali la piena occupazione, la sostituzione delle importazioni, il sostegno alle micro, piccole e medie imprese”; la fornitura di “mezzi per la reindustrializzazione del paese” e per “più agricoltura” e “più pesca”.

Il Portogallo ha bisogno, ha aggiunto, ‘di rafforzare l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo nella produzione’ e ‘una politica che contrapponga alle ricette del capitalismo dominante il recupero statale del controllo politico e democratico del processo di sviluppo, con l’obiettivo di affermare la sovranità , basato sul settore pubblico statale con un ruolo produttivo in aree strategiche “.

“Il Portogallo ha bisogno di una politica di valorizzazione del lavoro e dei lavoratori”, di rafforzare i “diritti sociali” e di garantire “un sistema di sicurezza sociale pubblico e universale”. “È urgente superare i gravi problemi che affliggono i servizi pubblici con una politica sociale volta all’uguaglianza, alla dignità e al benessere dei portoghesi, in grado di garantire i loro diritti alla salute, all’istruzione, alla protezione sociale, all’alloggio, cultura, trasporti “, una politica di” protezione dell’ambiente e pianificazione territoriale e promozione di uno sviluppo regionale efficace “e” che assicuri l’effettiva subordinazione del potere economico al potere politico, la lotta contro la corruzione e la sua punizione, la lotta contro il crimine economico e il traffico di influenze”.

“Il PCP comprende che la costruzione di un’alternativa patriottica e di sinistra in Portogallo rappresenta il contributo migliore e più efficace per costruire un’Europa dei lavoratori e dei popoli, per garantire progresso sociale, giustizia, solidarietà, pace e cooperazione tra Stati sovrani, uguali nei diritti “, ha ribadito.

La truffa di un progetto che non è neutro

Che il progetto dell’UE non sia neutro, ma al contrario, risponda agli interessi della grande borghesia, è stato osservato in diversi interventi del Seminario. Ma è toccato ai deputati del PCP al Parlamento Europeo João Pimenta Lopes e Miguel Viegas, di dimostrarlo ampoamente, entrando nello specifico.

Infatti, quattro decenni di controrivoluzione e tre decenni di ingresso nella CEE / UE “hanno approfondito i rapporti di sfruttamento, insicurezza del lavoro e disuguaglianze sociali”, “con un particolare aggravamento durante il periodo di intervento della troika”. Ciò è dimostrato anche da alcuni indicatori citati da João Pimenta Lopes sul Portogallo – dalla distribuzione del reddito al rischio di povertà ed esclusione sociale, dalla disoccupazione alla qualità del lavoro.

Ma alla presa in giro sulla coesione sociale, se ne aggiungono altre. Il deputato al Parlamento europeo ha indicato, a tale proposito, una serie di strumenti “promossi dalla Commissione europea” che porteranno ad un aumento della “precarietà del lavoro” o che materializzano l ‘”attacco alla sicurezza sociale, pubblica e universale”.

“L’aumento dello sfruttamento dell’UE, che sta prendendo forma nel contesto del colonialismo e del dominio economico delle grandi potenze, è accompagnato da politiche sempre più securitarie”, ad esempio “la criminale risposta alla migrazione “.

Per quanto riguarda le presunte minacce interne ed esterne, ha detto João Pimenta Lopes, “si approfondisce la strategia e la politica militaristica, sottomessa agli interessi e alla strategia della NATO, e si gettano le basi per la costituzione di un esercito europeo”.

A denunciare le menzogne di un progetto che non è mai stato neutrale, è stato anche il deputato del PCP al Parlamento Europeo Miguel Viegas. In particolare, egli ha sottolineato che “l’evoluzione dell’economia portoghese nel decennio successivo al nostro ingresso nell’allora CEE e, soprattutto, dopo la creazione del mercato unico nel 1993 è stata sempre presentata come positiva e in linea con l’UE. Ma questa convergenza era puramente illusoria”.

L’introduzione dell’euro, e prima ancora, i fondi europei “sono serviti a realizzare opere faraoniche che hanno consentito una più facile penetrazione del capitale straniero in Portogallo, in particolare nel settore terziario”, per finanziare “lo smantellamento dell’apparato produttivo” in agricoltura , pesca e industria “e, con l’accompagnamento di processi di liberalizzazione in diverse aree, per obbligare il Portogallo a privatizzare settori strategici pubblici “.

L’eletto comunista al Parlamento di Strasburgo ha anche svelato i risultati raggiunti da strumenti come l’Unione bancaria, la creazione di una sorta di FMI europeo o la cosiddetta “sostenibilità di bilancio”, il cui scopo, lontano dalla solidarietà e dalla convergenza, è quello di promuovere la concentrazione e l’accentramento del capitale finanziario e di imporre maggiori vincoli ai paesi soggiogati.

Contributi interessanti

Cinque deputati e dirigenti dei partiti comunisti e delle forze progressiste europee sono intervenuti nel seminario promosso dal PCP e dal gruppo della Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica nel PE. Contributi che, oltre ad essere interessanti testimonianze di esperienze e resoconti delle loro specifiche realtà, hanno avuto un filo comune nell’affrontare alcune delle questioni sollevate dalla natura, dall’evoluzione e dalla situazione in Europa.

Per Sabine Losing di Die Linke, la crescente offensiva contro la democrazia nell’UE è visibile nel consolidamento e nella crescente scommessa su una propria potenza militare. Subordinata, ovviamente, ai “grandi Stati membri”, come ha dichiarato testualmente un consigliere del governo tedesco.

Ma ciò è anche visibile in altri aspetti, ha osservato Geert Haverbeke del Partito del Lavoro del Belgio, per il quale l’autoritarismo, unito alle “disastrose conseguenze” dell’UE come “potente strumento contro i lavoratori”, sta rafforzando “estrema destra e xenofobia”.

“Invece di un’aspra competizione tra i popoli”, la “solidarietà” deve prevalere in Europa, un motivo per il resto, che per il PTB dovrebbe sollevare “un forte movimento operaio europeo contro il potere del grande capitale”.

Se, come ha affermato Christos Tomasos (AKEL di Cipro), “l’integrazione europea di oggi non ha nulla a che vedere con i proclami stessi dell’UE e, cosa ancora più importante, con le aspirazioni e le esigenze dei popoli degli Stati membri”, e l’anticomunismo e l’attacco a libertà e diritti, incluso il diritto alla pace, compattano l’UE e l’estrema destra, “solo la sinistra può essere il bastione della resistenza all’ascesa del fascismo”.

“Le forze e i partiti politici qui rappresentati condividono l’essenza della diagnosi e delle cause della crisi europea”, ha detto Lydia Samarbakhsh del Partito Comunista Francese. Per questo, la questione urgente è la necessità di “avanzare più energicamente la richiesta di rompere con l’attuale quadro neoliberista” a favore della lotta per il progresso, ha affermato.

Lotta per un’altra Europa che Sira Rego, della Sinistra Unita della Spagna, ha sostenuto avere tra gli altri assi sostanziali, quello che contempla la “capacità di decisione da parte dei popoli” e politiche concrete che difendano “le famiglie dei lavoratori”, il diritto al lavoro con diritti, i servizi pubblici, la battaglia contro le asimmetrie e le discriminazioni e promuovano una produzione che soddisfi i bisogni preservando l’equilibrio ambientale e le risorse naturali.