I comunisti svedesi, la difesa nazionale e la lotta contro la NATO

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Traduzione dal francese di Marx21.it

Articolo pubblicato in Proletären, organo del Partito Comunista Svedese (Kommunistiska Partiet).

Il ministro della guerra Peter Hultqvist e il governo stanno ripristinando il servizio militare obbligatorio, ora per i due sessi. Una decisione che può sembrare positiva, ma se si gratta sotto la superficie del nuovo servizio militare, ci si accorge subito che non è poi così obbligatorio. Esso riguarderà 13.000 individui sui 100.000 della classe di età dei richiamati, di cui 4.000 verranno selezionati per la formazione militare di base.

Sarà ancora sull’ “interesse, la motivazione e la volontà” che si baserà il reclutamento per il servizio militare, secondo il ministro della guerra Hultqvist. Non si tratta quindi in alcun modo della creazione di una difesa popolare.

Tale decisione è presa in un contesto in cui l’esercito non è riuscito a reclutare un numero sufficiente di volontari per le unità militari che sono rimaste dopo lo smantellamento, iniziato negli anni 1990, della difesa svedese e delle sue unità di riservisti. Lo smantellamento si inseriva nel riorientamento della politica estera della Svezia, sempre più collegata agli Stati Uniti e che si stava avvicinando, passo dopo passo, all’alleanza di guerra rappresentata dalla NATO. Invece di una difesa destinata a prevenire un’invasione, eravamo di fronte a quella che si chiama, in gergo militare, intervento preventivo.

E’ in sé positivo che così pochi svedesi vogliano diventare carne da cannone per la guerra imperialista in Afghanistan, che è stato l’obiettivo primo della creazione di un esercito professionale. Ora che il mirino dell’imperialismo si dirige verso la Russia e la propaganda di guerra dipinge Putin come una minaccia per la Svezia, le autorità devono darsi da fare nella logica dell’attivismo bellico.

Poco importa la ragione: è una buona cosa che il servizio militare obbligatorio sia reintrodotto. Ciò apre la discussione sul tipo di difesa che noi dobbiamo avere e sul modo di organizzarlo. Il servizio militare obbligatorio, anche se su scala ridotta, è sempre preferibile a un esercito di mercenari, il cui obiettivo è la guerra per le materie prime e l’occupazione di altri paesi, sotto la bandiera della NATO.

Il Partito Comunista Svedese (Kommunistiska Partiet) ha richiesto, dal momento della soppressione del servizio militare, il suo ristabilimento, ritenendo che un esercito composto essenzialmente da “mercenari”, legato strettamente a poteri stranieri, rappresenta una grande pericolo per la democrazia. E’ proprio il caso dopo che le leggi, che erano state adottate dopo l’assassinio da parte dell’esercito dei lavoratori in sciopero ad Ådalen nel 1931 e che proibivano l’uso dell’esercito contro la stessa nostra popolazione, sono state abrogate.

Inoltre, il popolo in armi, il servizio militare obbligatorio rappresentano il solo mezzo di cui un piccolo paese dispone per difendere la sua indipendenza nazionale, ciò che la storia ha dimostrato molte volte. Quindi è soprattutto dal punto di vista democratico che dobbiamo considerare la questione del servizio militare obbligatorio.

Un esercito costituito da soldati di leva è più difficile da mobilitare in caso di conflitto politico interno rispetto a un esercito professionale. I soldati di leva sono meno inclini a sparare sulle proprie famiglie, sui loro colleghi di lavoro e i loro vicini. Il servizio militare obbligatorio democratizza l’esercito e lo rende meno pericoloso per le forze progressiste che si oppongono sia alla classe al potere che alle forze imperialiste mondiali.

E’ per questo motivo che il Partito Comunista è favorevole al servizio militare obbligatorio sia per gli uomini che per le donne. Noi siamo per la difesa popolare e per la difesa in cui tutti i cittadini adulti acquisiscono le conoscenze necessarie per difendere il paese in caso di guerra. E’ la migliore alternativa di protezione contro un nemico, sia sul territorio svedese che fuori dai confini del nostro paese.

Una tale difesa non andrebbe incontro a costi più cari di quelli che comportano le forze di intervento attuali, in cui l’industria della guerra, con Bofors e Saab in testa, ha un interesse diretto a che i miliardi continuino a essere distribuiti per progetti  come Jas [1]. Per non parlare delle spese consacrate per la manutenzione delle forze militari svedesi schierate all’estero.

E’ una buona cosa se a così pochi giovani uomini e donne sia stato autorizzato il reclutamento  nell’esercito professionale, il cui obiettivo era quello di sostenere la guerra e l’occupazione da parte della NATO dell’Afghanistan. Questa guerra è stata devastante e si è dimostrata talmente fallimentare che persino l’investigatore del governo, Tone Tingsgård, ha dovuto ammetterlo, anche se con un linguaggio burocratico e prudente. Il costo del dispiegamento dei soldati di occupazione svedesi, fino a questo momento, è stato stimato tra i 18 e i 27 miliardi di corone [2].

La povertà in Afghanistan è sempre la stessa e, come in tutti gli paesi in cui sono intervenuti gli Stati Uniti, il caos persiste. Le forze della NATO conducono una guerra di posizione, incessante, contro i talebani e i signori della guerra. Territori sono conquistati, persi e ripresi con la popolazione civile afghana quale grande perdente. Più di 2,5 milioni di afghani sono dovuti fuggire. L’insicurezza per donne e bambini si è accresciuta e il commercio delle droghe ha raggiunto nuovi record secondo l’ONU.

La guerra in Afghanistan è un fallimento anche sotto il profilo degli obiettivi degli Stati Uniti per il controllo delle materie prime della regione. Il caos e la guerra si sono rivelati nocivi  per gli affari.

La ministra degli affari esteri, Margot Wallström, pratica la politica dello struzzo e sostiene che noi dovremmo essere fieri delle azioni che i soldati svedesi conducono per conto dell’imperialismo USA.

Il relatore Tingsgård sottolinea un punto che ritiene importante per il futuro: che la forza di occupazione svedese è riuscita a dimostrare la sua volontà di cooperazione con la NATO e gli Stati Uniti. La politica di avvicinamento alla NATO resta all’ordine del giorno.

Si parla molto della situazione della sicurezza che cambia, ma la minaccia contro la pace non viene da Putin e dalla Russia, ma dalla NATO che si dimostra sempre più aggressiva. E’ un percorso pericoloso su cui si è avviato il governo svedese avvicinandosi progressivamente a questa organizzazione di guerra.

Il prossimo settembre, la NATO attuerà “manovre militari in paese ospitante” in Svezia. E’ la conseguenza diretta del voto dell’Assemblea che ha approvato gli accordi che fanno della Svezia un “paese che ospita la NATO” [3]. Si tratterà della più grande esercitazione militare in Svezia negli ultimi 20 anni. Sono invitate forze della NATO di diversi paesi.

L’esercitazione è puntata verso la Russia e porta il nome di “Aurora17”. Non può essere considerata  altrimenti che una provocazione. Lo stato maggiore vuole fare di questa esercitazione una dimostrazione di propaganda per ottenere più mezzi per l’esercito. In quanto al governo, cerca di legittimare l’avvicinamento alla NATO. Spetta agli oppositori della NATO fare in modo che l’operazione di propaganda prevista si trasformi in un’occasione di lotta contro la NATO.

E’ prevista una grande manifestazione contro la NATO, il 16 settembre a Göteborg. Molte organizzazioni si sono riunite per concordare le loro parole d’ordine: “Fuori la NATO dalla Svezia”, “Abrogazione degli accordi che fanno della Svezia un paese che ospita la NATO”, “Niente armi nucleari sul territorio svedese”. Vi si svolgerà anche la corsa annuale per la pace.

In altre parole, sarà un week-end all’insegna della pace e tutti gli antimperialisti e gli amici della pace saranno i benvenuti per manifestare contro la NATO. Tutti a Göteborg il prossimo 16 settembre!

[1] Aereo caccia svedese

[2] 1 euro = 9,5 corone svedesi

[3] Trattato che autorizza la NATO a servirsi del territorio svedese in alcuni casi per depositare materiale, stabilire delle basi, per le esercitazioni. Anche non in periodi di guerra.