“Non tacciamo le contraddizioni esistenti che possono diventare insormontabili”

desousa primopianoIntervista a Jeronimo de Sousa, Segretario Generale del Partito Comunista Portoghese

da lepcf.fr

Traduzione dal francese di Lorenzo Battisti per Marx21.it

Jerónimo de Sousa, segretario generale del PCP dal 2004, parla in questa intervista dei progressi compiuti in questa legislatura, ma afferma anche che sono insufficienti.

Almeno fino al 2020, Jerónimo de Sousa è il volto del PCP. Allora ci sarà un Congresso che cambierà o meno la direzione del partito. Jeronimo non vuole lasciare che gli altri decidano se continuare o lasciare. Preferisce prendere la decisione da solo, ascoltando coloro che lo circondano. In questo momento, tutto ciò che si sente in strada è “Continua”.


A PÚBLICO e a Renascença, il Segretario Generale del PCP parla di Centeno, di Rio, della linea che separa destra e sinistra, dell’eutanasia e, naturalmente, della lotta dei lavoratori. E avverte: “Non tacciamo le contraddizioni che esistono” e “non potete avere ragione con Dio e con il diavolo allo stesso tempo”.

Una priorità del PCP sembra essere la riforma delle leggi sul lavoro. In particolare, cosa vuole e propone il PCP?

Se mi consente un’introduzione, in questa nuova fase della vita politica nazionale, apprezziamo molto che siano stati compiuti passi significativi, in particolare in termini di reddito e diritti dei lavoratori. Questi passi hanno il merito di sconfiggere la tesi che ci sarebbe più competitività e sviluppo economico con una politica di bassi salari e pochi diritti. Ma allo stesso tempo non possiamo dimenticare la natura insufficiente e limitata di questi progressi.

Quello che abbiamo visto in questi due anni è stato un grande recupero dei salari nella pubblica amministrazione. Ma di recente, dirigenti del PS hanno già detto che non è possibile continuare ad aumentare gli stipendi. Il PCP lo accetta?

Preferisco notare e mettere in guardia su quanto segue: stiamo parlando di lavoratori che non hanno ricevuto alcun aumento di stipendio per otto o nove anni. Ecco di cosa si tratta. Difendiamo l’aumento generale dei salari, sia privati che pubblici, quindi pensiamo che questa questione della rivalutazione dei salari, in particolare con l’evoluzione del salario minimo nazionale, è una condizione fondamentale. Stiamo parlando di una misura indiscutibile.

Oltre alla questione salariale, cos’altro chiede il PCP in merito ai diritti del lavoro?

Uno dei problemi chiave è risolvere la deregolamentazione dell’orario di lavoro. Alcuni conflitti di lavoro hanno a che fare con una chiara intenzione, in particolare delle multinazionali, di deregolamentazione degli orari, o non riconoscendo i due giorni di riposo settimanale, o con metodi come la cosiddetta banca delle ore, o attraverso il tempo di gruppo. Non si tiene conto della vita personale e familiare dei lavoratori. Questa è una questione molto importante e siamo impegnati su questa materia.

Quali altre proposte presenta il PCP?

Esiste tutta una serie di proposte che vanno dalla salute e dall’igiene sul posto di lavoro al problema della lotta alla precarietà, che è una piaga tremenda. Prendiamo atto dell’aumento dell’occupazione in Portogallo. È un dato di fatto. Ma dobbiamo guardare la qualità del lavoro. Due terzi dei giovani entrano in maniera precaria nel mercato del lavoro. Per ogni lavoro a tempo indeterminato, un contratto di lavoro effettivo. Rispetto della stagionalità e di problemi eccezionali.

Avete trovato qualche ricettività da parte del PS?

Le loro dichiarazioni pubbliche non ne fanno menzione. Ovviamente, nell’ambito delle relazioni esistenti con il PS, noi le contestiamo, perché la questione dei diritti dei lavoratori è sempre stata una zona di separazione tra destra e sinistra. Coloro che si dichiarano di sinistra devono assumersi questa responsabilità a favore della parte più debole.

Questi progressi hanno contribuito all’idea che ci sia una pace sociale, meno scioperi, i sindacati sembrano più addomesticati. Si tratta forse di un segnale del fatto che il PCP è stato in grado di influenzare la governance? Oppure il lieve aumento della contestazione della CGTP dimostra che tale influenza non è più sufficiente?

Nessuno lo crede, non ci può essere alcun lavoratore che creda che in termini di legislazione del lavoro, basti un’iniziativa legislativa all’Assemblea della Repubblica per risolvere le cose. E’ la storia del movimento operaio che dice che il sindacato non dà diritti, si conquistano.

Ecco perché il PCP ora ha dei manifesti, uno dei quali è proprio davanti alla sede centrale del PS a Largo do Rato, che dice “. Più lotta, più forza al PCP “?

E’ stato involontario, è un problema geografico… Preferiamo dire direttamente al PS [quello che dobbiamo dire] invece che farlo per posta. Diamo grande importanza alla lotta, soprattutto alla lotta di protesta. I diritti sono stati guadagnati e non regalati. Ogni volta che c’è stato un intervento e una lotta operaia, ci sono stati progressi significativi. Questa azione, questa lotta è essenziale. Oggi abbiamo una politica che riteniamo dipenda dagli interessi di quello che consideriamo il grande capitale monopolistica.

Possiamo aspettarci più lotte da parte del PCP o della CGTP?

Non si decretano. Solo perché il Comitato Centrale decide che ci devono essere più lotte, non vuol dire che ci saranno più lotte. Ciò che il PCP fa è attirare l’attenzione, mobilitare le coscienze e le energie per rispondere a problemi concreti.

In che misura vi saranno maggiori lotte ed attività da parte del PCP in vista del 2019?

Avremo innanzi tutto la battaglia elettorale per le elezioni del Parlamento europeo seguita dalle elezioni legislative, ma ciò che stiamo facendo ora è rispettare l’impegno che abbiamo assunto, non con il PS – è un errore – il nostro impegno fondamentale non è con il PS, ma con i lavoratori e le persone. E non è mai stato un risultato elettorale che ci ha condizionato o portato a un cambiamento fondamentale nell’impegno che abbiamo con i lavoratori e la gente, o che ci avrebbe portato a calmare, chiudere o limitare la nostra azione. In questo processo, nonostante la confusione, il PCP ha sempre assunto una posizione indipendente, votando a favore di ciò che consideriamo positivo, votando contro ciò che consideriamo negativo. Così è stato in questi due anni.

A questo proposito, sembra che il risultato del PCP nelle legislature sia indifferente.

Non lo stiamo dicendo, ovviamente. Quello che sto dicendo è che non ci condiziona. Ma, naturalmente, ci battiamo per un’azione, un intervento e una rappresentanza più forti del PCP nelle istituzioni, compreso il Parlamento, sulla base di questa idea:”esaminare i progressi e fare un confronto con il programma del PS, o il programma del governo del PS, e constatare che molti di questi progressi nelle pensioni, lo sblocco delle carriere, le questioni relative alla patrimoniale e alla politica fiscale non sono presenti”. Questi sono dovuti principalmente alla persistenza, all’azione e al contributo della PCP. C’è, cioè, un progresso che il solo PS non avrebbe mai compiuto e che faremo perché avevamo questa posizione chiara. Per questo motivo, per i lavoratori e il popolo portoghese, è molto importante conferire maggiore forza al PCP.

E’ quindi un saldo positivo quello di questi due anni e mezzo…

C’è un bilancio positivo rispetto ai progressi. Ma noi non ci cancelliamo, né restiamo in silenzio sulle contraddizioni che attualmente esistono e che un giorno diventeranno insormontabili.

E possono diventare insormontabili prima del 2019?

Abbiamo un governo del PS solo, il governo al potere, non determiniamo le opzioni e la governance del PS, ma attiriamo l’ attenzione. Ora abbiamo una politica che riteniamo dipenda dagli interessi di quello che consideriamo il grande capitale monopolistico, abbiamo problemi fondamentali a causa delle privatizzazioni, in relazione al PT/Altice…

Dal momento che ha già detto che questo accordo non si ripeterà, le circostanze non saranno mai più le stesse, che tipo di accordo di sinistra si può raggiungere in futuro?

Non è riproducibile per ragioni oggettive, data la posizione comune [firmata nel 2015], ma non perderemo occasione per compiere progressi che si tradurranno nel benessere dei lavoratori e delle persone. Nel quadro della nostra indipendenza e autonomia, di fronte a una situazione concreta, siamo in grado di trovare una soluzione concreta. In altre parole, possiamo stare qui a realizzare disegni e scenari che sarebbero perlomeno affrettati. Nel 2015 c’è stata una situazione concreta e abbiamo risposto. Ce ne sarà un’altra, ovviamente in funzione del rapporto delle forze create all’Assemblea della Repubblica.

Prima di allora, avremo un altro bilancio statale. Alcuni affermano che sarà il più facile di questa legislatura. Quali sono gli obiettivi prioritari del PCP?

Una delle prime e piccole cose sembra essere l’esecuzione di quanto approvato nel bilancio dello Stato per il 2018. Vi sono ancora ambiti e problemi da risolvere per il 2016 e il 2017. Il salario minimo sarà una questione inevitabile. Non è sufficiente parlare di 600 euro, la vita è cambiata. Non voglio anticipare un importo fisso, ma sarà certamente superiore a 600 euro. Un altro problema sono le lunghe carriere contributive. Il governo e lo stesso Primo Ministro hanno compiuto un primo passo, ma hanno fatto in modo che venissero prese altre misure per coloro che hanno 40 anni di versamenti. Riteniamo che il governo sia in errore. Siamo a Gennaio, l’annuncio è stato fatto in Dicembre, è Gennaio e non c’è alcuna misura tangibile. Riteniamo sia una profonda giustizia che coloro che hanno lavorato per tutta la vita non debbano essere penalizzati nelle loro riforme e pensioni, vale a dire con il fattore di sostenibilità…

È stato realizzato dall’attuale ministro in un altra legislatura

E’ bene ricordarsene. E’ stato in realtà, un governo PS che ha incluso questa misura profondamente ingiusta. Si può dire che in seguito il PSD e il CDS l’hanno aggravata, ma a ognuno ciò che gli appartiene.

L’intervista in portoghese