ML per «Solidarité internationale PCF – vivelepcf»
Le elezioni legislative che si sono svolte domenica 22 ottobre 2017, hanno segnato la vittoria dei partiti populisti di destra. La partecipazione al voto, in leggero progresso, ha raggiunto il 60,8%.
I partiti tradizionali di governo escono decimati. I socialdemocratici (CSSD) del primo ministri uscente, Bohuslav Sobotka, crollano, passando dal 20,5% al 7,3%. Il partito cristiano democratico scende dal 6,8% al 5,8%.
Il grande vincitore della consultazione è il partito populista ANO (“SI”), euroscettico ma contrario all’uscita dall’UE. Si piazza in testa con il 29,6% dei voti (+ 10% rispetto al 2013). Ha beneficiato della sua partecipazione, pur come partner critico, al governo uscente. Il suo presidente, Andrej Babis, con un profilo “trumpiano” – un miliardario che intende gestire il paese come un’impresa – avrà l’incarico di costituire il prossimo governo.
Anche altri partiti di destra e di estrema destra avanzano. Il partito ODS, liberale di centro-destra, ottiene l’11,2% (+3,5%) con un programma di tagli delle imposte per i ricchi e le imprese. Il nuovo partito di estrema destra, apertamente anti-immigrati, razzista e nazionalista, il SPD, raggiunge il 10,6% dei voti nella sua prima partecipazione ad elezioni legislative.
Il partito populista “Pirati”, difficile da classificare, se non per qualche somiglianza con il Movimento 5 Stelle italiano, arriva terzo con il 10,8% (+ 8,1%).
Invece, il partito filo-UE TOP09 crolla dal 12% al 5,3%, in competizione con un nuovo partito ugualmente “liberal-europeo”, STAN, che registra il 5,2%.
Il malcontento, un voto che sanziona le politiche anti-sociali, il rifiuto popolare dell’UE si sono tradotti, nella Repubblica Ceca come in Germania, in un risultato a vantaggio delle forze di destra ed estrema destra, demagogiche, populiste, persino razziste.
La situazione è ancora più preoccupante nella Repubblica Ceca, dal momento che qui esiste un forte partito comunista, il KSCM, Partito Comunista di Boemia-Moravia, che gode di un consenso operaio storico. Il KSCM è il solo partito erede dei partiti comunisti dell’est europeo ad avere rifiutato di cambiare il nome e di rinnegare la sua storia dopo il 1989/1991.
In queste elezioni, anche il KSCM subisce una caduta, scendendo dal 14,91% dei voti ricevuti nel 2013 al 7,76%. Questa battuta d’arresto, il risultato peggiore della sua storia, solleva domande. Le prospettive politiche del riavvicinamento alla socialdemocrazia, l’accettazione crescente dell’UE (il KSCM è membro osservatore del “Partito della Sinistra Europea”), i tentativi di “trasformazioni” interne non hanno forse contribuito ad indebolire il Partito comunista, a fargli perdere di efficacia come forza di protesta, di resistenza, che presenta un’alternativa radicale?
Porre la domanda è un po’ rispondere.
La direzione del KSCM intende continuare sulla stessa strada? Le prime reazioni dopo lo scacco storico sembrerebbero dimostrare che il rischio esiste. Staremo a vedere.